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25/11/2025 ore 06.30
Ambiente

Crisi idrica, la provincia reggina finisce in “severità elevata”. Il report dell’Autorità di Bacino fotografa la fragilità della Calabria

Disservizi continui nel Reggino, invasi in calo e perdite oltre il 50%: la crisi idrica non è più un fenomeno isolato, ma un problema strutturale che riguarda l’intera regione

di Aldea Bellantonio

La crisi idrica non riguarda più solo alcuni quartieri di Reggio Calabria, né può essere letta come un insieme di episodi locali. L’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Meridionale, nel report del 19 novembre 2025, ha inserito la provincia di Reggio Calabria – insieme a quella di Crotone – tra i territori in “severità idrica elevata”, il livello massimo previsto per il comparto potabile. Una classificazione che supera la cronaca e fa scattare un allarme regionale: la Calabria, complessivamente, viene infatti descritta come un’area ad alta vulnerabilità idrica.

La severità elevata del Reggino non sorprende chi vive sul territorio. Negli ultimi giorni si sono susseguiti interventi e interruzioni in diversi comuni e quartieri: dalla chiusura dei serbatoi di Santa Caterina e Archi agli stop a Modena, San Sperato e, più a nord, nelle aree di Catona e Gallico; fino a Mosorrofa, dove da mesi l’acqua arriva per poche ore al giorno. Situazioni diverse, ma tutte riconducibili a un unico problema: la difficoltà dell’intero sistema di reggere anche il minimo stress.

Il report, però, allarga lo sguardo oltre i singoli comuni e analizza lo stato della risorsa a livello distrettuale. Per la Calabria segnala la forte criticità dell’invaso dell’Ampollino, che all’11 novembre 2025 contiene 3,56 milioni di metri cubi d’acqua, con un deficit di oltre 11 milioni rispetto al 2024. Un calo che riguarda soprattutto l’area centro-settentrionale, ma che contribuisce a definire il livello di severità regionale e la fragilità di uno schema idrico che serve più territori.

Lo schema idrico del Menta, che alimenta parte del Reggino, non viene citato nel documento, ma questo non rende meno chiara la diagnosi dell’Autorità: la Calabria nel suo complesso vive una situazione di pressione crescente sulla risorsa. E il problema principale non è solo la quantità d’acqua disponibile, ma la capacità delle reti di distribuirla.

Secondo l’Istat, infatti, la Calabria disperde quasi il 50% dell’acqua immessa in rete.
In molte aree del Reggino la dispersione supera il 57%.
Più della metà della risorsa si perde lungo il tragitto.

È questo il dato che lega la fragilità della provincia reggina alla fragilità dell’intera regione. Perché se a monte la disponibilità cala – come mostrano gli invasi – e a valle si disperde più della metà dell’acqua, il sistema non può reggere. E infatti, nel comunicato, l’Autorità usa parole chiare: la crisi è «aggravata dalle criticità delle reti comunali» e da «perdite elevate» che rendono inefficiente l’utilizzo della risorsa.

Il punto è che tutto questo avviene in pieno novembre, non in estate. Storicamente, la stagione autunnale garantiva stabilità alle forniture idriche: oggi non più. Significa che non siamo davanti a un’emergenza temporanea o stagionale, ma a un problema strutturale che attraversa la Calabria e che nel Reggino emerge con maggiore evidenza.

La provincia reggina diventa così uno dei territori-sentinella della crisi idrica del Sud: un’area dove la disponibilità della risorsa, la dispersione, l’età delle infrastrutture e i continui disservizi si sommano e mostrano ciò che sta accadendo anche altrove. L’Autorità sta lavorando a un report dettagliato sulla crisi 2024–2025, ma i dati diffusi finora bastano a tracciare una linea chiara: in Calabria il problema non è soltanto quanta acqua c’è, ma quanta ne arriva davvero alle case e alle attività.

E finché le perdite resteranno così alte, ogni comune – grande o piccolo – e ogni quartiere della provincia reggina continuerà a confrontarsi con lo stesso nodo: una rete che non regge più e una crisi che, ormai, non ha più stagioni.