Coronavirus a Reggio, Praticò: «Nelle carceri attivate misure alternative ai colloqui»
«Ciò che si è verificato nelle ultime 24 ore in alcune carceri italiane ha del surreale se non fosse per le gravi conseguenze che si stanno verificando, a danno degli operatori penitenziari, delle strutture carcerarie ma soprattutto dei detenuti stessi. Ad una rivolta penitenziaria cosi dilagante non si assisteva da molti decenni nel nostro Paese».
Ad intervenire è Paolo Praticò Garante Metropolitano dei detenuti.
«L’annunciata – ed in alcuni casi, già attuata – sospensione dei colloqui con i familiari dei detenuti a causa dell’emergenza sanitaria dovuta al COVID-19 ha inasprito ancor di più gli animi dei detenuti che, nella condizione di privazione in cui si trovano, ridurre ulteriormente la possibilità di vedere i propri cari diventa davvero asfissiante.
Come Ufficio del Garante Metropolitano Rc per i diritti dei detenuti, condanniamo fermamente ogni forma di violenza, ritenuta un inconcludente strumento di risoluzione dei problemi.
Ciò nonostante, chiediamo a gran voce ai Direttori delle Carceri del circondario provinciale di Reggio Calabria di attuare al più presto le misure alternative alla sospensione dei colloqui con l’attivazione delle videochiamate Skype, che ai fini del richiamo dell’apparato normativo di riferimento, sono equiparati ai colloqui nonché l’intensificazione delle telefonate, a fronte delle quattro/sei previste in condizioni normali.
Chiediamo, inoltre, un atto di gentilezza agli operatori che ogni giorni condividono emozioni, rabbie, sorrisi con i detenuti spiegando loro la situazione sanitaria, che seppur non semplice, si sta cercando di arginare ( in Calabria i casi di contagio risultano molto contenuti), – e quindi di tranquillizzarli sulle condizioni di salute dei propri cari.
Probabilmente se siffatti provvedimenti fossero stati adottati in tempi celeri, le rivolte non si sarebbero verificate ma recriminare adesso non giova a nessuno.
Ciò che adesso conta è che si attuino immediatamente le misure alternative ai colloqui, al fine di evitare inutili e pericolose proteste che potrebbero avere risvolti non troppo lievi e nel contempo non comprimere ulteriormente i diritti dei detenuti, in un momento ed in luogo non così felice».