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15/07/2023 ore 14.30
Cronaca

Reggio, 15 luglio 1970 la prima vittima della rivolta per il capoluogo calabrese negato

Bruno Labate, ferroviere di 46 anni, fu ritrovato in via Logoteta il giorno dopo lo scoppio dei moti
di Redazione

di Vincenzo Imperitura – Quarantasei anni, frenatore nelle Ferrovie dello Stato, sposato e padre di un bambino di 9 anni, Bruno Labate viene ritrovato esamine da una pattuglia dei carabinieri poco prima di mezzanotte in via Lagoteta a Reggio Calabria.

È il 15 luglio del 1970, dalla prima seduta del neo eletto consiglio regionale che avrebbe dovuto tenersi negli uffici della Provincia a Catanzaro (seduta saltata per l’assenza di parte dei consiglieri eletti nel distretto di Reggio) sono passati solo due giorni, ma a Reggio la situazione è già precipitata, esplodendo in una protesta di popolo ancora libera dai “boia chi molla” che, da lì a qualche settimana, trascineranno la città in un incubo urbano lungo quasi un anno. 

Un incubo che alla fine farà registrare 5 morti, migliaia di feriti, quasi mille arresti e danni per miliardi di lire

Il 18 luglio è il giorno dei funerali di Bruno Labate, prima vittima dei “moti”, e in città la tensione si taglia a fette. Nulla però succede durante l’affollatissimo funerale celebrato, ironia della sorte, in una chiesa vicinissima all’attuale sede del Consiglio regionale. E nulla succede durante il lunghissimo corteo a cui partecipa buona parte della cittadinanza che accompagna la salma verso il cimitero di Condera attraversando le vie del centro. Ma è solo questione di tempo. 

Poco dopo le 13 infatti centinaia di reggini convergono davanti agli uffici della questura prendendola d’assalto. 

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