Narcotraffico al Porto di Gioia Tauro, Bombardieri: «Operazione con pochi precedenti in Italia» - VIDEO
«Un’operazione investigativa di altissimo livello che ha pochi precedenti in Italia che ha monitorato e ricostruito l’operatività di alcuni gruppi di portuali dediti stabilmente, al servizio di varie cosche di ndrangheta, all’esfiltrazione all’interno del porto di Gioia Tauro di carichi contaminati dalla presenza di sostanze stupefacenti». Descrive così le attività di contrasto del traffico internazionale di droga, eseguita da trecento militari della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, condotta dal Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata (Gico) del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Reggio Calabria con il coordinamento della Dda Reggina, il procuratore capo Giovanni Bombardieri. Lo ha fatto durante una conferenza stampa presso il comando delle Fiamme Gialle reggino, al temine della quale non è stato consentito di rivolgere domande e raccogliere dichiarazioni.
Un duro colpo inferto al traffico internazionale di droga, rispetto al quale si conferma di assoluto primo piano il ruolo della ‘Ndrangheta. In particolare smantellata l’organizzazione logistica che consentiva alla droga arrivata al porto di Gioia Tauro di essere estratta dal carico e di essere portata fuori, attraverso il cosiddetto sistema del Ponte e l’impiego di quattro container, tra i quali quello contaminato di arrivo e quello di uscita, e sigilli contraffatti.
Con il supporto di altri Reparti del Corpo, nelle province di Reggio Calabria, Vibo Valentia, Bari, Napoli, Roma, Terni, Vicenza, Milano e Novara, dunque in otto regioni, sono state eseguiti provvedimenti restrittivi della libertà personale, emessi dalla dal gip del Tribunale di Reggio Calabria, nei confronti di 36 persone (34 in carcere e 2 ai domiciliari) coinvolte in un traffico internazionale di sostanze stupefacenti aggravato dalla finalità mafiose.
Arresti e sequestri
Tra le persone sottoposte a misura restrittiva figurano 14 operatori portuali, un funzionario dell’agenzia delle Dogane e quattro narcotrafficanti internazionali, di cui due originari della fascia ionica Reggina e due di origine campana.
Sequestrate quattro tonnellate di cocaina in arrivò dal Sudamerica per un valore di 800 milioni di euro, confiscati anche equivalente beni per un valore di 7 milioni di euro e l’intero patrimonio aziendale di due imprese attive nel settore dei trasporti.
Le commissioni sui carichi
«Un sistema di logistica del narcotraffico che aveva assunto le sembianze di una società di servizi in cui i coordinatori delle squadre degli operai portuali infedeli venivano retribuiti con una commissione variabile tra il 7% e il 20% del valore del carico, sempre molto ingente, mentre al funzionario delle Dogane infedele con una commissione del 3% del valore del carico. Per immaginare il compenso si pensi che un chilo di stupefacente vale 29mila euro», ha spiegato Comandante Provinciale, Maurizio Cintura.
La guardia di finanza Reggina si è avvalsa della collaborazione di Europol e Dea.
«Un’operazione importante che, tuttavia, non deve porre in cattiva luce l’intero porto di Gioia Tauro, dove l’economia è sana. Certamente ci sono delle criticità sulla quale interveniamo, grazie alla specializzazione ormai conseguita dalla guardia di finanza», ha sottolineato più volte il procuratore Capo di Reggio, Giovanni Bombardieri.
Presenti alla conferenza stampa anche il Procuratore Aggiunto Giuseppe Lombardo, il Comandante Regionale, Gen. D. Guido Mario Geremia, del Comandante Provinciale, Gen. B. Maurizio Cintura, e del Comandante del Nucleo Peg Reggio Calabria, Col. t.Spef Mauro Silvari.