Nuova bomba giudiziaria sulla Regione, perquisizioni per un appalto milionario a Engineering
di Pablo Petrasso – Un appalto monitorato dalla Procura di Roma, una serie di perquisizioni finora sconosciute e una nuova bomba giudiziaria che minaccia di esplodere nel Palazzo dei calabresi. La storia inizia nell’anonima stanza di una caserma della Guardia di finanza della Capitale: lì, un dipendente di Engineering Ingegneria Informatica spa denuncia un presunto sistema illecito che porterebbe, a suo dire, direttamente in Calabria. Il sistema sarebbe legato all’aggiudicazione di alcune procedure di gara indette dalla Regione proprio a Engineering. Il meccanismo avrebbe aperto le porte giuste e oliato i giusti ingranaggi in cambio del «pagamento di prestazioni di intermediazione», così annotano i militari.
Uno dei protagonisti – tra gli indagati – è Antonino Daffinà: commercialista, stretto collaboratore del governatore calabrese Roberto Occhiuto, sub commissario nazionale alla depurazione ed esponente di Forza Italia. Molti incarichi ma nessuno alla Cittadella regionale, dove, però, secondo un’altra inchiesta della Procura di Catanzaro, si sarebbe mosso con disinvoltura per favorire alcune strutture sanitarie convenzionate per le quali lavorava come consulente.
L’intervento di Daffinà su «pubblici ufficiali da identificare»
Anche i magistrati romani credono che Daffinà abbia agito in un ambito non suo: lo accusano di turbativa d’asta in concorso con altre tre persone: Dario Buttitta (63 anni, palermitano residente a Segrate), Guglielmo Boschetti (65 anni, di Chieti) e Danilo Lucangeli (68 anni, di Carsoli, provincia de L’Aquila). I nodi portano di nuovo alla Regione, dove i quattro avrebbero cercato di influenzare la procedura d’affidamento successiva all’accordo quadro Consip “Gara servizi applicativi in ottica cloud e Pmo (Project management office)”. Come? Con una «indebita intercessione verso il dipartimento della Transizione digitale e Attività strategiche».
L’ipotesi investigativa è che, dopo l’aggiudicazione dell’accordo quadro nazionale da parte di Engineering (assieme ad altri tre raggruppamenti temporanei di imprese), Daffinà sarebbe intervenuto «presso pubblici ufficiali da identificare» per favorire il raggruppamento della società romana per la realizzazione di due progetti: “Evoluzione dei sistemi informativi regionali” e “Numero unico di Emergenza 112”.
È quel «pubblici ufficiali da identificare» uno dei passaggi più preoccupanti per la burocrazia (e non solo) calabrese: il decreto di perquisizione notificato lo scorso 27 giugno dispone l’esame di chat, tablet e pen drive e anche delle chat degli indagati per chiarire meglio i contorni dell’affare denunciato dal dipendente del colosso informatico ai militari della Finanza. A Catanzaro c’era davvero qualcuno pronto a raccogliere i presunti input provenienti dalla Capitale? Lo diranno i prossimi passaggi dell’inchiesta.
L’ipotesi della Procura sul sub appalto: «Parte del denaro a Daffinà»
Tornando alle ipotesi, l’aggiudicazione a Engineering sarebbe soltanto il primo passaggio della vicenda finita sotto i riflettori della Procura di Roma.
Qualche elemento in più: Buttitta finisce nell’inchiesta come vice presidente della società, Boschetti sarebbe legato invece a un’altra azienda – Perfexia – amministrata da Lucangeli e in rapporti con Engineering.
Proprio Perfexia, secondo quello che gli inquirenti definiscono «il pactum sceleris» sarebbe entrata nell’affare dell’informatica in Calabria come sub appaltatrice, «con fatturazione verso Engineering pari al 10% del valore totale della gara». Le tracce di lavoro per gli investigatori non finiscono qui: a valle del sub appalto «parte del denaro doveva essere versato a Daffinà». Anche questa una teoria da dimostrare con riscontri e accertamenti.
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