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05/11/2023 ore 10.30
Cronaca

Nino Candido, a 4 anni dalla tragedia la madre: «Quel dolore ha cambiato le nostra vite»

Stamattina una messa in suffragio e la deposizione di un omaggio floreale nella rotonda in memoria ai caduti Vigili del Fuoco
di Gabriella Lax

Quattro anni senza Antonino Candido. Il tempo non diminuisce il dolore della famiglia reggina che ha perso un giovane a causa delle sete di denaro. Sono passati quattro anni dal tragico rogo di Quargnento, in provincia di Alessandria, in cui morirono tre vigili del fuoco: Marco Triches, Matteo Gastaldo e il reggino Nino Candido. I vigili del fuoco erano stati chiamati dopo lo scoppio e l’incendio di una cascina. Un secondo scoppio, mentre si trovavano sul posto, li uccise. La tragedia fu il frutto di un piano architettato dai proprietari per riscuotere i soldi dell’assicurazione. Nessun tentativo da parte loro, che sapevano della seconda esplosione, di avvertire i pompieri pronti a intervenire. Per quei fatti la Corte d’Assise d’Appello di Torino ha decretato la condanna di Gianni Vincenti e Antonella Patrucco rispettivamente a 27 anni e 26 anni e 11 mesi.

Ma la famiglia Candido, papà Angelo, mamma Mariastella e la sorella Ilaria patiscono un dolore senza fine. Stamattina nella chiesa di S. Maria Odigitria, verrà celebrata una messa in suffragio dei tre vigili del fuoco. Subito dopo, nella rotonda in memoria ai caduti Vigili del Fuoco, verrà deposto un omaggio floreale, in loro onore. Abbiamo ascoltato la signora Mariastella.

Che rapporto hai oggi con Nino?

«Non è più un rapporto fisico, è cambiato, è solo spirituale: siamo collegati attraverso i nostri cuori. Mi manca la sua presenza, però è un rapporto d’amore che continua e non cesserà mai. Io gli parlo in continuazione. Mi rivolgo lui per qualsiasi cosa. La sua presenza è sempre costante, me lo dimostra in tantissimi modi. Sono tanti i segni coi quali si manifesta. Non sono, come qualcuno dice, fissazioni, sono segni tangibili i cuori dappertutto, le piume. Quando non trovo un oggetto in casa, mi rivolgo a lui. E gli chiedo “Dai Nino per favore fammela trovare”. E magari ce l’ho sotto gli occhi e prima non la vedevo».

Cosa succede al dolore dopo 4 anni?

«È il dolore che ti cambia la vita, nulla è più come prima. Nonostante il tempo passi non si guarisce, è una ferita che resta sempre aperta».

Nino non è stato mai dimenticato da chi gli voleva bene.

«Sì, come diciamo sempre “nessuno muore in terra fino a che vive nei cuori di chi resta”. Questa cosa un pochino mi conforta: gli amici, i parenti, gente che non ho mai conosciuto personalmente che dedica un messaggio, una parola, nei nostri confronti o a lui. È bello sapere che questo sacrificio non è stato vano e che possa essere ricordato, almeno così».

Vi siete mai chiesti perché è capitata a voi la tragedia?

«Sapessi quante volte. Ma sono domande a cui non riesci a dare una risposta. A volte rispondi per quietare un po’ questa rabbia che si ha dentro, ma nulla di vero e di reale, solo ipotetiche risposte che si danno. Me lo chiedo spesso: se si fosse spostato mezzo metro più in là sarebbe vivo, forse se non avesse scelto quella città non sarebbe accaduto. Forse se non si fosse ostinato con quel lavoro perché ha aspettato tanto per indossare quella divisa. Però è andata così: forse il Signore aveva bisogno di un angelo buono e ha scelto lui».

Avete pensato a un’associazione intitolata a Nino per aiutare chi ha vissuto il vostro dolore?

«Forse non trovo la forza fisica per poterlo fare. Non lo so, ma nel mio piccolo cerco di aiutare chi è in difficoltà, non solo materialmente, ma anche un conforto, una parola, un consiglio. A volte è capitato di essere contattata da altre madri che hanno vissuto la mia stessa esperienza. Sono brava a dare conforto agli altri: tutti mi dicono “Ah sei forte”. A parte i genitori degli altri due ragazzi coi quali siamo in contatto, mi sono sentita con la mamma del poliziotto morto a Trieste in una sparatoria in questura. A sparare un rapinatore che avevano fermato e che era insieme al fratello.

È successo un mese prima della morte di Nino. Mi ricordo che è successo il 4 ottobre del 2019, un mese prima della morte di Nino. Seguii tutta la vicenda e ricordo che mi dannavo e mi chiedevo come si potesse vivere senza un figlio. Non sapevo che il mio destino era già stato segnato e che avrei dovuto vivere quella stessa esperienza. Nonostante tutto, tra lati e bassi, cerchiamo di andare avanti. Lo devo a lui, so che lui sicuramente non è felice di vedermi soffrire così però io glielo dico, ti chiedo scusa Nino, non è possibile fare come mi diceva lui “Mamma, fatti scivolare tutto addosso”. Gli chiedo di perdonarmi: altre cose sì, ma questa è troppo grossa, Nino».