Litorale ionico di Reggio, un paradiso perduto sospeso tra bellezza e abbandono - FOTO
Agavi e fichi d’India, oleandri bianchi e rosa, laddove una volta si stagliava il candore profumato dei gelsomini. Al di là, una sabbia bianca capace di restare inesplorata e incontaminata, dove l’uomo ne ha rispetto, ma anche una spiaggia sfregiata da fogne a cielo aperto, manufatti abusivi e incompiute. Sullo sfondo, immutato e azzurro, il re indiscusso di questa antichissima corte, il Mar Ionio.
È lui a scorrere velocemente davanti agli occhi, come scorrono le pagine di un libro che, nonostante lo si conosca, sorprendono sempre. Nel bene e nel male.
Luci e ombre
Così, dal finestrino di un treno il ritorno a casa dalle ribalte delle spiagge Bandiere Blu di Roccella Ionica verso lo Stretto, diventa un viaggio dentro un paesaggio brullo e selvaggio che attende la nuova estate, con il fascino e i flagelli di sempre. Luminose e spoglie si susseguono le spiagge, rivelando anche le verità più oscure dei tratti degradati da fogne e abusivismo.
Via, via attraverso la vita di grandi e piccoli centri da Bovalino fino a Brancaleone, da Locri fino a Melito Porto Salvo e a Reggio, passando per Gioiosa, Siderno, Ardone, Bianco, Africo Nuovo, Ferruzzano, Palizzi, Bova Marina, Condofuri, Marina di San Lorenzo, Saline Joniche e Motta San Giovanni.
Un lungo tratto sul quale si eleva anche il faro più a sud del Sud, a Capo Spartivento. Così, mentre si passa sui ponticelli, sopra torrenti e fiumare popolate dai canneti, l’area di mare si mischia al fischio di un treno di passaggio, al profumo dei bergamotti e alle voci che provengono dalle case al di qua e al di là della strada statale 106. Una strada della morte incastonata in questo paradiso perduto.
Il fascino amaro delle contraddizioni
Una delle tante contraddizioni (tutt’altro che inesorabili e naturali) di questo luogo dell’anima in cui la bellezza, a tratti degradata da discariche abusive e da cemento selvaggio, sa trionfare sulla sabbia baciata dal sole e bagnata dallo Ionio che si specchia sui Calanchi. Trionfa su ampie distese “abbandonate” ma non all’azione incivile dell’uomo ma alla loro natura di luogo nudo, spoglio ma essenziale, e per questo unico e prezioso.
Come la linea di un pittore traccia sapientemente i contorni di una figura, così il mare e la spiaggia disegnano il litorale, spingendo lo sguardo oltre quanto l’occhio sia in grado di vedere. Ma il mare, non senza i suoi misteri, non fluisce solo verso terra.
Esso si perde nell’orizzonte, confondendo colori e suggestioni. Si gode una delle ultime domeniche questo litorale pieno di fascino e di contraddizioni. Se la gode prima dell’assalto dei bagnanti che, nonostante tutto, pur facendo a meno troppo spesso di ogni servizio, lo sceglieranno comunque. Non vorranno e non potranno fare a meno di riconoscerne la bellezza, anche sotto e dietro le brutture, e di volerne ancora essere parte.