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24/11/2025 ore 19.56
Cronaca

Codice rosso, uomo assolto dall’accusa di maltrattamenti in famiglia

Riqualificata nella pronuncia odierna del Tribunale Collegiale reggino l’accusa nel reato di percosse e minacce

di Redazione Cronaca

Assoluzione dal reato di maltrattamenti in famiglia aggravato dalla presenza di minori e riqualificazione nel reato di percosse e minacce.
È questa la pronuncia del Tribunale Collegiale di Reggio Calabria, presieduto dalla dott.ssa Silvia Capone, all’esito dell’udienza di oggi nei confronti di O.C., 38 anni, residente a Modena e domiciliato a Reggio Calabria.

O.C. era stato accusato dalla moglie del reato di maltrattamenti contro familiari e conviventi, aggravato dalla presenza dei figli minori, di cui all’art. 572, comma 2, c.p., per aver l’imputato posto in essere – secondo la contestazione formulata dalla Procura – una serie di condotte violente che si sarebbero protratte negli anni 2021-2024. Una ricostruzione che aveva portato il Giudice per le Indagini Preliminari di Reggio Calabria ad applicare nei confronti dell’imputato la misura cautelare del divieto di dimora in Calabria.

O.C., difeso dall’Avv. Roberto Ghini del Foro di Modena e dall’Avv. Giulio Nicotra del Foro di Palmi, è stato prosciolto al termine dell’odierna camera di consiglio.

In sede di discussione, l’Avv. Giulio Nicotra ha ricostruito in modo analitico l’intero excursus storico delle vicende contestate, scomponendo e distinguendo puntualmente i singoli episodi genericamente e unitariamente contestati dall’organo di Procura.

Dall’istruttoria dibattimentale – ha evidenziato la difesa – è emerso sì un quadro familiare complesso, segnato da frequenti tensioni, ma non la condizione di abituale sopraffazione e soggezione della persona offesa nei confronti del marito richiesta dall’art. 572 c.p. per la configurazione del reato di maltrattamenti. Ancor più rilevante è risultata l’emersione, nel corso dell’istruttoria, dell’inattendibilità intrinseca del narrato della persona offesa, puntualmente confutato dalla difesa mediante documentazione medica attestante l’assenza di qualsiasi lesione o sintomatologia nel corso del giorno in cui si sarebbe verificata la più grave delle aggressioni contestate.

«Siamo soddisfatti del risultato» – ha commentato l’Avv. Roberto Ghini – «abbiamo affrontato il giudizio con la consapevolezza di poter arrivare a una soluzione positiva. Troppo spesso il Codice Rosso impone indagini serrate, da svolgersi in tempi brevissimi, e ciò può portare a ricostruzioni non pienamente puntuali dei fatti. Siamo quindi felici che il nostro assistito possa finalmente tornare a riabbracciare i figli, dei quali si è sempre occupato nonostante il divieto di soggiorno in territorio calabrese».