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17/10/2025 ore 17.29
Cronaca

Processo “Nuova Narcos Europea”: otto condanne e cinque assoluzioni nel troncone ordinario

Il Tribunale di Palmi chiude il primo grado per i presunti affiliati alla cosca Molè. Pene fino a 21 anni per associazione mafiosa, estorsione e traffico di droga

di Redazione

Si è concluso oggi con otto condanne e cinque assoluzioni il troncone in rito ordinario del processo “Nuova Narcos Europea”, nato dall’operazione coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria ed eseguita dalla Squadra Mobile nel novembre 2021, che aveva portato all’arresto di numerosi presunti esponenti della cosca Molè di Gioia Tauro.

Il Tribunale collegiale di Palmi ha condannato:

Antonio Albanese a 21 anni di reclusione,

Ippolito Mazzitelli a 13 anni,

Giuseppe Dangeli a 12 anni,

Giuseppe Maria Baratta e Antonio Salerni a 10 anni e 6 mesi,

Giuseppe Ficarra e Teresa Salerni a 7 anni.

Assolti da tutti i capi d’imputazione: Ernesto Madaffari (difeso dagli avvocati Salvatore Staiano, Guido Contestabile e Gianfranco Giunta), Carmelina Albanese (difesa dagli avvocati Gianfranco Giunta e Salvatore Staiano), Gesuele Longordo (avv. Francesco Formica), Vincenzo Latino (avv.ti Guido Contestabile e Giovanni Piccolo) e Daniele Ficarra (avv. Davide Vigna).

L’operazione “Nuova Narcos Europea” aveva ricostruito, secondo gli inquirenti, un vasto sistema criminale gestito dalla cosca Molè, ritenuta ancora operativa nonostante precedenti operazioni di polizia e scissioni interne.

Le indagini, durate oltre due anni, avevano documentato un traffico internazionale di stupefacenti che avrebbe portato al sequestro di una tonnellata di cocaina proveniente dal Sud America via Spagna, oltre a una rete di estorsioni estesa dal mercato ittico di Gioia Tauro fino alla Lombardia e alla Toscana.

Elemento peculiare dell’inchiesta fu l’ipotesi secondo cui la cosca avrebbe impiegato sommozzatori specializzati per il recupero dei carichi di droga in mare, nei pressi del porto di Gioia Tauro.

L’operazione, che portò anche al sequestro di circa tre milioni di euro, mise in luce – secondo l’accusa – il ruolo delle nuove generazioni del casato mafioso, capaci di unire metodi tradizionali e strumenti tecnologici moderni nel controllo del territorio.