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05/03/2025 ore 21.43
Cronaca

Narcotraffico tra Reggio Calabria e Cosenza, ecco la sentenza d'appello del processo Crypto (tra conferme e sorprese)

Rideterminate le pene di 40 imputati. I giudici di secondo grado riqualificano i ruoli dei rosarnesi. Condanne pesanti per Cambria, Suriano e Porcaro
di Redazione

La Corte d’Appello di Reggio Calabria ha emesso questa sera la sentenza di secondo grado nel processo Crypto, l’inchiesta della Dda di Reggio Calabria contro una presunta associazione a delinquere dedita al narcotraffico.

Rispetto al giudizio di primo grado, la sentenza stabilisce che i rosarnesi non sarebbero i promotori dell’ampio sodalizio criminale, ma semplici partecipi. Il collegio giudicante ha rideterminato 40 posizioni, ma le condanne inflitte a Roberto Porcaro e Francesco Suriano restano tra le più alte, insieme a quella di Francesco Cambria. In appello è caduta l’aggravante della transnazionalità. Tuttavia, in un caso si sarebbe verificato un errore materiale che, a quanto pare, sarà corretto in sentenza: si tratta della posizione di Alessio Martello.

La pubblica accusa è stata rappresentata dal sostituto procuratore generale Vincenzo Luberto, che nei prossimi giorni lascerà Reggio Calabria per fare ritorno a Catanzaro, dove assumerà il ruolo di procuratore aggiunto.

In sostanza, la Corte d’Appello di Reggio Calabria ha ridefinito i ruoli del gruppo Cacciola-Certo-Pronestì, che in primo grado, con rito abbreviato, aveva ricevuto il massimo della pena. Sarà necessario attendere le motivazioni per comprendere il ragionamento adottato dai giudici.

Processo Crypto, la sentenza di secondo grado