Sovraffollamento a Locri, Laureana e Arghillà, dove manca anche personale. Pure a San Pietro sanità e trattamenti in affanno
L'analisi dell'osservatorio Carceri dell'unione Camere penali italiane per voce del responsabile nazionale, l'avvocato reggino Gianpaolo Catanzariti. Gli istituti penitenziari di Reggio sotto la lente nell'ambito dell'iniziativa Ristretti in agosto 2025
Il tasso di sovraffollamento delle carceri in Italia supera il 130%. E la Calabria non è da meno. La percentuale del 130% è proprio quella registrata nel carcere di Arghillà, dove sono sempre più frequenti i disordini e gli agenti (di numero inferiore a quelli che dovrebbero essere in servizio) delle polizia penitenziaria aggrediti. E Arghillà non è neanche il carcere più sovraffollato. Il picco di oltre il 167% si raggiunge a Locri e il 160% a Castrovillari.
Corte dei Conti, è reggino il carcere più sovraffollato della Calabria: a Locri 41 detenuti oltre la capienza - VIDEOI dati, aggiornati allo scorso settembre, sono illustrati in occasione nella nuova puntata del format A tu per tu pubblicata oggi alle ore 18, dall'avvocato reggino Gianpaolo Catanzariti, responsabile dell'Osservatorio Carceri dell'unione Camere penali italiane, ospite negli studi del Reggino.it.
Il sovraffollamento
«In Calabria dopo Locri e Castrovillari, le carceri di Laureana di Borrello e Paola superano di poco il 130%. Tra il 120 e il 125% si attestano le carceri di Palmi, Cosenza e Rossano. Il vetusto carcere Panzera di Reggio si attesta sul 119% mentre Vibo 105%, Crotone 104% e Catanzaro 101%. Questi sono i numeri del sovraffollamento in Calabria – spiega l'avvocato Catanzariti – dove la popolazione detenuta supera le 3mila presenze, 3040 per l'esattezza, a fronte dei 2564 posti disponibili effettivamente.
Occorre, infatti, tenere conto che i posti regolamentari sulla carta, non sono tutti disponibili nei fatti.
Ad Arghillà, per esempio, su 294 posti regolamentari, 13 non sono disponibili mentre i detenuti sono 364. Anche al Panzera di Reggio su 180 posti regolamentati, 13 non sono disponibili, mentre i detenuti totali sono 199».
Ma non è il sovraffollamento l’unico problema delle carceri. La carenza del personale in Calabria è anche questione particolarmente critica.
«Le carenze riguardano gli agenti di polizia penitenziaria. Effettivamente in Calabria sono in servizio 1379 agenti. Dovrebbero però essere in 1782. Manca anche il personale amministrativo, gli educatori, figure chiave nel percorso trattamentale di rieducazione, fine ultimo e imprescindibile della detenzione», mette ancora in luce l'avvocato Gianpaolo Catanzariti snocciolando poi una serie di dati.
La carenza di personale
«Ad Arghillà a fronte dei 164 agenti previsti, ve ne sono in servizio solo 137. Gravi carenza anche a Palmi dove su 131 previsti 110 sono in servizio, a Vibo con 224 agenti su carta e 190 in servizio e a Catanzaro con 419 previsti e 353 in servizio.
Solo un agente di scarto a Reggio su 145 previsti 144 in servizio e a Locri su 73 previsti 72 servizio. Ecco il quadro negli altri istituti penitenziari: Laureana su 37 previsti 35 sono in servizio, a Crotone su 75 previsti 71 sono in servizio, a Paola su 112 previsti 105 sono in servizio, a Cosenza su 154 previsti 143 sono in servizio, a Castrovillari su 113 previsti 108 sono in servizio, a Rossano su 139 previsti 116 in servizio». È quanto illustra ancora l'avvocato reggino Gianpaolo Catanzariti, responsabile dell'Osservatorio Carceri dell'unione Camere penali italiane.
Carenze rispetto alle quali, specie con riferimento al carcere di Arghillà dove la tenuta appare quotidianamente messa a prova, erano stati annunciati nuovi innesti di cui non poi si è avuto più notizia alcuna. Carenze che di fatto compromettono seriamente la sicurezza all'interno degli istituti, pregiudicando anche il percorso trattamentale e la funzione rieducativa della pena alla quale sottende, come disposto dalla Costituzione, la detenzione.
