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22/01/2025 ore 07.30
Cronaca

Reggio, piazza del Popolo tra storia e prospettive: dal comizio di Mussolini al grande mercato popolare. E adesso?

Pare prepararsi a cambiare destinazione lo slargo nella zona nord della città, tra i popolosi quartieri di Santa Lucia e Tremulini. Una prospettiva nuova che sta facendo discutere, dettata dall'intenzione del Comune di mettere in campo un progetto di riqualificazione complessiva di tutta l'area
di Anna Foti

Una città e la sua storia. Una città e le sue piazze.

Ogni piazza con le sue mille e più vite che attraversano la Storia.

Ogni città chiamata a custodire ma anche a cambiare, a preservare la storia ma anche a scriverne il seguito. I cambiamenti sono inevitabili. Occorre interpretarli e assumere delle decisioni. Occorre governarli con lungimiranza e rispetto. In democrazia le scelte non accontentano tutti ma certamente tutti devono poter partecipare e devono sentirsi coinvolti. Per il resto c’è la maggioranza.

La piazza nel tempo

Piazza del Popolo a Reggio Calabria è certamente un luogo in cui la complessità della storia e del tempo che passa si condensano. Da piazza delle Adunate fasciste è divenuta un luogo di grande importanza storica e sede di una vasta area mercatale. Accanto insiste il complesso architettonico De Mojà costruito negli anni Trenta, in pieno Ventennio. Del complesso fa parte l’edificio dove oggi ha sede della sezione staccata del Tar della Calabria, un tempo la casa del Fascio che Mussolini nel 1939 venne a inaugurare in pompa magna.

Nato per ospitare la caserma dei Giovani Fascisti, con palestre sportive, con la visita di Mussolini del 1939 il complesso fu adibita a sede dei Fasci di combattimento. La piazza delle Adunate, divenne piazza 31 marzo poi, e fino ai giorni nostri, piazza del Popolo.

Venti di cambiamento

Questo frangente storico spinge verso un profondo cambiamento in cui le prospettive che sembravano ineluttabili e immodificabili per questo spazio, mutano di nuovo. Questa volta a metterle in discussione non è la caduta di un regime dittatoriale, evento epocale ma per certi versi più lineare nelle sue conseguenze, ma la decisione dell’Amministrazione comunale chiamata a gestire i beni comuni nell’interesse della collettività, quindi nell’interesse generale e non particolare.

Il Capodanno Rai e la sperimentazione della destinazione ad area parcheggio, in una città in cui servono anche e molto i parcheggi, poi prorogata in costanza dei saldi hanno delineato una nuova possibile vita per questo slargo. Una prospettiva, coerente con l’intenzione del Comune di mettere in campo un progetto di riqualificazione complessiva di tutta l’area. Un’intenzione che sta facendo discutere.

La decisione

Dopo l’epifania, il sindaco Giuseppe Falcomatà annuncia sui social che la destinazione temporanea a parcheggio della piazza sarà momentaneamente mantenuta, dichiarando che «Il mercato non ha più motivo di esistere. Come piazza Duomo, come piazza Italia, come piazza De Nava, come il Tempietto, come il Parco Urbano del Rione Marconi, come la piazza del Soccorso, come via Mercalli, come la Fiera di Pentimele, anche piazza del Popolo merita una nuova vita. In linea con la sua storia e con lo sguardo rivolto al futuro».

Dichiarazioni che hanno preceduto di una settimana la delibera di giunta approvata all’unanimità che dispone la sospensione del mercato fino al prossimo giugno. Dichiarazioni alle quali il sindaco continua ad affidarsi senza aggiungere altro, finanche ieri mattina in commissione Controllo e Garanzia dello stesso consiglio Comunale dove, seppure convocato, non ha presenziato.

Una decisione che impatta bruscamente sulla vita di decine di venditori ambulanti che, in un’epoca in cui a trionfare non sono i fasci e nazionalismi violenti ma la precarietà e la mancanza di lavoro, si sono ritrovati, senza neanche tanto preavviso, privati del luogo in cui guadagnare il necessario (forse neanche) per sopravvivere. Guadagnare per sopravvivere legittima che ciò si faccia nell’illegalità? Ecco la sottile linea di confine (ce n’è sempre una) lungo la quale camminare dovendo compiere una scelta per tentare di restare in equilibrio.

