Libertà di stampa, Rai, riforma della giustizia: Ranucci a tutto campo: «Noi non cediamo»
Abbiamo chiesto a Sigfrido Ranucci quanto costa la scelta della libertà. Ad emergere è stato molto più di quanto ci aspettavamo. E così è stato l’incontro dei reggini con il noto giornalista di Report che al circolo Polimeni ha presentato il suo libro “La scelta”.
Un Reggio Calabria che attendeva questo momento. Qual è il prezzo della scelta della libertà? «Intanto grandissimo entusiasmo e questo mi fa tanto piacere. La scelta… il libro nasce dall’idea che la carriera di un uomo, di una donna, viene determinata non tanto dalle qualità che hai, ma dalle scelte che compi, a volte anche scelte che non conti, e poi anche dalle scelte che vengono fatte dai personaggi con cui entri in contatto. Il libro è anche un omaggio a tutti quei personaggi rimasti oggi nell’ombra che hanno contribuito all’ufficiale. Quindi, tutti coloro che hanno contribuito alla mia formazione, quelli che hanno creduto in me, dal punto di vista professionale ma soprattutto quei personaggi che hanno avuto un ruolo nella realizzazione delle inchieste».
La Calabria delle inchieste
Ma Ranucci conosce bene questa terra. Una terra raccontata da inchieste sulla ‘ndrangheta, la sanità, la politica, le grandi opere come il Ponte sullo Stretto. «Credo che la consapevolezza serva proprio per operare le scelte, no? Quindi se tu oggi hai scelto di stare qui, anche perché abbiamo fornito in questi anni una maggiore consapevolezza. Poi si siano meno cambiare le cose, questo non lo so. Forse. La gente ha anche bisogno di indipendenza, di credibilità, ma soprattutto di coraggio. E io credo che le inchieste giornalistiche diano coraggio. Intanto a chi le fa. Devo ammettere che a me dà coraggio l’idea di fare inchieste, soprattutto quando si leggono che possono essere cambiate le cose oggi più che mai».
Libertà di stampa nel mirino
La libertà di stampa è, dunque, quanto mai mportante difenderla. In un momento in cui sembra anche vacillare. Ci sono stati dei momenti anche in Rai in cui questa libertà è stata minata? «Io ti dico che mi sento libero di continuare a fare il mio lavoro. Ci sono dei periodi più o meno difficoltosi o faticosi perché devi mantenere la barra dritta e impiegare energie, no?
Questo è un momento un po’ complicato per noi, però la libertà ce l’ho, ci tengo a dirlo. Dopodiché la libertà di formazione è a rischio, perché c’è tutta una serie di leggi che stanno per essere approvate. Penso alla legge che prevede il carcere per i giornalisti che diffondono notizie illecitamente raccolte. penso all’idea di non pubblicare i nomi degli arrestati e della presunzione di innocenza. Per me la presunzione d’innocenza passa dall’idea di essere più informati, non meno informati.
E poi c’è quella legge, la Cartabia, da gennaio del 2025 che rischia di mettere a dura prova la libertà di stampa, indirizzandola verso un oblio di Stato, perché consentirà a tutti quelli che sono nei processi di applicare il meccanismo dell’improcedibilità. C’è il rischio che questi escano i risultati dal processo e che possano diventare addirittura anonimi nei confronti della collettività, perché la legge prevede che una volta che tu entri nel meccanismo dell’improcedibilità, puoi segnare i tuoi nomi con un X o un Y, cioè significa oblio di Stato».