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30/06/2023 ore 18.45
Cronaca

A Reggio l’assemblea nazionale delle associazioni antiracket Fai, Colosimo: «Chi denuncia è anche emblema del lavoro onesto» - VIDEO

La presidente della commissione parlamentare antimafia in riva allo Stretto presso la sede in un’azienda il cui titolare che si è ribellato e adesso vive sotto scorta
di Anna Foti

«Ho deciso di denunciare e adesso vivo sotto scorta. Solo con lo Stato si può combattere la ‘ndrangheta. Io sono la testimonianza vivente, dopo i due attentati in sequenza che ho subito, che lo Stato resta accanto e che giorno dopo giorno mi aiuta a rinnovare la mia scelta. Agli imprenditori consiglio di denunciare perché solo con la trasparenza e la legalità di torna ad essere sereni».

È questa la testimonianza convinta resa da Herbert Nunzio Catalano, imprenditore e segretario dell’associazione antiracket Fai di Reggio Calabria. È stata scelta la sua azienda, Tecnoappalti Italia, per l’assemblea nazionale delle associazioni antiracket aderenti alla Fai. Essa incarna la resistenza degli imprenditori sani alla prevaricazione che la ‘ndrangheta esercita con le estorsioni e le intimidazioni.

«Un modo nuovo di sensibilizzare tutti gli imprenditori, quello di portare lo Stato dentro le imprese», ha sottolineato ancora Herbert Catalano.

In riva allo Stretto, dunque, a un anno dalla nascita della pioniera articolazione della Fai a Reggio Calabria, istituzioni nazionali e locali si sono riunite per affiancare simbolicamente tutti gli imprenditori oggi in prima linea. Una prima uscita di grande valenza simbolica per la neo presidente della commissione parlamentare Antimafia, Chiara Colosimo.

Gli imprenditori sono la speranza

«Ho avuto modo di ascoltare e di conoscere alcuni imprenditori calabresi – ha dichiarato la neo presidente Chiara Colosimo – e mi sento di dire che loro sono la vera speranza. Una speranza che deve essere contagiosa e che deve valorizzare non solo la capacità della denuncia ma anche quella del lavoro pulito in questa terra. Solo così essa potrà mostrarsi per quella che davvero è, una terra stupenda in cui la mafia può essere sconfitta. Dire non al racket equivale a dire non alla mafia.

È importante ascoltare ma è importante anche la presenza. Dunque non solo le audizioni ma anche le missioni come questa, attraverso le quali lo Stato è ancora più vicino dove più c’è bisogno e che non resterà l’unica. Per me è un onere e un onore poter rappresentare tutti quelli che combattono la criminalità organizzata. In particolare oggi, giornata in cui si celebrano i 60 anni dalla strage di Ciaculli, credo sia importante sottolineare la necessità per la commissione parlamentare antimafia di stare in posti come questo. Dentro le aziende, dentro le imprese, dove il coraggio vince la paura e le imprese agiscono prima delle istituzioni», ha sottolineato ancora Chiara Colosimo, neo presidente della commissione parlamentare Antimafia.

La tutela del lavoro e dell’economia

«L’affermazione della legalità è lenta ma procede sempre e comunque. Le persone hanno bisogno di non sentirsi sole e di sentire le istituzioni vicine. Dunque appuntamenti come quello odierno, in cui anche la massima espressione della commissione parlamentare antimafia è presente, sono importanti. Essi attestano una grande attenzione ai temi della tutela del lavoro e degli operatori delle imprese che alla ‘ndrangheta si sono ribellati». Lo ha evidenziato Giovanni Bombardieri, procuratore capo della Repubblica a Reggio Calabria.

«Si tratta di un patto in cui la fiducia tra imprenditori e Stato deve essere reciproca. Una sfida dalla quale dipende non solo la sicurezza degli imprenditori ma anche la sicurezza del nostro tessuto produttivo e della nostra economia», ha evidenziato il prefetto di Reggio Calabria Massimo Mariani.

Un percorso lento e ancora di avanguardia

Un’esperienza che a Reggio e in Calabria è arrivata solo l’anno scorso che procede lentamente e che per questo è ancora più necessaria.

«È un percorso in crescita però lenta. Molti imprenditori si avvicinano alle nostre associazioni ma il numero ancora è esiguo. Ancora siamo un’avanguardia. Ci vuole tempo affinché maturi l’idea di questa possibilità, dell’opportunità di costruire una relazione efficace con le forze dell’ordine e l’autorità giudiziaria e di stringere con l’associazione e la federazione un’alleanza per contrastare il senso di solitudine e quindi anche la paura». Lo ha spiegato Tano Grasso, presidente onorario della federazione delle associazioni antiracket e antiusura italiane Fai.

«Siamo contenti del percorso avviato un anno fa. Abbiamo accompagnato due imprenditori alla denuncia. Proseguiamo lungo un cammino che ha i suoi tempi. Non importa che i numeri siano bassi. Conta che due imprenditori abbiano denunciato». Lo ha messo in evidenza Francesco Siclari, presidente dell’associazione Antiracket Fai Reggio Calabria.

«Siamo vittime che aiutano altre vittime. La rete è il nostro punto di forza della federazione. Dunque siamo qui per continuare a testimoniare che nessuno resterà da solo dopo la denuncia». Lo ha dichiarato Luigi Ferrucci, presidente nazionale della Fai, imprenditore con un trascorso di ribellione a Castel Volturno.

Il coraggio e la credibilità

Gli imprenditori con il coraggio e lo Stato con la presenza credibile: ecco i punti di forza di questa lotta comune.

«Questo governo, nella finanziaria che è riuscito ad approvare in tempi veloci, ha previsto un aumento di 1 milione di euro di risorse per affiancare coloro che si oppongono e denunciano. Sono, però anche necessarie una rivoluzione culturale e una sinergia tra le istituzioni per far comprendere agli imprenditori che lo Stato c’è. È fondamentale denunciare prima che sia troppo tardi. L’impresa che oggi ci ospita lo ha fatto e la nostra presenza qui è più che doverosa». Lo ha dichiarato Wanda Ferro, sottosegretaria di Stato al ministero dell’Interno.

«Lo Stato c’è e lo dimostra anche con la presenza oggi, oltre che con le norme e i fondi previsti a tutela di chi denuncia. Denunciare è un dovere civico e morale, è un fatto etico. Lo Stato poi interviene e resta accanto. Non è facile selezionare chi possa far parte di un’associazione antiracket. Inoltre il percorso non si esaurisce solo con la denuncia ma prosegue con la difesa e con la costituzione di parte civile. Un cammino importante in cui gli imprenditori non sono soli». Lo ha evidenziato Maria Grazia Nicolò, commissaria straordinaria antiracket del Governo. Lo scorso anno inaugurò proprio nella sua città di origine Reggio Calabria, in occasione della sua prima uscita pubblica dopo la nomina, il patto antiracket tra i primi imprenditori affiliati alla Fai.