La verifica e la doppia verità

L’attività di verifica condotta da Hermes per conto dell’amministrazione comunale reggina, in merito ai necessari titoli per occupare ed esercitare la vendita e alla regolarità contributiva, ha comportato la revoca di 32 autorizzazioni e ha restituito la fotografia di una piazza in cui, a fronte di due soli operatori in regola, la cui tutela passa anche da un serio contrasto all’abusivismo e per i quali si è provveduto a nuova collocazione, 48 posti dovrebbero essere liberi. Si legge nella delibera approvata all’unanimità lo scorso 13 gennaio dalla giunta comunale che «nonostante il limitatissimo numero di operatori autorizzati, Piazza del Popolo è quotidianamente occupata da venditori abusivi; la sopra citata situazione rende difficile il controllo da parte delle forze dell’ordine e determina degli elevati costi di gestione all’Amministrazione Comunale (raccolta e smaltimento dei rifiuti abbandonati, pulizia dell’area)».  

Un abusivismo che, con tutto il rispetto per la recente attività di verifica e accertamento, è stato però per anni evidentemente tollerato, contribuendo a consolidare la convinzione che nulla sarebbe cambiato. E invece qualcosa sta cambiando. Ma non è l’unica lettura dei fatti.

Già nella precedente seduta della commissione Controllo e Garanzia, la questione si era mostrata più articolata e complessa. Giovanbattista Pellegrino, decano di Piazza del Popolo aveva spiegato che «gli abusivi li ha creati questa amministrazione, perché dal 2018 i 35 vincitori del bando ancora aspettano l’assegnazione del posto. Senza formale assegnazione, quale pagamento? Avuto il nostro parcheggio, avremmo pagato. Quindi non è vero che sono solo due gli operatori in regola. Saremmo stati trentacinque in regola». Dunque abusivi, ma solo per l’occupazione del suolo. Una situazione dovuta a omissioni e ritardi dell’amministrazione. Questa le versione degli operatori senza più la piazza dove vendere, almeno fino a giugno.

Le polemiche e il gesto estremo

La scelta di non consentire, seppure temporaneamente, l’attività mercatale, sta già generando polemiche che hanno e avranno strascichi ed è già stata segnata dal drammatico gesto di un venditore ambulante che ha tentato di darsi fuoco due giorni dopo l’annuncio social del sindaco.

Sospeso il mercato più popolare della città fino a giugno con possibilità di regolarizzarsi ma per operare in altra zona. Adesso parcheggi. E dopo? Quale sarà l’effettivo futuro di questa piazza?

Abbiamo chiesto ai lettori di pronunciarsi scegliendo una tra tre opzioni: eventi culturali e concerti, mercato storico, per una parte il mercato e per un’altra un parcheggio. A maggioranza (66%) propendono per location per concerti ed eventi, ai quali per altro è stata già destinata in questi anni, in costanza del mercato mattutino.

Il complesso architettonico razionalista di De Mojà

Piazza del Popolo, situata nella zona nord della città, tra i popolosi quartieri di Santa Lucia e Tremulini, con la sua pianta a forma di trapezio, insiste su un’area più ampia e per altro soggetta a vincolo storico che il progetto di restyling annunciato dall’amministrazione comunale dovrà tenere in debito conto, dialogando con Demanio e Soprintendenza, con per altro già fatto anche in altre occasioni.

Essa confina con il complesso di edifici di inconfondibile architettura razionalista, rappresentativa del Ventennio, progettato dall’architetto e ingegnere reggino Flaminio Giuseppe De Mojà nel 1935. Tale complesso ospita anche la sede la sezione staccata del Tar di Reggio.

«Ancora non è stata ancora cambiata la destinazione d’uso dell’area. Sicuramente non sarà solo un parcheggio se sarà un parcheggio». A dirlo nel corso della prima seduta della Commissione Controllo e garanzia sul tema è stato il consigliere Peppe Sera, ricordando ai colleghi che in altre Commissioni questo tipo di valutazioni sono state già affrontate, compresa l’idea di chiedere al Tribunale di liberare lo stabile che ospita la sezione staccata del Tar, tribunale amministrativo regionale, la cui sede centrale è naturalmente a Catanzaro. Sede distaccata che, non più tardi di un decennio fa, è stata dal territorio difesa quando si è era profilata l’ipotesi di chiuderla.  

La prospettiva di un altro ufficio giudiziario in cerca di altra una sede non è davvero incoraggiante anche perchè non sarebbe l’unico se pensiamo alla situazione di precarietà in cui già versano il tribunale per i Minorenni, la sede dell’ufficio di Servizio Sociale per Minorenni, la procura Generale presso la corte d’appello e il Giudice di pace a Reggio Calabria.

