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03/11/2025 ore 18.00
Cronaca

Il sovraffollamento pregiudica la sicurezza e ostacola la rieducazione della pena: l'analisi di Gianpaolo Catanzariti

VIDEO | L'avvocato reggino, responsabile dell'Osservatorio Carceri dell'unione Camere penali italiane, ospite negli studi del Reggino.it della nuova puntata del format di approfondimento

di Anna Foti

Il tormentato universo carcerario nel nostro Paese, con riflessi che sono tangibili e molto significativi e pregnante anche in Calabria, al centro della nuova puntata di «A tu per tu» negli studi del Reggino.it. Un approfondimento, il sesto del ciclo «Speciale Carceri», scandito da dati e riflessioni a partire dal recente piano varato dal Governo, con l'avvocato reggino Gianpaolo Catanzariti, responsabile dell'Osservatorio Carceri dell'Unione Camere penali italiane.

Sovraffollamento a Locri, Laureana e Arghillà, dove manca anche personale. Pure a San Pietro sanità e trattamenti in affanno

Sovraffollamento, carenza di personale e criticità legate anche ai servizi sanitari e alla dimensione psichiatrica in carcere, specie in Calabria dove, dopo la chiusura definitiva qualche anno fa del reparto di osservazione nel carcere Panzera di Reggio, è rimasta attiva solo l'articolazione di Tutela della salute mentale nel carcere di Catanzaro e vi sono solo due Rems con venti posti ciascuna sulla carta. Ecco cosa affligge le carceri italiane e anche quelle calabresi. Problematiche che si ripercuotono inevitabilmente sulla concretezza del mandato costituzionale delle carceri stesse, ossia quello di assicurare una pena effettivamente rieducativa e propedeutica al reinserimento sociale e lavorativo nella società delle persone detenute.

La criticità e la violazione dell'articolo 27 della Costituzione

La combinazione esplosiva tra il sovraffollamento e la carenza di personale di polizia penitenziaria costituisce un pregiudizio alla sicurezza all'interno dell'istituto penitenziario. Sicurezza di chi opera, affinché sia tutelato nel suo delicato compito, e di chi è detenuto, affinché sia al centro di una vigilanza adeguata. Il personale carente è anche quello amministrativo e quello deputato ai percorsi trattamentali come gli educatori. Eppure di recente l'edilizia penitenziaria è stato il solo richiamo frequente in materia di soluzione della questione che attiene alla dignità di chi è recluso e al nostro Stato di diritto con riferimento a questo tema.

Il piano Carceri

È della scorsa estate l'ok del Consiglio dei ministri al piano Carceri proposto dal ministro della Giustizia Carlo Nordio, con interventi in materia di edilizia penitenziaria e trattamento dei detenuti con dipendenze.

«Su 20 regioni italiane, 18 sono in sovraffollamento. Le uniche due regioni che non hanno problemi sono la Val d'Aosta e la Sardegna. I detenuti sono più di 60mila in Italia, a fronte di una capienza di 46mila posti, con un sovraffollamento che supera il 130%. In Calabria, questa è la percentuale di sovraffollamento nel carcere di Arghillà mentre il picco di oltre il 167 si raggiunge a Locri e quasi il 160% a Castrovillari. Personalmente – spiega con dati aggiornati allo scorso settembre Gianpaolo Catanzariti, responsabile dell'Osservatorio Carceri dell'Unione Camere penali italiane – non credo si possa affrontare costruendo altre carceri la criticità del sovraffollamento ormai cronico e sistematico.

Sono molto scettico, in primo luogo perché le esperienze del passato ci dicono che i piani carceri non hanno mai funzionato, spesso rivelandosi solo uno spreco immenso di risorse economiche e incapaci di dare una risposta seria al problema. Più volte l'Italia in passato è stata messa sul banco degli accusati dalla Corte dei conti. Occorrerebbero miliardi di euro per dare la risposta strutturale che si persegue quale soluzione per il sovraffollamento, oltre che dieci anni di tempo solo per assorbire l'attuale. Ma nel frattempo i detenuti aumenterebbero ancora. Se il governo prevede di avere 10mila posti in più entro il 2027, il trend non sarebbe, infatti, sufficiente considerando che in soli cinque anni, dal 2020 al 2025, noi abbiamo avuto 10mila detenuti in più.

Un sovraffollamento così alto – rileva ancora l'avvocato Gianpaolo Catanzariti – non si raggiungeva dal 2014, all'indomani della sentenza Torreggiani della Corte europea dei diritti dell'uomo che condannò l'Italia proprio per le condizioni disumane e degradanti nelle carceri. Una condanna che poneva in profonda discussione il nostro effettivo Stato di diritto, non in grado di riconoscere la dignità dei detenuti. Una sentenza che ha inciso sul bilancio dello Stato in maniera pesante, comportando delle sanzioni e dei costi elevatissimi per il nostro Paese. «La cittadinanza dovrebbe riflettere su questo».

Il sovraffollamento e il sistema Giustizia

L'avvocato Gianpaolo Catanzariti delinea un quadro in cui la stessa detenzione in carcere, per alcune tipologie di situazioni, dovrebbe essere ovviata e per altre superata da una restrizione di tenore diverso in altre strutture.

«Ci sono 20mila detenuti che sono in espiazione pena e che sarebbero meritevoli o potenzialmente fruitori di misure alternative al carcere, perché hanno avuto pene sotto i tre anni per reati non di alto allarme sociale oppure non hanno profili disciplinari. Un numero davvero elevato che viola anche diritti oltre a sovraffollare. E ancora in Italia registriamo il 24% di persone che sono in misura cautelare in carcere, quindi c'è un problema».

C’è peraltro un problema se la scelta di fondo continua a essere quella di costruire nuove carceri. Ciò ha un valore pedagogico estremamente sbagliato per la società. Lo dimostrano i Paesi che hanno aumentato il numero di strutture penitenziarie, come ad esempio gli Stati Uniti. In realtà, il tasso di criminalità non solo non è diminuito ma è aumentato il tasso di carcerizzazione. «C'è una stretta correlazione – sottolinea ancora Gianpaolo Catanzariti, responsabile dell'Osservatorio Carceri dell'Unione Camere penali italiane – tra i due aspetti che continueremo a denunciare».

Osservazione e denuncia

L'attività dell'Osservatorio si concretizza attraverso le visite negli istituti di tutta Italia, dunque anche in Calabria, dove ne sono state condotte anche quest'estate, nell’ambito dell'iniziativa «Ristretti in agosto». «Abbiamo toccato con mano le difficoltà e i fortissimi disagi nelle carceri calabresi sovraffollate, laddove il sovraffollamento unitamente alle temperature torride è causa di malesseri e ulteriori criticità». Una iniziativa necessaria per portare fuori dal carcere istanze legittime che devono essere ascoltate e alle quali le autorità preposte sono chiamate a dare seguito.

La Costituzione richiama tutti a essere fedeli e consequenziali al suo dettato con politiche coerenti e in grado di garantire la funzione rieducativa della pena dentro e il reinserimento sociale fuori dal carcere.