Russia alle porte di Sumy, Lavrov accusa l'Occidente
La tensione si alza nel nord dell’Ucraina, dove secondo il Wall Street Journal la Russia avrebbe concentrato circa 50. 000 soldati a meno di 20 chilometri da Sumy, capoluogo dell’omonima regione. L’obiettivo dichiarato da Mosca è la creazione di una “fascia di sicurezza” a tutela della regione russa di Kursk, già coinvolta in incursioni da parte delle forze di Kiev.
Dieci giorni fa, al Forum economico di San Pietroburgo, Vladimir Putin aveva dichiarato di non escludere un’azione militare su Sumy, nonostante non fosse tra gli obiettivi ufficiali. Con un rapporto di forze di 3 a 1 a favore dei russi, la città potrebbe essere al centro della prossima offensiva.
La diplomazia si muove, ma la guerra prosegue
Intanto, a sorpresa, è giunto a Kiev il ministro degli Esteri tedesco Johann Wadephul, che ha accusato Putin di voler ottenere una resa totale da parte dell’Ucraina, non un negoziato. Sulla stessa linea anche il ministro italiano Antonio Tajani, che ha dichiarato a Canale 5: «Putin non vuole la pace, continuerà la guerra. Nessun cessate il fuoco prima del 2025».
In controtendenza invece Donald Trump, secondo il quale i bassi prezzi del petrolio potrebbero spingere Mosca verso una tregua.