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14/07/2025 ore 13.52
Cronaca

Reggio, 54 arresti nell’operazione “Arangea bis – Oikos”, maxi blitz contro il narcotraffico internazionale - VIDEO

Smantellate due organizzazioni criminali attive tra l’Italia e l’estero. Sequestrati 117 kg di cocaina e oltre 480mila euro in contanti. La conferenza stampa in Prefettura
di Anna Foti

È scattata alle prime luci dell’alba l’operazione “Arangea bis – Oikos”, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, diretta dal dott. Giuseppe Lombardo, che ha visto impegnati oltre 250 operatori della Polizia di Stato, Carabinieri e Guardia di Finanza.

Il maxi blitz ha portato a 54 arresti e a 28 indagati in stato di libertà, disarticolando due distinte associazioni per delinquere finalizzate al traffico internazionale e allo spaccio di sostanze stupefacenti.

Le indagini, sviluppate tra il 2021 e il 2024, hanno consentito di ricostruire due diverse associazioni per delinquere specializzate, una, nello spaccio al dettaglio nei territori di Reggio Calabria, Villa San Giovanni e Gioia Tauro, l’altra, nell’importazione di cocaina, hashish e marijuana da Ecuador, Spagna, Germania, Olanda e Belgio sfruttando il porto di Gioia Tauro come hub strategico.

Durante le investigazioni, che si sono avvalse delle più moderne tecnologie, gli uomini della Guardia di Finanza, della Polizia di Stato e dell’Arma dei Carabinieri hanno posto sotto sequestro denaro contante e centinaia di kg. di stupefacente.

Il personale della Polizia di Stato in servizio al Commissariato di P.S. di Villa San Giovanni e i militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza hanno svolto, a partire dall’anno 2021, sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria – un’articolata e complessa attività investigativa che ha permesso di delineare i contorni di un’associazione a delinquere dedita alla detenzione ai fini di spaccio, alla messa in vendita, alla cessione, distribuzione, commercio e trasporto di sostanza stupefacente.

Le indagini hanno permesso di documentare una frenetica, capillare e quotidiana attività di spaccio di sostanze stupefacenti del tipo cocaina e marijuana posta in essere con spregiudicatezza attraverso una fitta rete di clienti abituali e fornitori, nonché l’acquisto e la vendita di importanti quantità di stupefacente che veniva poi rivenduto sul territorio calabrese ed anche su quello siciliano.

L’attività investigativa ha coinvolto, a vario titolo, un totale di 52 soggetti ed ha permesso di raccogliere gravi indizi di colpevolezza nei confronti di 35 di loro che proprio per questo motivo sono stati destinatari dell’Ordinanza di Custodia Cautelare eseguita, questa mattina, alle prime luci dell’alba.

Dalle prime indagini effettuate emergeva che il promotore aveva utilizzato quale base operativa dell’organizzazione, prima del suo trasferimento, un domicilio ubicato nella città di Reggio Calabria, successivamente la sua residenza. Fin da subito, venivano documentati i suoi frequenti spostamenti su Reggio Calabria.

Tale scelta si procedeva necessaria per l’uomo in quanto, nell’ambito del procedimento penale, al fine di non causare degli arresti domiciliari, veniva sottoposto, seppur libero di circolare, all’obbligo di dimora. Lo stesso, nonostante ciò, ha continuato le sue condotte illecite.

Le indagini condotte hanno consentito infatti di accertare che l’uomo dall’interno della sua abitazione continuava a rifornire di sostanza stupefacente, nelle quantità di volta in volta richieste, altri soggetti collocati in regime di custodia cautelare o arresti domiciliari.

L’organizzazione criminale, nel tempo, si è strutturata come una vera e propria impresa, con una delineazione delle funzioni di ciascun componente e con una distinzione gerarchica tra promotore, organizzatori e sodali, il tutto con una finalizzazione comune: il raggiungimento dell’obiettivo criminoso.

