Sezioni
07/06/2020 ore 20.09
Archivio

Mozione "No armi in Yemen", Patto Civico: «A che punto siamo?»

Il laboratorio politico cittadino: «Avvalersi di istituti bancari che non finanzino gli armamenti»
di Redazione

Nel marzo 2019,il Laboratorio politico Patto Civico ha promosso in città, un incontro sul tema “Economia Disarmata” con il giornalista Carlo Cefaloni, direttore di Cittanuova ed il sindaco di Assisi, Stefania Proietti. Quindi, d’intesa con altre realtà cittadine, ha proposto al Comune di adottare la mozione “No armi in Yemen” che, dopo la presentazione in Commissione Città Metropolitana e decentramento, è stata approvata con apposita delibera nel successivo mese di maggio.

L’intento della mozione era ed è quello di sensibilizzare il Parlamento ed il Governo al fine di ridurre sempre più l’esportazione delle armi prodotte in Italia, con particolare attenzione ai Paesi in guerra, nonché di incentivare la riconversione delle fabbriche di armi. In occasione della recente pandemia in vari Paesi si è assistito ad una riconversione di impianti dedicati alla produzione di armi in favore di dispositivi medici, ventilatori ed altro. Si può fare anche in Italia. Ed oggi il tema delle spese in armamenti (a partire dalla costruzione degli F35) – dietro il quale si celano enormi interessi privati – è sempre più attuale: sarebbe auspicabile, se non doveroso, ridurne gli investimenti in favore della sanità pubblica, nel tempo sempre più penalizzata.

Intanto, una delle iniziative più concrete e rilevanti per non sostenere il traffico d’armi, è avvalersi di istituti bancari che non finanzino gli armamenti, optando per quelli che sostengono progetti alternativi. Dovrebbero farlo non solo i privati, ma anche gli enti pubblici, a partire dall’affidamento dei loro servizi di tesoreria. Per guardare oltre il proprio contesto cittadino. Anche questo è previsto dalla mozione approvata lo scorso anno dal Comune di Reggio Calabria.