Medico h24 non garantito tutti i giorni e nessun lavoro esterno a Reggio, Arghillà e Locri: le gravi carenze rilevate da Antigone
Criticità sul fronte sanitario e sul fronte trattamentale sono emerse, tra le altre, in occasione della visita dello scorso agosto nei tre istituti reggini. Solo a Locri attivi dei corsi di formazione professionale. Ecco i dati del report e l'analisi di Perla Allegri, referente dell'associazione in Calabria
Carceri sovraffollate con criticità gravi ma in linea con l'attuale e problematico quadro detentivo in Italia.
«Le carenze che riscontriamo nelle carceri reggine e calabresi rispecchiano una crisi che riguarda tutto il Paese. E purtroppo, per quanto siano utili e auspicabili le migliorie strutturali, non saranno le nuove carceri previste dal recente piano del Governo a sanare i deficit esistenti. Occorrono investimenti finalizzati all'effettiva rieducazione della pena. A Reggio, ad esempio, occorre incentivare le opportunità lavorative offerte alla popolazione detenuta dal tessuto imprenditoriale e cooperativo esterno perchè mancano completamente».
Perla Allegri, assegnista di ricerca in Filosofia e Sociologia del Diritto presso il dipartimento di Giurisprudenza dell’università degli Studi di Torino, è stata una delle osservatrici dell'associazione Antigone, impegnata a garantire diritti e garanzie nel sistema penale e penitenziario, che lo scorso agosto ha visitato le carceri di Reggio, Giuseppe Panzera e il plesso di Arghillà, e di Locri.
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Nel plesso di Arghillà, configurato nel 2013 come casa circondariale destinata a detenuti appartenenti al circuito media sicurezza, dal 2016 è stata attivata la sezione Protetti/Riprovazione Sociale. Il carcere Panzera ospita prevalentemente detenuti del circuito di alta sicurezza. Qui risultano chiusi, unitamente al reparto Argo adibito alla tutela della salute mentale, le sezioni Ermes e Atena, rispettivamente dedite al regime di semilibertà per uomini e donne
Reggio, rimarrà chiuso il reparto di osservazione psichiatrica del carcere di San Pietro - VIDEOIl quadro emerso a seguito della visita e riprodotto in dati nel report di Antigone, a fronte di sovraffollamento e carenza di personale diffusi, mostra spiccate problematiche strutturali nel carcere Panzera, datato e risalente agli anni Trenta, particolarmente vetusto e avaro di spazi detentivi adeguati, e marcate criticità sanitarie ad Arghillà, dove gli spazi e le attrezzature sono più nuove, come del resto lo è il carcere, ma dove c'è difficoltà a reperire personale sanitario nonostante gli investimenti. Il carcere di Locri è il più sovraffollato ma ci sono aspetti molto positivi.
Da Locri le brande di ferro per tutta Italia
«Nonostante i 129 detenuti a fronte degli 86 posti disponibili, il carcere di Locri - sottolinea la presidente di Antigone Calabria, Perla Allegri - è da sempre ritenuto un istituto a trattamento avanzato. Unitamente all'impiego nelle lavorazioni interne, funzionali alla vita dentro il carcere, ossia la pulizia, la cucina, le pulizie, il sopravvitto e le relative distribuzioni, di 52 persone detenute, è attiva anche la lavorazione del ferro per la produzione delle brande che vengono spedite negli altri istituti penitenziari d'Italia. Lavorazioni che al momento impiegano 3 persone.
Contrariamente agli altri due istituti dove i corsi di formazione professionale sono completamente assenti, nel carcere di Locri, anche se sospeso nel mese di agosto, c'è quello della lavorazione del ferro e in passato hanno avuto luogo corsi di sicurezza sul lavoro, Haccp, elettricisti e lavoro in quota. E, tuttavia, anche a Locri si ripete il desolante copione della mancanza di lavoro esterno, con nessun detenuto impiegato fuori. Un'altra carenza che è stata segnalata a Locri - ha riferito Perla Allegri - attiene alla mancanza del mediatore linguistico-culturale considerando la presenza di 45 detenuti stranieri».
Vietato stare male di notte
Al sovraffollamento che, come del resto anche nel carcere Panzera e nel carcere di Arghillà a Reggio Calabria, non consente che in tutte le celle visitate siano garantiti 3 mq calpestabili per ogni persona detenuta, pure nel carcere di Locri si unisce la mancata garanzia tutti i giorni della copertura h 24 del medico.
«Nel carcere di Locri - prosegue Perla Allegri - ci viene segnalata la mancanza del medico nelle ore notturne, anche se l'Asp di Reggio Calabria precisa che l’Istituto è identificato da specifico Dca regionale come assistenza h12 e, dunque, senza la previsione di sanitari nelle ore notturne».
Sanità con pochi specialisti e ad Arghillà meno psicologi e psichiatri
Sempre a Locri, presenti un infettivologo, un dermatologo, un oculista e un dentista, mancano invece altri specialisti come lo psichiatra, presente solo 11 ore a settimana, e sono poche le ore degli psicologi, 4 a settimana. Un quadro che, in parte, riflette quando riscontrato anche nei due plessi del carcere di Reggio, seppure con i dovuti distinguo che riguardano soprattutto la sproporzione delle ore di presenza di psichiatri e psicologi, molto più alte al Panzera piuttosto che ad Arghillà, nonostante la popolazione carceraria più numerosa e il maggiore tasso di sovraffollamento in quest'ultimo.
