Penalty, l'ottimismo di Catanoso: il "promotore" che millantava amicizie e aspirava ai campionati professionistici
Le intercettazioni dell’inchiesta coordinata dalla Procura di Reggio Calabria descrivono un sistema che avrebbe tentato di manipolare partite dei campionati Primavera e Under 19 con l’obiettivo - secondo gli investigatori - di estendere le attività anche ai campionati professionistici
L’inchiesta denominata «Penalty», coordinata dalla Procura di Reggio Calabria guidata da Giuseppe Borrelli, ha portato agli arresti domiciliari dell’arbitro Luigi Catanoso nell’ambito di una ipotizzata frode sportiva. Secondo quanto emerge dagli atti – e come riferiscono gli stessi investigatori – la struttura criminale avrebbe preso di mira inizialmente partite dei campionati Primavera e Primavera 2/Under 19, con l’obiettivo dichiarato nei dialoghi intercettati di “scalare” anche ai campionati professionistici.
Le intercettazioni
Le conversazioni acquisite dagli investigatori mostrano un gruppo che discute piani, cifre e possibili interlocutori in grado di dare credibilità all’operazione. In diversi passaggi Catanoso si presenta come promotore e organizzatore del progetto, vantando rapporti e conoscenze con arbitri di livello superiore per guadagnare fiducia nei confronti di potenziali finanziatori o “partner” delle combine.
Esempi significativi sono tratti dalle intercettazioni riportate nelle carte. Catanoso parla della stagione e degli obiettivi agonistici: «sempre il 17 agosto inizia la serie A... ed il 24 la serie…», e riferisce di aver «parlato con COSSO», indicato come arbitro di Serie A. In una conversazione del 2024 si discute apertamente di somme: «che gli prendi cinquemila euro che abbiamo risolto?... quanto campiamo noi con 5000 euro ragazzi!? 20 giorni?!»; in altri passaggi si evocano anche importi molto più grandi («500mila ti cambiano posizione»). Catanoso afferma di aver ottenuto, in passato, risultati favorevoli per conto di terzi: «sei su sette… non siamo BRT e Banana…», sostenendo di aver condizionato «il risultato di sei partite su sette». Per gli inquirenti, tali affermazioni assumono rilievo sul piano probatorio.
Viene ripetutamente evocata la figura di un arbitro di Serie A, Francesco Cosso, la cui presenza sarebbe stata utilizzata come elemento di garanzia verso altri soggetti, tra cui Giampiero Reale. Le carte precisano però che Cosso non risulta indagato.
Flussi anomali di scommesse e rapporti con ambienti criminali
Gli atti descrivono inoltre un «flusso anomalo di scommesse provenienti dalla Calabria» e la presenza nella rete di soggetti con vicinanze a consorterie criminali locali. Nelle conversazioni emerge la figura del cosiddetto «Barbiere» e riferimenti a tensioni e richieste di restituzione di denaro sorte dopo giocate perdenti, con toni che in alcuni casi sfiorano la minaccia fisica.
In una registrazione, durante una cena, “Il barbiere” avrebbe manifestato la sua irritazione per il mancato pagamento da parte di Reale e ipotizzato ritorsioni violente: «io se vado là o ce li dà o gli spacco le corna… ti faccio scomparire… mandavo due albanesi» — passaggi che, seppur gravissimi, devono essere valutati nel contesto più ampio dell’indagine.
Dinamiche interne al gruppo e metodi
Dalle conversazioni emerge una struttura in cui alcuni componenti spingevano per contatti e incontri con arbitri di livello superiore per ottenere garanzie, mentre altri mostravano maggiore prudenza. Catanoso è ritratto come il promotore più deciso; Giancarlo Fiumanò compare come interlocutore più cauto, che tenta di smorzare l’eccesso di ottimismo del sodale, evidenziando la difficoltà di ottenere denaro «senza nulla di concreto».
Il ricorso a incontri, trasferte e verifiche dopo la pubblicazione dei comunicati FIGC indica una pianificazione che cercava di coordinare tempi sportivi (raduni, riconferme arbitrali) e contatti extra-sportivi.
Stato delle posizioni e cautela giudiziaria
Negli atti pubblici e nelle carte dell’inchiesta, gli inquirenti attribuiscono ai soggetti indagati condotte finalizzate alla manipolazione di incontri e alla gestione di scommesse illecite. È importante ricordare che quanto emerge dalle intercettazioni e dagli atti investigativi costituisce materiale indiziario che dovrà essere vagliato nelle sedi giudiziarie competenti. Alcune persone citate nelle conversazioni, come Francesco Cosso, sono espressamente indicate come non indagate. Ogni giudizio definitivo sulle responsabilità spetta alla magistratura.
Le carte dell’operazione «Penalty» delineano – almeno nelle fasi iniziali – un tentativo organizzato di condizionare risultati sportivi nelle serie giovanili, con l’ambizione, secondo gli investigatori, di estendere il sistema verso categorie superiori. La presenza di flussi anomali di scommesse, le somme discusse e i riferimenti a rapporti con arbitri di livello rendono l’inchiesta particolarmente delicata per il mondo del calcio e per la giustizia sportiva.