Medusa, i dettagli dell'operazione internazionale contro il traffico di migranti - VIDEO
Ore 11.55: Operazione Medusa, Occhiuto: «Grazie a Dda e Polizia, la rotta del Mediterraneo orientale è pericolosa e sottovalutata»
«Un sincero ringraziamento alla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, guidata dal procuratore Giuseppe Lombardo, e agli uomini della Polizia di Stato del Servizio Centrale Operativo e della Squadra Mobile per la brillante operazione che ha smantellato un vasto traffico di migranti tra la Turchia e la Calabria. Leggi la dichiarazione completa di Roberto Occhiuto
Ore 11.34: Operazione Medusa, Lombardo: «Un network criminale del terzo millennio, in cui il singolo viene sostituito da una rete di strutture»
A margine dell’operazione, il procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo ha offerto un’ampia disamina dell’approccio investigativo seguito e del significato giudiziario più ampio della cosiddetta Operazione Medusa. «Stiamo parlando di condotte non isolate, di sbarchi non occasionali, ma di un fenomeno criminale necessariamente organizzato, che ha richiesto una progettualità investigativa complessa», ha spiegato. Leggi la dichiarazione completa del Procuratore Lombardo
Ore 11.05: Inizio Conferenza Stampa
La Polizia di Stato ha dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Reggio Calabria, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria guidata dal dott. Giuseppe Lombardo, nei confronti di 25 soggetti di nazionalità turca, irachena, georgiana, russa, moldava e ucraina, tutti gravemente indiziati, a vario titolo, dei reati di associazione per delinquere finalizzata al traffico di migranti e del reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina in concorso, con l’aggravante della transnazionalità, nonché del reato di ricettazione.
L’operazione, scattata all’alba di oggi in Italia, Georgia, Ucraina, Turchia, Moldavia e Grecia, riguarda ulteriori 43 cittadini stranieri indagati in stato di libertà per i medesimi titoli di reato. Le indagini, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria e condotte dagli investigatori della Polizia di Stato del Servizio Centrale Operativo e della Squadra Mobile di Reggio Calabria, hanno consentito di ricostruire un network internazionale criminale articolato su quattro distinte organizzazioni perfettamente strutturate per garantire il passaggio dei migranti clandestini dai porti della Turchia fino alle coste italiane, lungo la rotta del Mediterraneo orientale.
Secondo quanto emerso dalle indagini, le associazioni avrebbero operato in maniera sinergica, nell’ambito una rete transnazionale specializzata nel traffico clandestino di migranti, con precisa distinzione di compiti e finalità.
In particolare, la “frangia ucraina” e la “frangia moldava” avrebbero avuto il compito di reclutare gli scafisti; della “frangia georgiana” avrebbero fatto parte gli intermediari finanziari e gli istruttori alla navigazione (la Georgia infatti emergeva come luogo di addestramento degli scafisti e sede del gruppo operativo, oltre che terminale dei finanziamenti/pagamenti). In ultimo, la “frangia turca”, operativa fra la città di Istanbul e i diversi luoghi di imbarco delle coste turche, con il compito di organizzare le partenze e gestire i rapporti con i migranti da trasportare ed i loro parenti.
Ogni sbarco prevedeva il reclutamento degli skipper che venivano inviati nelle zone di imbarco, situate principalmente in Turchia, nelle aree costiere vicine alle città di Bodrum, Izmir e Marmaris, dove venivano nel frattempo convogliati i migranti intenzionati a partire per raggiungere le coste italiane.
Le traversate venivano, poi, affrontate a bordo di barche a vela di circa 12/15 metri, a bordo delle quali i migranti, dietro pagamento variabile tra i 4.000 e i 12.000 dollari, venivano stipati all’inverosimile al fine di massimizzare i profitti.
L’approfondimento dei flussi finanziari, effettuato anche tramite i collaterali esteri interessati sui circuiti internazionali MoneyGram e Western Union, ha consentito di cristallizzare il quadro indiziario in ordine al reato di ricettazione per alcuni soggetti risultati i destinatari ultimi del denaro provento illecito del traffico di migranti.
Sono emersi, infatti, trasferimenti di cospicue somme di denaro da parte di alcuni indagati con il ruolo di finanziatori in favore di parenti e/o familiari degli scafisti, a titolo del compenso precedentemente pattuito.
L’incrocio dei dati provenienti dalle conversazioni intercettate, per la cui traduzione è stato necessario il lavoro di decine di interpreti, con l’analisi delle innumerevoli movimentazioni di denaro e le dichiarazioni rese dai migranti approdati in Italia, ha consentito ai Magistrati reggini ed agli operatori della Polizia di Stato di ricostruire più di trenta episodi di sbarco, tra il 2018 ed il 2022, con quasi duemila cittadini stranieri giunti in Italia ed un volume d’affari stimato nell’ordine di dieci milioni di euro.