Lo sviluppo di questo impianto investigativo ha avuto attraverso:

L’organizzazione disponeva di una fitta rete di soggetti operativi sul territorio calabrese e siciliano, che provvedevano, a titolo esemplificativo ma non esaustivo:

L’attività di spaccio veniva svolta anche mediante l’utilizzo di autovetture per l’esecuzione delle consegne, con precise direttive impartite dal promotore del sodalizio.

L’organizzazione era capillarmente distribuita e perfettamente strutturata in ruoli e competenze.

Piattaforma logistica dell’organizzazione era determinata dalla rete di procacciamento e trasporto della sostanza stupefacente, che si articolava tra intermediari, corrieri, distributori, autisti, depositari e grossisti. Elemento cardine dell’attività del sodalizio era proprio il reinvestimento dei guadagni derivanti dallo spaccio in ulteriori acquisti di droga da immettere sul mercato illegale.

L’interesse strategico della piattaforma logistica era evidente anche nella scelta dei luoghi fisici utilizzati per i nascondigli, per gli incontri tra i membri e per l’occultamento della sostanza. In particolare, venivano utilizzati box auto, abitazioni private e veicoli intestati a soggetti terzi, difficilmente riconducibili ai reali utilizzatori.

Gli appartenenti all’organizzazione agivano con una metodologia prudente e collaudata, evitando contatti diretti e prediligendo lo scambio di denaro e droga in luoghi appartati. L’elemento relazionale era determinante: i capi dell’organizzazione si avvalevano di una rete di sodali leali ed affidabili, ai quali delegavano compiti operativi. La durata delle conversazioni non permetteva quasi mai di accertare che detto luogo fosse oggetto di un appuntamento, e ciò emergeva chiaramente dall’analisi delle intercettazioni ambientali e telefoniche, che, insieme al pedinamento e alla localizzazione GPS delle auto, hanno permesso di documentare e ricostruire con esattezza i vari movimenti.

La sostanza stupefacente veniva suddivisa in dosi presso luoghi di detenzione, provvedendo anche al confezionamento delle stesse.

Il pagamento delle dosi spettava ai clienti più affezionati solo dopo aver avuto la disponibilità dello stupefacente e non al momento della consegna, a conferma del rapporto fiduciario tra pusher e consumatore.

Gli acquirenti si recavano in precisi punti di spaccio, riconoscibili per la presenza costante di alcuni soggetti che fungevano da vedette. I pusher, solitamente a bordo di autovetture, riuscivano a eludere i controlli delle Forze dell’Ordine grazie a un’organizzazione meticolosa e fluida.

La piattaforma logistica, articolata e perfettamente congegnata, permetteva la detenzione e distribuzione capillare di hashish, cocaina e marijuana, e i proventi dello spaccio alimentavano l’intera catena.

Proprio così sono stati ricostruiti gli equilibri che regolavano le zone cittadine in cui avvenivano le cessioni e che vedevano coinvolti soggetti anche molto giovani. In particolare, l’analisi dei tabulati telefonici ha confermato che il pagamento delle dosi veniva effettuato anche a distanza e che le somme corrisposte venivano investite nell’acquisto di nuove partite di droga.

Le perquisizioni effettuate nel corso delle indagini hanno portato al sequestro di dosi di hashish, cocaina e marijuana, oltre che al ritrovamento di materiale utile al confezionamento.

I promotori dell’attività di spaccio lessicale e le figure apicali del gruppo, proprio per non destare sospetto, non portavano con sé la sostanza né si esponevano direttamente. I loro contatti con i vari soggetti venivano registrati anche all’interno di autovetture che utilizzavano sistematicamente e nella cui intercapedine venivano occultate le dosi pronte per la cessione.

Proprio in uno di questi veicoli sono stati sequestrati due involucri in cellophane di sostanza stupefacente del tipo marijuana.

