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29/09/2025 ore 08.30
Cronaca

SPECIALE CARCERI | Emergenza sicurezza: lo strapotere della criminalità organizzata dietro le sbarre

Un’inchiesta rivela la crisi profonda del sistema penitenziario italiano, dove la criminalità organizzata impone la sua legge anche dentro le celle. Ecco la proposta del procuratore Nicola Gratteri
di Elisa Barresi

Negli ultimi mesi l’emergenza sicurezza nelle carceri italiane è esplosa in tutta la sua drammatica evidenza. Un problema non nuovo, ma che troppo a lungo è stato sottaciuto, forse volutamente, perché si intreccia con una realtà scomoda e complessa: il controllo che la criminalità organizzata esercita anche all’interno degli istituti penitenziari.

Una realtà che emerge ormai con regolarità sia dalle cronache giudiziarie che dagli atti delle procure. Le carceri, che dovrebbero essere luoghi di rieducazione e reinserimento, si stanno trasformando in veri e propri centri di potere parallelo, dove le stesse logiche criminali che hanno portato alla detenzione continuano a esercitare una pressione soffocante su chi, magari, vorrebbe davvero cambiare vita.

La droga che entra, i telefoni cellulari che circolano illegalmente, le informazioni che viaggiano con una sorprendente rapidità: tutto questo non è solo il segno di un sistema che non funziona, ma anche lo strumento con cui le organizzazioni criminali controllano i detenuti più fragili, spesso tossicodipendenti o affetti da disturbi psichici. A denunciare questa realtà è una voce che non ha mai arretrato di un passo nella lotta alla criminalità organizzata: il procuratore Nicola Gratteri. Interpellato sul fenomeno durante una sua visita a Reggio Calabria, Gratteri ha fornito una risposta tanto chiara quanto disarmante nella sua semplicità: «Iniziamo a togliere i tossicodipendenti dalle carceri comuni».

Secondo il procuratore, proprio la presenza di detenuti tossicodipendenti nelle sezioni ordinarie delle carceri rappresenta uno dei punti più deboli del sistema. Sono loro, spesso privi di reale supporto terapeutico, ad essere i più facilmente manipolabili. Sono loro, con il bisogno costante di droga, a diventare merce di scambio nelle mani della criminalità. Ed è attraverso di loro che si alimentano risse, regolamenti di conti, traffici illeciti e ordini che dall’esterno arrivano indisturbati fino all’interno.

Un sistema che non solo mina la sicurezza, ma anche la funzione stessa del carcere, che dovrebbe essere luogo di recupero e non di nuova subordinazione al potere criminale. Proprio per questo, Gratteri sottolinea l’urgenza di un cambio di paradigma: distinguere e separare, garantire cure e percorsi alternativi per i detenuti tossicodipendenti, e rafforzare il presidio dello Stato dentro le mura penitenziarie.

In Calabria, questa battaglia è condivisa e portata avanti con determinazione dalla garante regionale dei detenuti, Giovanna Russo. Il suo compito è chiaro: ricostruire un atlante penitenziario che non solo fotografi lo stato delle carceri, ma tracci una strada per restituire dignità e diritti ai detenuti. Anche — e soprattutto — a quelli che vogliono rompere con il passato criminale ma si trovano schiacciati da una realtà che non lascia scampo.

Perché dietro le sbarre, la lotta tra legalità e illegalità continua ogni giorno. Ma per poter vincere, serve una visione lucida, una strategia concreta e il coraggio di affrontare verità scomode. E oggi, a partire da una semplice ma radicale proposta, si riaccende la speranza di riportare giustizia, sicurezza e umanità anche dentro le carceri.