Il sovraffollamento pregiudica la sicurezza e ostacola la rieducazione della pena: l'analisi di Gianpaolo Catanzariti«Assolutamente da segnalare l'assenza di copertura medica h 24 tutti i giorni, dunque la difficoltà di reperire medici per le fasce notturne, anche al Panzera e ad Arghillà. Inoltre nel carcere di Arghillà le carenze di personale sanitario sono particolarmente marcate, nonostante gli investimenti e locali e attrezzature più nuovi. Mancano anche qui alcuni specialisti, essendo presenti ad Arghillà solo l'infettivologo, l'oculista e il dentista e al Panzera anche lo pneumologo e l'ortopedico.
Solo al Panzera è possibile fare i prelievi ematici e l'Ecg senza dover uscire. Inoltre c'è uno sbilanciamento - segnala Perla Allegri - con tutti gli psicologi impegnati sul plesso Panzera e una conseguente grande carenza presso l'istituto di Arghillà. Il numero settimanale complessivo di ore di presenza degli psichiatri sono 30 al Panzera e solo 5 ad Arghillà. Il numero settimanale complessivo di ore di presenza degli psicologi sono 118 al Panzera a fronte delle 56 ad Arghillà».
Il carcere di Arghillà, dove maggiore (e inspiegabilmente ignorata) è la carenza di personale di polizia penitenziaria, dunque patisce di più. Qui vi è un clima di insicurezza certificato dalle diverse aggressioni che coinvolgono personale medico, agenti e detenuti. Proprio ad Arghillà, 66 sono stati i casi di autolesionismo, un suicidio e 18 tentativi lo scorso anno. Numeri decisamente più alti rispetto al carcere Panzera e al carcere di Locri.
Il caldo, il sovraffollamento e gli spazi detentivi
Sulla qualità della vita carceraria incide molto, durante la stagione estiva, il caldo «con l'autorizzazione di un solo ventilatore in ogni cella da parte del Dap», evidenzia Perla Allergri. Incidono, altresì, in ogni stagione le attività culturali, sociali e ricreative presenti nei tre istituti e che però devono fare i conti anche con gli spazi detentivi comuni. Quando ci sono, anch'essi devono a loro volta rapportarsi al numero di detenuti che non è quello regolamentare. Il Panzera, che ospitava lo scorso agosto 209 detenuti di cui 40 donne, a fronte di una capienza regolamentare complessiva di 180 posti e di una capienza specifica per la sezione femminile pari a 26 posti. Ad Arghillà, 342 persone a fronte di una capienza regolamentare di 294 posti. Qui, per quanto gravata dal sovraffollamento, la situazione degli spazi è migliore.
«Ogni sezione - si legge nel report di Antigone - ha la sua sala socialità dotata di tavolini, sedie, televisore, biliardino o tavolo da pin pong». C'è una biblioteca e ci sono spazi esclusivamente dedicati alla scuola (sono 229 le persone detenute attualmente coinvolte nei corsi scolastici tra prima alfabetizzazione, istituto alberghiero e liceo artistico) e alla formazione, anche se di corsi non ce ne sono. Spazi comuni adeguati e attrezzati sono stati certificati anche nel carcere di Locri. La situazione più critica è quella del Panzera, data la vetustà della struttura.
Qui, «attualmente - si legge ancora nel report di Antigone al 30 agosto 2025 - non sono presenti salette per la socialità, ad eccezione del reparto femminile, dunque quando consentito, la socialità viene svolta nelle celle. Il wc è in ambiente separato ma è lo stesso in cui si cucina. La palestra ha dimensioni molto ridotte e dotata di pochissimi attrezzi. Non sono ancora state assunte iniziative per adeguarsi alla sentenza della Corte Costituzionale n. 10 del 2024 sulle stanze dell'intimità».
Reinserimento sociale e professionale compromesso
«Al Panzera non vi sono, per altro, spazi esclusivamente dedicati a scuola e formazione. Bellissima è la notizia - sottolinea Perla Allegri - del polo universitario penitenziario anche ad Arghillà e tuttavia, al Panzera, non ci sono spazi adibiti allo studio. Due detenuti studiano in una stanza dove sono collocati i frigoriferi. Ci sono anche 54 persone coinvolte nei corsi scolastici ma non hanno spazi dedicati. Sempre al Panzera l'unico corso di formazione attivo è quello di sartoria nella sezione femminile. Come già evidenziato in precedenza, tanto al Panzera quanto ad Arghillà non ci sono detenuti che lavorano fuori nè sono attivi corsi di formazione professionale. 79 i detenuti, al momento della visita, impiegati nella lavorazioni interne alle dipendenze dell'amministrazione penitenziaria ma solo nel carcere Arghillà.
Si tratta di ambiti in à.cui occorrono maggiori sinergie e investimenti al fine di creare contatti concreti e costanti con l'esterno. L'istruzione, la formazione professionale e il lavoro - conclude Perla Allegri, presidente di Antigone Calabria - sono i cardini della rieducazione alla quale deve tendere la pena come disposto dall'articolo 27 della Costituzione. L'incapacità di garantire questi percorsi compromette seriamente il reinserimento sociale della persone detenuta, obiettivo essenziale della detenzione».