Avviata dalla Procura Distrettuale Antimafia reggina, la cooperazione internazionale ha riguardato, in un primo momento, le Autorità di Polizia, interessando i collaterali organismi di Turchia, Ucraina, Malta, Polonia e Grecia. Parallelamente, l’Agenzia EUROPOL ha elaborato alcuni report di analisi sulle convergenze investigative emerse sul piano internazionale nei confronti dei target di interesse.
Sulla base dei dati acquisiti, in un complesso lavoro di coordinamento agito dalla DDA di Reggio Calabria e dalla DNA, sono stati poi sollecitati, tramite lo strumento all’Ordine di indagine Europeo (OIE) o di Mutual Legal Assistance Request (MLA), gli Uffici di Procura di Malta, Polonia, Grecia, Albania, Georgia, Montenegro, Turchia, Slovacchia, Ucraina, Moldavia.
L’importante contributo di EUROJUST, EUROPOL e SERVIZIO per la COOPERAZIONE INTERNAZIONALE di POLIZIA ha consentito anche l’esatta identificazione all’estero degli indagati. Disposto anche il sequestro di tre milioni e trecentomila euro considerati provento dell’attività criminale. Le indagini sono ancora in fase di indagini preliminari e gli indagati vanno considerati non colpevoli fino a sentenza definitiva di condanna.
Una rete ramificata e internazionale
L’inchiesta ha permesso di ricostruire l’operatività di quattro distinte associazioni criminali, tutte con basi all’estero e specializzate nel trasferimento di migranti – per lo più iracheni, iraniani, afghani e siriani – dalle zone di imbarco in Turchia fino alle coste italiane.
La struttura appariva pienamente organizzata: la “frangia turca”, operante tra Istanbul, Bodrum, Izmir e Marmaris, si occupava della logistica delle partenze e della gestione dei rapporti con i migranti. La “frangia georgiana” curava il reclutamento e l’addestramento degli scafisti, oltre alla gestione dei flussi finanziari e alla produzione di documenti falsi. Le “frange ucraine e moldave” avevano invece il compito di fornire manodopera, selezionando gli skipper per le traversate.
Le rotte, che negli anni hanno coinvolto diversi porti di approdo – da Roccella Ionica a Crotone, da Lecce a Siracusa – venivano percorse a bordo di barche a vela sovraccariche, lunghe dai 12 ai 15 metri. I migranti venivano sottoposti a condizioni disumane, stipati in spazi angusti, privati di acqua e cibo, costretti a viaggiare sottocoperta e spesso privati dei telefoni cellulari durante la navigazione.
Il flusso di denaro
Le indagini economiche hanno ricostruito in dettaglio i movimenti di denaro estero su estero, effettuati tramite circuiti come MoneyGram, Western Union e Ria Money Transfer, anche in favore di parenti degli scafisti. Il pagamento del viaggio avveniva attraverso depositi nei Paesi d’origine o contanti consegnati direttamente ai trafficanti.
Determinanti, oltre alle intercettazioni e all’analisi dei dispositivi elettronici sequestrati, anche le dichiarazioni dei migranti raccolte subito dopo gli sbarchi, i colloqui in carcere degli scafisti e le individuazioni fotografiche.
I gruppi criminali
Tre le principali associazioni oggetto dell’indagine:
- La prima associazione, guidata da un cittadino georgiano classe 1989, si occupava del reperimento delle imbarcazioni e del noleggio, come nel caso del veliero Matti: partito dall’Italia per la Turchia per essere utilizzato in uno sbarco, fu intercettato dalla Guardia Costiera al largo di Pellaro (RC). L’episodio rivelò l’esistenza di una pianificazione ben oltre il singolo viaggio.
- La seconda associazione, capeggiata da un curdo-iracheno e da un georgiano, è stata ricondotta ad almeno sette sbarchi tra il 2017 e il 2022, effettuati con un’organizzazione tentacolare in grado di attivare partenze a distanza ravvicinata, grazie a una flotta autonoma e a una rete capillare di contatti in più Paesi.
- La terza associazione, legata a un trafficante russo, è stata individuata partendo da due sbarchi gemelli avvenuti a Roccella Ionica nel giugno e nel luglio 2019. Le modalità e i porti utilizzati mostrano un chiaro filo operativo comune, con riscontri emersi anche da indagini parallele condotte in altri Paesi.
Il “traffic manager” e il “padrone“
Tra le figure chiave emerse, un georgiano definito egli stesso “traffic manager”, che coordinava addestramento, logistica, pagamenti e selezione degli scafisti, trattando i migranti come «merce», «pecorelle» o «agnellini sacrificabili». Emblematico il caso dello sbarco di Siderno del 6 maggio 2022, in cui morirono due persone.
Altro vertice dell’organizzazione era un cittadino curdo-iracheno, descritto dai migranti come un «padrone» sempre scortato da uomini armati, in grado di finanziare partenze anche a distanza di pochi giorni l’una dall’altra.