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04/03/2025 ore 07.30
Cronaca

Nicola Calipari, un uomo che scelse il coraggio: ha servito lo Stato e difeso la vita fino all'ultimo - VIDEO

Il poliziotto e agente segreto di origini reggine fu ucciso 20 anni fa a Baghdad dal fuoco amico aperto, ancora oggi in circostanze mai del tutto chiarite, contro la macchina sulla quale viaggiava con la giornalista del manifesto Giuliana Sgrena che aveva appena liberato. Morì facendo scudo con il suo corpo per salvarla

di Anna Foti

Il poliziotto e agente segreto di origini reggine fu ucciso 20 anni fa a Baghdad dal fuoco amico aperto, ancora oggi in circostanze mai del tutto chiarite, contro la macchina sulla quale viaggiava con la giornalista del manifesto Giuliana Sgrena che aveva appena liberato. Morì facendo scudo con il suo corpo per salvarla

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«Non posso dimenticare la sensazione di qualcuno che ti muore addosso. È stata la persona che mi ha salvata due volte, dai rapitori e dagli americani, a morire. A chi per vent’anni mi ha accusato di essere un’assassina rispondo che a sparare a Nicola Calipari sono stati gli americani, non io. Io vivo da sopravvissuta. Non ho mai potuto gioire per la mia liberazione, il 4 marzo è l’anniversario della morte di Nicola Calipari». Così ha concluso il suo editoriale sul Manifesto il 4 febbraio scorso, nel ventesimo anniversario del suo rapimento a Baghdad, dove lei era inviata per il suo giornale, ad opera di un gruppo armato della resistenza irachena all’occupazione americana.

Lei è Giuliana Sgrena e quel 4 marzo, in cui diventano venti anche gli anni dalla morte del funzionario del Sismi (Servizio informazioni e sicurezza militare), il reggino Nicola Calipari, che dopo un mese di prigionia e di contatti e trattative riservatissime, l’aveva liberata e la stava riportando in Italia, è oggi.

Nicola Calipari, poliziotto, militare e agente dei servizi segreti italiani, uomo del dialogo, era nato a Reggio Calabria nel 1953. Morì a Baghdad nell’esercizio delle sue funzioni il 4 marzo 2005, lasciando la moglie Rosa e due figli, Silvia e Filippo.

La guerra in Iraq e il fuoco amico

A uccidere Nicola Calipari fu il fuoco aperto, ancora oggi in circostanze mai chiarite, dagli americani, a poche centinaia di metri dall’aeroporto dal quale lui e la giornalista Giuliana Sgrena sarebbero partiti per rientrare in Italia. Quella strada, Route Irish, per raggiungere l’aeroporto di Baghdad era infernale, flagellata da scontri e ostilità per questo era presidiata da posti di blocco americani, compreso quello che aprì il fuoco contro l’auto dei servizi segreti italiana.

Ciò accadeva in un Iraq da due anni teatro di una guerra iniziata con l’invasione da parte di una coalizione guidata dagli Stati Uniti d’America per arginare la pericolosa dittatura di Saddam Hussein, la sua presunta disponibilità di armi di distruzione di massa e il suo presunto appoggio al terrorismo islamico. Presunzioni che ancora oggi gettano ombre su quella guerra. Una guerra che non tutti volevano, che divideva l’opinione pubblica, che subito si era mobilitata per invocare la liberazione di Giuliana Sgrena.

Ma perchè quel fuoco amico fu aperto? Un interrogativo ancora oggi senza una risposta chiara e univoca.