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28/02/2025 ore 20.30
Cronaca

Locri, Marjan resta ai domiciliari. Liberati: «Ricorrerò al tribunale del Riesame»

Il dibattimento proseguirà il prossimo 24 marzo con altre testimonianze a sostegno della difesa. Per giovane iraniana, accusata di essere una scafista sbarcata a Roccella nel 2023, intento resta valida la misura cautelare ottenuta per ricongiungersi con il figlio minorenne
di Anna Foti

«La nostra linea non cambia. Dimostreremo l’innocenza di Marjan Jamali e intanto ricorrerò al tribunale del riesame per impugnare il diniego avverso la mia richiesta di revoca degli arresti domiciliari». Così l’avvocato Giancarlo Liberati che sta difendendo la giovane iraniana Marjan Jamali, sbarcata a Roccella nell’ottobre 2023 con un figlio di otto anni, fuggendo da un contesto familiare e sociale di violenza, e accusata di essere una scafista e imputata dinanzi al tribunale di Locri. La prossima udienza, in occasione della quale si proseguirà con l’escussione dei testimoni a favore della difesa e con l’esame di Marjan, è già stata fissata al 24 marzo p.v..

Dallo scorso 31 maggio, in seguito alla sostituzione della misura cautelare in carcere con gli arresti domiciliari, è accolta a Camini all’interno nel progetto Sai gestito dalla cooperativa sociale Eurocoop servizi a r. l. (Jungi Mundu) con suo figlio.

Nello stesso processo è imputato con la stessa accusa anche Amir Babai, che aveva tentato di difendere la donna dagli abusi e che per questo potrebbe anche lui essere finito nel mirino della ritorsione dei tre uomini che poi si sono resi irreperibili.  

A sostenere la giovane, anche in occasione di questa udienza, l’attivista curdo-iraniana Maysoon Majidi, assolta con formula piena nelle scorse settimane, il Comitato Free Marjan Jamali e il Comitato Free Maysoon Majidi, con attiviste provenienti anche da Reggio.

Il dibattimento e il nuovo diniego di revoca dei domiciliari

«Il dibattimento – ha spiegato l’avvocato Giancarlo Liberati – prosegue. In occasione della scorsa udienza le testimonianze di altri due migranti che hanno viaggiato con Marjan hanno confermato quanto la giovane iraniana sostenie fin dal principio, ossia di non avere mai svolto alcuna attività da scafista e di essere anche stata molestata durante il viaggio. Per altro fin dalla prima udienza abbiamo prodotto la prova del pagamento del viaggio di Marjan e le registrazioni delle conversazioni con lo zio al quale la giovane aveva subito raccontato delle molestie subite nel tragitto dalla Turchia all’Italia. Non mi spiego il mantenimento della misura e per questo ricorrerò al tribunale del riesame».

La giovane, alla quale sono già stati accordati i permessi giornalieri che aveva chiesto per accompagnare e prendere il figlio da scuola e per frequentare un corso di lingua italiana, resta comunque ai domiciliari. La stessa Marjan, rilasciando dichiarazioni spontanee nelle scorse udienze aveva chiesto la revoca della misura che però non era stata accordata. La scorsa udienza era stato l’avvocato formalmente ad avanzare la richiesta, anche questa respinta. Da qui la decisione del legale Liberati di ricorrere tribunale del riesame.

Prossima udienza il 24 marzo

Il dibattimento del processo proseguirà il prossimo 24 marzo con l’esame di altri testimoni della difesa, degli imputati Marjan Jamali e Amir Babai. In occasione della prossima udienza sarà sentito il capitano della nave, che ha già patteggiato, e che confermerà quanto già dichiarato e cioè che Marjan Jamali ha viaggiato come migrante insieme agli altri.

«Alla prossima seguirà un’altra udienza per la discussione e la sentenza. Ormai il processo è in dirittura di arrivo. Nonostante il tribunale non abbia accordato la revoca degli arresti domiciliari, che avevo chiesto io, resto fiducioso che la verità sull’innocenza di Marjan emergerà in tutta la sua chiarezza, come per altro sta accadendo durante il dibattimento, e che venga consacrata in una sentenza di assoluzione». È quanto ha spiegato ancora l’avvocato difensore Giancarlo Liberati.

Il sostegno del Comitato Free Marjan Jamali e del Comitato Free Maysoon Majidi

«Una donna in fuga da un doppio regime di violenza e sopraffazione, quello degli ayatollah e quello familiare, deve pertanto subire l’onta, da un anno e quattro mesi (ben 480 giorni!), degli arresti e delle misure cautelari, per lungo tempo in carcere e poi ai domiciliari, che le impediscono di vivere liberamente insieme al suo piccolo figlio.

Quanto avvenuto in udienza – riferiscono in una nota il Comitato Free Marjan Jamali e il Comitato Free Maysoon Majidi – con due testimonianze fondamentali, genuine e del tutto concordanti, di una coppia che ha condiviso con Marjan i 28 giorni precedenti alla traversata in Turchia e poi tutto il viaggio e la fase dello sbarco, con minuzia di particolari ha minato in profondità e destabilizzato l’impianto accusatorio.

In merito alle molestie sessuali subite da Marjan, la testimone donna ha dichiarato di averlo appreso dalla stessa ragazza, che glielo aveva confidato subito. Il secondo testimone ha poi dichiarato di aver sentito persino le urla di Marjan che diceva: “non mi toccare, allontanati”.

Entrambi hanno pure riportato, in ugual modo – riferiscono ancora in una nota il Comitato Free Marjan Jamali e il Comitato Free Maysoon Majidi – la confidenza ricevuta da altri passeggeri che avevano appreso della volontà dei molestatori di vendicarsi verso Marjan non appena sbarcati a terra.
I due testi ascoltati in udienza hanno dichiarato che, non appena appresa la notizia dell’arresto di Marjan, poche ore dopo lo sbarco, insieme ad altri passeggeri dell’imbarcazione si erano recati nell’ufficio dove erano già stati identificati per avere notizie e chiedere il motivo dell’arresto. Non solo non sono stati ascoltati ma sono stati invitati a non interessarsi della vicenda.

Del tutto in ossequio al diktat di una politica governativa che blinda le frontiere e criminalizza la libertà di movimento, finendo per produrre stragi come quella di Cutro e altre stragi come quella di Sant’Eufemia di Lamezia nell’aprile 2024 e quella di Roccella Ionica del 17 giugno dello stesso anno – hanno concludo il Comitato Free Marjan Jamali e il Comitato Free Maysoon Majidi – riteniamo questa mancata revoca degli arresti domiciliari. Confidiamo di non dover prendere atto del fatto che stia per affermarsi una giustizia a più velocità, con processi inquisitori sulla stregua di quelli tristemente visti in epoche nere della nostra nazione».