Dallo sviluppo delle indagini è emerso che l’associazione operava attraverso precise direttive impartite dal promotore del gruppo criminale, il quale si interfacciava direttamente con i sodali pianificando le attività e stabilendo ruoli e compiti.

Il promotore era coadiuvato da un gruppo ristretto di soggetti, con i quali condivideva i rapporti privilegiati con fornitori esterni di sostanze stupefacenti. I sodali gestivano i rapporti con gli acquirenti, svolgendo il ruolo di anello intermedio tra chi forniva e chi acquistava.

Gli appartenenti all’organizzazione si servivano anche di strumenti di comunicazione criptati per evitare l’intercettazione delle conversazioni. I sodali più esperti, con un ruolo organizzativo, impartivano ordini alle figure più giovani o meno esperte, incaricate delle mansioni operative interne all’organizzazione.

Nel corso delle indagini, inoltre, sono state documentate conversazioni da cui emergeva la disponibilità di armi da parte dei promotori e dei sodali. Per l’attività di riscossione dei crediti, oltre che per la commissione di altri reati connessi allo spaccio, venivano minacciati o aggrediti i soggetti debitori.

L’analisi dei contatti, incrociata con i dati tecnici, ha permesso di ricostruire la struttura gerarchica dell’organizzazione. Ciascun sodale era consapevole del proprio ruolo e dell’obiettivo comune.

Le perquisizioni domiciliari hanno permesso di rinvenire e sequestrare ulteriore sostanza stupefacente già confezionata e pronta per la cessione, bilancini di precisione, denaro contante, appunti contabili, nonché materiale per il confezionamento delle dosi.

Al termine dell’attività sono stati più di 150 i capi di imputazione contestati ai soggetti coinvolti. Di questi si riportano i più gravi:

L’operazione odierna rappresenta lo sviluppo investigativo dell’attività denominata “Arangea”, culminata il 27 maggio 2024.

Sull’input e sotto la direzione della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, l’operazione, condotta dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Reggio Calabria e del Reparto Operativo, coadiuvati anche dai reparti speciali – tra cui il Raggruppamento Operativo Speciale – ROS, ha interessato il territorio metropolitano di Reggio Calabria, nonché le province di Catania, Napoli e Cosenza. Speciale supporto operativo è stato fornito anche dal personale della Questura di Reggio Calabria, della Polizia Stradale e del Comando Provinciale della Guardia di Finanza.

Nel complesso, sono 52 soggetti raggiunti da misura cautelare: 35 in carcere, 15 agli arresti domiciliari e 2 con obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria. I soggetti, a vario titolo, sono gravemente indiziati dei delitti di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione e spaccio, riciclaggio ed estorsione aggravata dal metodo mafioso.

L’odierna attività si colloca nell’ambito di un articolato filone investigativo avviato nel 2021, che disvelava l’esistenza di una struttura criminale solida e ben organizzata, con ramificazioni internazionali e legami accertati con esponenti delle cosche mafiose locali.

Un’organizzazione transnazionale e ben strutturata

L’indagine, sviluppata tra il 2021 e il 2024, ha permesso di disarticolare una struttura criminale fortemente organizzata e radicata nel territorio, che vedeva la partecipazione anche di soggetti legati a storiche cosche di ’ndrangheta, finalizzata all’importazione di cocaina, hashish e marijuana da Paesi come Ecuador, Spagna, Germania, Olanda, Belgio e Albania, tramite rotte consolidate e contatti diretti con fornitori stranieri.

Il porto di Gioia Tauro era stato individuato come hub strategico attraverso il quale far transitare consistenti quantitativi destinati allo smercio sul territorio.
L’aderenza logistica del porto, la sua estensione e la possibilità di stazionare indisturbati lungo le banchine venivano sfruttate per scaricare rapidamente la merce e nasconderla nel retro dei container, tenuto conto delle unità ritirate.

