Dalla Calabria per tutte le donne, l'impegno di Martina Semenzato: «Trasformare testimonianze e proposte in riforme concrete»
La presidente della Commissione parlamentare d'inchiesta è intervenuta all'evento "Mai più sola" offrendo la sua testimonianza e il suo impegno per la creazione di un Manifesto condiviso
Direttamente dall’evento “Mai più sola” a Reggio Calabria, Martina Semenzato presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio ha aperto uno spaccato di riflessione importante.
La presidente arriva dopo la testimonianza di Maria Antonietta Rositani, a cui dedica un abbraccio e parole nette: la narrazione della violenza deve trasformarsi in responsabilità collettiva. «Parlo sempre di un patto di corresponsabilità: nasce in famiglia, è raccolto dalla scuola, amplificato dalla società civile e messo a terra dalla politica. La denuncia è fondamentale, ma non può ricadere solo sulla vittima».
«Non la donna del 25 novembre, ma del 26: la lotta quotidiana»
Semenzato si scaglia contro la ritualità delle ricorrenze:
«Non sono la donna del 25 novembre, ma del 26. Non quella dell’8 marzo, ma del 9. La violenza di genere va combattuta ogni giorno, in modo sistematico». Per la presidente, la violenza è ormai un fenomeno strutturale, che richiede risposte strutturali.
Una Commissione “faticosa ma necessaria”, senza bandiere politiche
Parlando della Commissione che presiede, Semenzato sottolinea l’impatto umano quotidiano del suo lavoro: «Ci confrontiamo ogni giorno con il dolore delle donne, dei figli, dei genitori.” A guidare le attività è una linea chiara: “Niente strumentalizzazioni, niente polarizzazioni. La violenza di genere non ha colore politico».
Ed è proprio in questo spirito che arriva quello che definisce un passo avanti epocale: la modifica dell’articolo 602-bis, con la centralità del consenso e il riconoscimento dell’omicidio di una donna in quanto donna come fattispecie autonoma.
«È un cambio culturale. Parla di possesso, prevaricazione, odio. Cambia il paradigma».
Il ruolo degli uomini e le nuove sfide: violenza online ed economica
Semenzato ribadisce un punto spesso rimosso dal dibattito pubblico: «La cultura del rispetto deve partire dagli uomini. La violenza riguarda loro. Non solo i giovani, anche gli adulti».
Nel programma della Commissione ci sono 17 punti, due già approvati all’unanimità:
* il tema del diritto, da conoscere e applicare tempestivamente;
* la tutela degli orfani di femminicidio:
“Quando si uccide una donna, si uccide una famiglia.”
Entro fine anno si punta a chiudere i lavori su:
* diritto comparato,
* violenza online (“purtroppo esplosa”),
* violenza economica, spesso invisibile.
Molte donne non riconoscono i meccanismi che le isolano e le rendono dipendenti, ma — ricorda Semenzato — gli strumenti esistono: reddito di libertà, microcredito di libertà, assegno di inclusione, incentivi fiscali per chi assume donne uscite dalla violenza.
L’educazione, per lei, comincia prestissimo: «L’educazione economica deve iniziare fin dalla materna.”
Con una memoria personale che diventa un manifesto culturale:
«Mia madre mi diceva: ‘Devi essere indipendente da te stessa e indipendente economicamente’. Era la mia libertà».
Una missione personale
Semenzato descrive il suo ruolo non come un incarico istituzionale, ma come un compito che le è stato assegnato quasi per destino: «Io amo la finanza e i numeri, non pensavo di fare questo. Ma mia madre dice: ‘Se il Signore ti ha dato questa Commissione, un motivo c’è’».
Verso un manifesto condiviso
L’incontro si chiude con l’auspicio che quanto emerso a Reggio Calabria diventi la base di un documento nazionale, come ricorda l’intervento finale:
«Speriamo che da questo confronto nasca un documento che non riguardi solo la Calabria, ma tutte le donne. Serve rieducare alla genitorialità per educare davvero gli uomini del futuro».
Da qui nasce l’impegno congiunto: un manifesto da consegnare alla Commissione parlamentare, affinché testimonianze, dati e richieste non restino parole ma diventino riforme, strumenti, diritti.