Ristretti in agosto 2025
L'attività dell'osservatorio Carceri dell'unione Camere penali italiane si concretizza, per altro attraverso le visite negli istituti di tutta Italia, dunque anche in Calabria dove è stata condotta anche quest'estate, l'iniziativa "Ristretti in agosto".
L'Osservatorio Nazionale Carcere, è stato in visita lo scorso 24 luglio 2025 nelle carceri di Arghillà e San Pietro. «Le peggiori condizioni sono state rilevate nel plesso di Arghillà, con celle sovraffollate e poco organico all’interno dei reparti. Concretamente difficoltoso gestire un numero così elevato ed eterogeneo di detenuti con poche unità interne. Sono emerse gravi difficoltà sul fronte trattamentale, necessitando di un’implementazione del numero di docenti, anche su base volontaria.
Al netto della possibilità di frequentare all’interno la Scuola Alberghiera e l’Istituto Artistico, non sussistono tutta una serie di attività e maestranze, finalizzate alla crescita personale e culturale, nonostante gli ampi spazi presenti nel plesso di Arghillà. Molte le lamentele anche dei detenuti del plesso di San Pietro, dove migliore è la situazione delle celle ma si registra la difficoltà di completare gli studi dopo il secondo superiore e la mancanza di corsi professionali ed attività trattamentali.
Inoltre nonostante le adesioni dei detenuti, non vengono poi svolte attività di volontariato, se non per iniziative personali, ma al di fuori di protocolli di Giustizia Riparativa e manca totalmente una convenzione con delle Aziende del territorio al fine di poter dare lavoro ai coloro che accedono alle misure alternative».
Lacune e mancanze
E dunque un quadro gravido di problematiche che di fatto ostacolano il futuro reinserimento dei detenuti che durante la permanenza in carcere non possono accedere a una serie di percorsi essenziali di formazione scolastica e professionale o fruire di opportunità di lavoro. Pur prendendo atto delle opportunità evidentemente presenti e preziose, compresa quella universitaria, occorre evidentemente implementare le stesse e anche il personale dedicato, compreso quello volontario dedito anche a laboratori e progettualità varie.
Questo il quadro sul fronte gestionale e trattamentale ma la relazione dell'Osservatorio si sofferma poi anche sul delicato e critico fronte sanitario, altra dimensione imprescindibile ma lacunosa rispetto alla quale l'osservatorio stigmatizza le richieste all'asp rimaste lettera morta e i bandi per il personale andati deserti. Non si vuole lavorare in carcere, dunque, e nessuno vigila su queste mancanze.
Reggio, rimarrà chiuso il reparto di osservazione psichiatrica del carcere di San Pietro - VIDEOLa sanità penitenziaria
«Difficili le condizioni in cui operano il Dirigente Sanitario e gli operatori Sanitari, data la carenza di personale sanitario e la circostanza che sono rimaste lettera morta le continue richieste del Dirigente sanitario all’Asp per l’invio di personale sanitario, in aggiunta alle poche unità presenti e sovraccariche. È stata ripetutamente evidenziata dagli stessi Operatori sanitari la necessità di un’implementazione del personale medico ed infermieristico, dal momento che le richieste ed i bandi vanno deserti.
Nell’Istituto di San Pietro vi è un laboratorio di radiologia – rimasto fermo per circa un anno e mezzo in quanto mancante di un semplice modem – e ad Arghillà, un ambulatorio di psicologia e psichiatria al fine di dare supporto agli utenti che vi necessitano e finanche un laboratorio di odontoiatria, ma vi è la difficoltà alle volte di acquistare i farmaci e, dato il numero elevato di detenuti, di evadere le richieste di tutti celermente». Un'assistenza sanitaria che fa fatica nonostante le esperienze positive e innovative della telemedicina.
Nonostante la dedizione di quanti operano tra mille difficoltà nel contesto carcerario, sussistono ataviche carenze che non trovano soluzione e che continuano a non costituire una priorità politica a tutti i livelli con la stessa facilità con cui invece diventano oggetto di spot e sterile retorica.
Carceri Reggio, nessun nuovo agente di polizia penitenziaria all'orizzonte - VIDEOLa denuncia e l'opera dell'Osservatorio Carceri dell'unione Camere penali italiane e delle altre associazioni impegnate a portare "fuori" ciò che rischia di restare "dentro" silente, restano pertanto essenziali per tenere viva l'attenzione sui diritti ancora negati all'umanità ristretta in carcere.