L’efficacia tecnologica, l’uso di cifrati e il controllo del territorio

Le indagini hanno anche svelato un complesso sistema di deleghe dei proventi del narcotraffico, che prevedeva spostamenti di denaro nelle aree Roma, dove un gruppo specializzato composto da soggetti di etnia cinese collocava ingenti somme nei circuiti economici attraverso operazioni illecite. A seguito di controlli investigativi, gli indagati utilizzavano sistemi di messaggistica criptata, come la piattaforma SkyEcc, ormai ricorrente in contesti criminali di alto livello.

Due degli arrestati odierni, già sottoposti alla misura degli arresti domiciliari, erano soliti ricevere la sostanza all’interno delle proprie abitazioni, confezionarla e cederla ai vari clienti. I due si avvalevano anche della collaborazione delle rispettive madri che, all’interno dell’appartamento, avevano il compito di avvisare l’arrivo dei clienti e coprire le attività di spaccio. Il sistema era perfettamente rodato.

I riscontri: contanti e patrimoni illeciti

L’efficacia investigativa ha trovato riscontro in importanti sequestri già effettuati nel corso dell’indagine. In particolare, sono stati rinvenuti 117 kg di cocaina, nascosti all’interno di un’autovettura; 2 pistole, entrambe con matricola abrasa; diversi proiettili; oltre 200.000 euro in contanti, nonché documentazione contabile riconducibile all’attività di spaccio.

È stato inoltre documentato un grave episodio di estorsione aggravata dal metodo mafioso. Alcuni degli arrestati, attraverso pressioni e intimidazioni, avrebbero costretto un imprenditore della zona di Roccaforte del Greco a un appalto da 25.000 euro per la realizzazione di una strada per l’accesso all’organizzazione a “la ‘Biga’ del Piana” – sottare alle loro richieste evidentemente illecite – costringendolo a cedere macchinari e strumenti da lavoro.
L’attività imprenditoriale che aveva esercitato come raccordo tra le varie cosche della provincia che suddividevano con estrema precisione i vari territori di competenza.

L’efficacia investigativa ha trovato riscontro in importanti sequestri già effettuati in corso di indagine. In particolare, sono stati rinvenuti 117 kg di cocaina, nascosti all’interno di un autoarticolato appena uscito dal porto di Gioia Tauro, e 483.000 euro in contanti, occultati nel sito di stoccaggio individuato a Reggio Calabria.

Lo stupefacente era abilmente occultato in un cavone dell’autoarticolato fermato dai carabinieri fuori dal porto di Gioia Tauro. Tale metodologia è stato anche un segno distintivo del modus operandi degli indagati, i quali in più riprese si procuravano mezzi abilmente modificati al fine di trasportare in sicurezza la sostanza stupefacente.

La disponibilità di armi

È stato inoltre accertata, l’ampia disponibilità di armi, anche da guerra, pronte ad essere utilizzate in caso di criticità e fibrillazioni nella gestione di traffici di droga e per tutelare gli interessi economici dell’associazione.

I sequestri preventivi

Contestualmente all’esecuzione delle misure cautelari personali, i Carabinieri hanno dato esecuzione a un decreto di sequestro preventivo su beni immobili, mobili, società e conti correnti e rapporti finanziari, per un valore complessivo stimato in 1,5 milioni di euro, colpendo in modo significativo il patrimonio accumulato dall’organizzazione criminale.

Si tratta di due società che gestiscono un bar e un ristorante nonché del 50% delle quote di una società attiva nella gestione ed elaborazione dati e 5 tra autoveicoli e motoveicoli nella disponibilità degli indagati, patrimonio ritenuto illecitamente acquisito con proventi delle attività delittuose. Ma nel corso delle indagini veniva già sottoposta a sequestro un’importante società attiva nella produzione e commercializzazione di agrumi.

Si ribadisce che il procedimento penale è in fase di indagini preliminari e sono fatte salve quindi le diverse valutazioni nelle fasi successive.