Lo Stretto chiama, Ecolandia risponde: torna al centro il progetto del Parco Nazionale
Un pomeriggio di confronto intenso, ricco di proposte e visioni, si è svolto presso la Sala Spinelli del Parco Ecolandia, con la sua vista mozzafiato sullo Stretto di Messina. L’occasione è stata offerta dall’incontro seminariale promosso dalla Rete del Territorio dello Stretto Sostenibile, che ha rimesso al centro del dibattito la proposta di istituzione del Parco Nazionale dello Stretto, della Costa Viola e di Ganzirri e il rilancio della candidatura dello Stretto di Messina a Patrimonio Mondiale dell’Umanità UNESCO.
Un’opera d’arte naturale da tutelare
«Lo Stretto non è solo un luogo geografico – ha affermato con forza Gerardo Pontecorvo, promotore della proposta – è una delle più grandi opere d’arte naturale esistenti al mondo. Ed è nostro dovere difenderlo con tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione, a partire dalla creazione di un parco nazionale che ne tuteli il valore ecopaesaggistico, storico e culturale».
L’idea di parco, ha spiegato Pontecorvo, nasce da una consapevolezza: i meccanismi di tutela esistenti non bastano più. È necessario rafforzare i regimi di protezione esistenti e integrarli in un disegno organico, che unisca le due sponde dello Stretto in una visione comune. La proposta non si limita alla conservazione: include anche una prospettiva di valorizzazione intelligente e sostenibile, capace di generare lavoro stabile, radicato nei territori e rispettoso delle caratteristiche identitarie dei luoghi.
Tra sviluppo e consapevolezza
Un messaggio forte è stato lanciato anche sul tema dello sviluppo: «Noi immaginiamo un futuro diverso per il nostro territorio – ha dichiarato ancora Pontecorvo – che non dipenda da grandi opere temporanee come il ponte, ma da attività che generano valore duraturo: escursionismo ambientale, restauro post-incendi, recupero delle aree fragili, agricoltura ecologica, turismo culturale e naturalistico».
In questo senso, il parco non è un sogno astratto ma una proposta concreta, fondata su leggi esistenti e strumenti già in parte attivi, come i piani paesaggistici regionali o le norme europee in materia di conservazione. È un’opportunità per trasformare criticità croniche – come il dissesto idrogeologico, l’abbandono delle aree rurali, l’abusivismo edilizio – in percorsi di rigenerazione territoriale e comunitaria.
Il ponte e la politica: due visioni a confronto
Non è mancato un passaggio, inevitabile, sul progetto del Ponte sullo Stretto. «Il ponte – ha commentato Pontecorvo – è una scelta politica che rischia di stravolgere il paesaggio, fondamento stesso dell’identità dello Stretto e presupposto essenziale per qualsiasi candidatura UNESCO. Noi crediamo in un’alternativa: se il ponte sarà costruito, sarà la politica a dover decidere come conciliarlo con la tutela. Ma oggi la nostra responsabilità è un’altra: rafforzare nelle coscienze dei cittadini e delle istituzioni la visione di un territorio che si sviluppa tutelando se stesso, e non sacrificandosi».
La rete si consolida: verso la nascita ufficiale della COPATSS
L’incontro di Ecolandia si inserisce in un percorso ben più ampio. Da mesi, infatti, decine di realtà tra Calabria e Sicilia stanno lavorando alla costituzione formale di una rete condivisa, che prenderà ufficialmente corpo il prossimo 15 aprile presso l’Università Mediterranea di Reggio Calabria (Palazzo Sarlo). Sarà quella la data della nascita ufficiale della Rete delle Comunità di Patrimonio del Territorio dello Stretto Sostenibile (COPATSS).
La rete – ispirata al concetto europeo di “Comunità di Patrimonio” – riunisce oltre sessanta soggetti attivi nei più diversi ambiti della tutela ambientale, sociale e culturale: escursionismo, agricoltura ecologica, energie rinnovabili, educazione ambientale, accoglienza sostenibile, recupero dei borghi, valorizzazione dei beni archeologici e storico-artistici, eco-gastronomia, comunità energetiche e tanto altro.
Ogni realtà aderente si impegna a intrecciare il proprio lavoro con quello degli altri, costruendo una visione comune e integrata del territorio: un laboratorio sociale e paesaggistico dal basso, che risponde ai fallimenti dei modelli di sviluppo imposti in passato con una narrazione nuova, più credibile, più concreta.
Il rilancio della candidatura UNESCO
Durante l’incontro è stato rilanciato anche l’iter per l’inserimento dello Stretto nella Lista dei Beni Patrimonio dell’Umanità UNESCO, già avviato negli anni scorsi grazie all’impegno degli studiosi Osvaldo Pieroni ed Elena De Luca, entrambi ricordati con commozione. A riportare in auge la proposta è stato Angelo Raso, insieme ad altri attivisti della rete:
«Lo Stretto – hanno ribadito – ha tutte le caratteristiche per essere riconosciuto patrimonio dell’umanità. Ma serve una volontà politica chiara e un sostegno diffuso da parte della società civile». I risultati e le riflessioni emerse a Ecolandia saranno portati all’assemblea costituente del 15 aprile, a cui saranno invitati cittadini, enti locali, istituzioni accademiche e culturali.
Una bioregione metropolitana e un’opzione di futuro
Lo Stretto, insomma, non è solo un confine o un punto di passaggio: è una bioregione metropolitana con caratteristiche uniche, che può diventare un modello di transizione ecologica e di autosostenibilità sociale, come si legge nei documenti della Rete. Una risposta credibile – e necessaria – alle sfide poste dalla crisi climatica, dalla perdita di biodiversità, dal dissesto idrogeologico e dallo spopolamento delle aree interne.
L’assemblea di Ecolandia non ha fatto altro che confermare una crescente presa di coscienza collettiva: lo sviluppo vero non può che partire dalla valorizzazione dei patrimoni esistenti – ambientali, culturali, paesaggistici – e dal riconoscimento della responsabilità condivisa nel custodirli. Lo Stretto è ancora in tempo per scegliere un’altra via. E questa volta, le basi sembrano esserci tutte.