Reggio in corteo contro la 'Ndrangheta: «Il silenzio è l’ossigeno delle mafie» - FOTO
Un corteo rumoroso, vivo, determinato. Per rompere il silenzio che uccide due volte. Per dire che la memoria non è commemorazione, ma scelta quotidiana. Sabato pomeriggio Reggio ha fatto sentire la sua voce per le strade del centro, in un’iniziativa promossa dal Clan Déjà-Vù del gruppo scout AGESCI Reggio Calabria 7, insieme a Libera, alle zone scout Fata Morgana e Terra del Bergamotto e al collettivo universitario New Deal.
Una marcia che ha attraversato la città – da Piazza De Nava a Piazza Duomo, passando per Piazza Italia e Piazza Camagna – portando con sé tamburi, fischietti, cartelli, nomi. Contro ogni assuefazione.
«Il silenzio è l’ossigeno delle mafie», hanno ricordato più volte gli organizzatori. Per questo il corteo ha scelto di essere rumoroso. Per questo ha scelto di nominare ad alta voce i nomi di Angela Costantino, Bruno Clobiaco, Antonino Scirtò, Daniele Polimeni.
«Il 30 marzo 2005 – ha raccontato il padre di Daniele – abbiamo trovato la sua macchina bruciata. Il primo aprile, il corpo. Bruciato vivo. Aveva 22 anni. E da allora, nessuna verità, nessuna giustizia. Solo silenzio». La sua testimonianza ha segnato uno dei momenti più intensi della manifestazione. Non per commuovere, ma per ricordare con forza che quella ferita è ancora aperta.
«Quello che stiamo facendo oggi è dare voce a chi non deve essere dimenticato – ha spiegato Valeria Meduri, ascolta del Reggio 7 –. Ci sono storie che mettono paura solo a nominarle. Come quella di Angela Costantino, per cui la verità è emersa dopo diciotto anni. O come quella di Daniele, di cui ancora non sappiamo nulla. Ma noi non vogliamo accettare che tutto resti così. Questo corteo serve a svegliare le memorie della città e le coscienze. A educarci a essere presenti, a prenderci cura della giustizia. Anche solo camminando insieme».
Su 1101 vittime innocenti delle mafie ricordate quest’anno da Libera il 21 marzo a Trapani, 191 sono calabresi. E di queste, ben 131 appartengono alla provincia di Reggio Calabria.
Eppure, come ha ribadito Mario Nasone, ex presidente di Libera Reggio, «se ne parla pochissimo». Proprio da qui nasce l’urgenza di portare i nomi in strada: «I ragazzi hanno fatto un lavoro importante. Hanno cercato storie, volti, nomi. Lo hanno fatto partendo dai loro quartieri, come San Brunello. È questo il segno che la memoria non è una formula, ma un atto civile. Don Italo Calabrò lo diceva con chiarezza: la ’ndrangheta non ha bisogno di complici, ma di assenti. Oggi Reggio ha scelto di esserci».
La manifestazione si è chiusa in Piazza Duomo con un momento di riflessione collettiva. Nessuna retorica, nessun palco. Solo parole nette, sguardi, consapevolezza. E un messaggio che si è fatto coro: non bisogna dimenticare, bisogna scegliere ogni giorno da che parte stare.