Piazza del Popolo e il Tar

Della collocazione all’interno di un’area del tutto peculiare è consapevole la stessa sezione del Tar che lo scorso anno ha inteso aprire le porte alla cittadinanza in occasione di una sorta di Open day in cui raccontare la storia dell’edificio, alla presenza di esperti del mondo accademico e dei familiari dell’architetto De Mojà.  

«In un Paese in cui molti uffici giudiziari non hanno una sede, grazie a questo bene demaniale, provvedendo noi alla sola manutenzione, possiamo fruire di questi locali che hanno anche una notevole valenza storica. Un valore aggiunto che auspichiamo possa far sentire questo tribunale parte della comunità». È quanto in quella occasione aveva sottolineato Caterina Criscenti, presidente della sezione staccata del tribunale amministrativo regionale di Reggio Calabria.

Un’apertura al contributo identitario e storico della città dimostrata anche dalla sinergia messa in campo dallo stesso Tar reggino con l’accademia di Belle Arti per il restauro, nel contesto di un cantiere scuola, del mosaico interno all’arengario monumentale, il podio dal quale Benito Mussolini nel 1939 pronunciò il suo discorso alla città, al fine di recuperarlo, conservarlo e renderlo fruibile alla collettività. Un’operazione che ha fatto il paio con la consegna per uso governativo, avvenuta sempre lo scorso anno, a favore del Tribunale Amministrativo Regionale da parte dell’agenzia del Demanio, della porzione immobiliare denominata Ex Torretta.

Contestualmente il demanio ha anche consegnato in uso governativo due piani (uno inutilizzato e l’altro abusivamente occupato) di uno stabile sempre dell’articolato complesso De Mojà per consentire la permanenza dell’ufficio del Segretariato Regionale del ministero della Cultura nella città di Reggio Calabria. Scelte che attestano la volontà di custodire la storia, ottimizzando l’utilizzo dei beni e aprendo spazi alla comunità. Esperienze di cui occorre tenere conto in quella che sarà la nuova visione.

La storia del Ventennio

Piazza del Popolo è ancora oggi circondata da sculture tipiche del Ventennio, che richiamando i Fasci di combattimento e l’associazione nazionale Combattimenti, erano funzionali alla propaganda del regime. Alcune sono oggi vandalizzate. Spicca il pulpito in pietra scura che si affaccia sull’ampia piazza. È quello dal quale Benito Mussolini, il 31 marzo del 1939 pronunciò il suo discorso dinanzi alla piazza gremita in occasione dell’inaugurazione della casa del Fascio che nel complesso aveva sede. In Italia e nelle colonie, tra quelle costruite ex novo e quelle allestite in edifici già esistenti, introducendo simboli e altri elementi della propaganda fascista, la case del Fascio erano circa 11mila.

Sul lato del pulpito vi sono i tre bassorilievi forgiati dallo scultore del Ventennio Celestino Petrone e ispirati a scene di combattimento.

Un’aquila monumentale littoria in marmo bianco era collocata su di esso, rivolta verso la piazza, verso il popolo. Quale segno della Storia e, dunque dal valore incontestabile, è rimasta al suo posto ben oltre la caduta del Fascismo del 1943 e fino agli anni Novanta, quando Falcomatà padre la rimosse per motivi di restauro. Resta un mistero perchè non sia stata più ricollocata. Neppure si sa dove sia, ammesso che esista ancora.

Era sopravvissuta anche all’ondata di rimozione che aveva attraversato il Paese e che si era riverberava pure sui segni di quella architettura visiva, parlante e quindi propagandistica. A Reggio Calabria fu rimossa dalla casa del Fascio la scritta “Dux” sulla torre Littoria, all’angolo tra via Roma e viale Amendola. E anche l’acronimo “Pnf” apposto all’ingresso. Molto però è rimasto e va preservato perché la storia non si rinnega ma si conosce e si riconosce.

Di quella storia è pregna piazza del Popolo, rientrata nel corso del tempo anche in un circuito mercatale essenziale per la comunità e anch’esso in attesa di una attività di profondo riordino. Una storia di cui la Piazza resta custode chiamando tutti, attori istituzionali e cittadinanza, al suo rispetto e alla giusta considerazione anche dei cambiamenti susseguitisi nel tempo.