Dialoghi con la magistratura, Lombardo: «Separazione carriere non risolverà problemi della giustizia»
Dialoghi con la magistratura: è questo il titolo dell’iniziativa promossa dall’Associazione nazionale magistrati in corso a Reggio Calabria. Si tratta del primo appuntamento dei tre previsti per parlare di Giustizia con magistrati, giornalisti e scrittori.
Oggi discuteranno di “Separazione delle carriere” il procuratore della Repubblica f. f. di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo e il giornalista Sigfrido Ranucci. Modera Caterina Asciutto, presidente della Ges dell’Anm di Reggio Calabria.
Lombardo: «Ecco perché trasformare il pm in un superpoliziotto è pericoloso»
Molto poco apprezzato dalle maggioranze politiche, preso come esempio in tutto il mondo: «Il modello del pm italiano è il modello a cui tutti tendono». Quella del procuratore facente funzioni della Dda di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo non è una semplice difesa della categoria. Il suo giudizio è quello di un pubblico ministero con 27 anni di carriera che si è confrontato con le polizie e i sistemi giudiziari di mezzo mondo. Lombardo è convinto che il sistema funziona proprio perché «il pm deve essere, e ritengo debba rimanere, il primo giudice. Per il cittadino è importante avere rapidamente confronto e contatto con il suo giudice. Porre il pm in posizione distante dal giudice è un messaggio sbagliato. Se il pm ha una carriera separata si genera una distorsione pericolosa».
«L’obiettivo vero – spiega il magistrato nel convegno organizzato dall’Anm – non è separare il pm dal giudice e creare due Csm. Il problema è che con la riforma verrà meno il confronto che indagato e imputato hanno con il pm, un confronto che dà l’immediata rappresentazione di aver davanti il primo baluardo della giurisdizione. È una deriva pericolosissima. Non può esistere un sistema in cui il pm non è più parte della giurisdizione e diventa un superpoliziotto che perde le sue caratteristiche di base».
Ranucci (Report): «Contro giornalismo e magistratura pressione della politica»
«Il giornalismo è sguardo sul potere, non vetrina del potere». E oggi vive una pressione politica «simile a quella subita dalla magistratura». Sigfrido Ranucci, conduttore di Report, non nasconde che il contesto è delicato. E nel convegno organizzato dall’Anm a Reggio Calabria racconta anche di «5 giornalisti uccisi negli ultimi anni in Europa» e di un Paese, l’Italia «che ha il record mondiale di politici che denunciano i giornalisti». A Report ne sanno qualcosa, perché «un intero partito ha denunciato un nostro inviato che ha raccontato l’infiltrazione mafiosa nei partiti».
Ranucci: «Con l’improcedibilità gli imputati non giudicati saranno anonimi»
Sigfrido Ranucci si è soffermato anche sul divieto di pubblicare i contenuti delle ordinanze di custodia cautelare che entrerà in vigore nei prossimi mesi: «Come si lavora sulla presunzione di innocenza, sottraendo informazioni o offrendo più informazioni?», si chiede. E ipotizza che «il segreto in cui saranno confinati gli atti può diventare uno strumento di ricatto nei confronti di persone coinvolte nelle indagini».
C’è anche di peggio: dal primo gennaio 2025, con l’entrata in vigore della riforma Cartabia gli imputati potranno usufruire dell’improcedibilità se il procedimento durerà più di due anni in Appello e uno in Cassazione. «In quel caso – dice Ranucci – l’imputato esce dal processo e la legge gli consente di rendersi anonimo, invisibile davanti alla collettività. Se saranno giudicati noi non potremo raccontare i fatti e voi non li conoscerete. Sarà come svegliarsi in un luogo migliore senza aver fatto nulla per meritarcelo».
Lombardo: «In Italia pericolosa instabilità normativa»
«Sento parlare di separazione delle carriere da 27 anni. Da decenni si evidenzia che qualsiasi problema del Paese è generato da una magistratura che non funziona». Il procuratore facente funzioni della Dda di Reggio Calabria mette in evidenza un’aggressione alla magistratura che va avanti da decenni. E che, con gli interventi della politica per cambiare le norme, genera un’anomalia: «Viviamo di fronte a una instabilità normativa pericolosa. Ci siamo trovate di fronte molte volte a persone giudicate per lo stesso fatto secondo regole mutate. Come spieghiamo questa instabilità che diventa una potenziale violazione dei principi fondamentali della Costituzione? ».
Lombardo: «La separazione delle carriere non è la soluzione ai problemi della giustizia»
«Stiamo facendo passare l’idea che il sistema giustizia non funziona perché pubblici ministeri e giudici fanno lo stesso concorso, hanno lo stesso Csm e possono cambiare carriera secondo condizioni ormai molto stringenti. Però è difficile dimostrare che i pericoli siano contenuti in quel passaggio di carriera: non credo che sia così, non è mai stato così». Il procuratore facente funzioni della Dda di Reggio Calabria va dritto al centro della questione: la separazione delle carriere ipotizzata da decenni e oggi riproposta dal governo non risolverà i problemi della giustizia. Perché i problemi sono altri. «È difficile trovare tracce di passaggi numerosi da una funzione all’altra – spiega Lombardo –. I numeri statistici sono del tutto irrilevanti». Purtroppo la discussione in corso «ha obiettivo di ridisegnare l’assetto della giurisdizione individuando soluzioni che non risolveranno i problemi: i processi non saranno più celeri».
Asciutto (Anm Reggio Calabria): «Nell’ultimo anno hanno cambiato carriera 15 magistrati su 10mila»
Caterina Asciutto, presidente della Ges dell’Anm di Reggio Calabria, offre un numero significativo per sgomberare il campo da distorsioni: «Nell’ultimo anno 15 magistrati su 10mila hanno fatto il passaggio di carriera, e sono più i pm che passano alla parte giudicante e non il contrario. Un dato minimale, esiguo. Non è questo il vero problema e non cambierà in alcun modo l’obiettivo primario: accelerare i tempi della giustizia. La magistratura ha responsabilità ma non sono queste le soluzioni al problema».
L’iniziativa, fortemente voluta dai magistrati dell’Anm sezionale, che comprende Reggio Calabria, Locri e Palmi, e non riservata esclusivamente ad addetti ai lavori, ha quale ragione fondante la volontà di dialogare con la comunità e i cittadini tutti, nel tentativo di far comprendere, attraverso un linguaggio semplice e diretto, la complessità del mondo della giustizia.
L’evento che sarà anche trasmesso in diretta sul canale YouTube dell’Anm e sui profili social del network LaC, media partner dell’iniziativa.