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16/11/2025 ore 11.00
Cultura

A Reggio “Maria di Gaza” dà voce al popolo palestinese che ancora non è né libero né salvo: «È viva, qui, solo la morte»

VIDEO | Nella galleria di palazzo San Giorgio il reading ispirato ai versi del poeta palestinese Ibrahim Nasrallah, dell’attore a attivista palestinese residente a Napoli, Omar Suleiman, accompagnato dal musicista Massimo Mollo

di Anna Foti

«Gaza è il nome di questo spirito. Il suo senso spiega un bambino senza classe, senza libro, senza penna, senza posto, che ha lanciato le scarpe contro la cieca giustizia, che ha predicato a ogni gente ai bruni e ai rossi, ai bianchi, ai gialli ai neri e che ha dormito. Gaza con la sua ferita è un tempio.
Gaza è spirito viaggiante verso la terra dei cavalli. Non è possibile chiuderla.

Gaza è porta dell'universo per i vivi. In questo tempo amaro vive come la cenere dei suoi uccisi e rinasce come loro rinascono». Declama, accompagnato dal musicista Massimo Mollo, i versi del poeta palestinese Ibrahim Nasrallah, l’attore a attivista palestinese, residente ormai da tempo a Napoli, Omar Suleiman. Così nella galleria di palazzo San Giorgio a Reggio Calabria si leva la voce di “Maria di Gaza”, donna e madre (titolo della raccolta poetica alla quale di ispira il reading) che incarna il dolore e la speranza al tempo (lungo) del genocidio del popolo palestinese.

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Una iniziativa promossa dal coordinamento Pro Palestina reggino, in collaborazione con La Strada, per tenere alta l’attenzione su una questione che resta aperta e che continua a generare ingiustizie.

Pace disattesa

«Il genocidio e il massacro non sono finiti, stanno continuando. Gli accordi di pace in verità si stanno rivelando una menzogna perchè concepiti in una forma coloniale. Il popolo palestinese non viene tutelato da attacchi e intimidazioni di Israele. Un enorme dramma che ci impone di continuare a denunciare e a sensibilizzare sulla tragedia del popolo palestinese, sulla ingiustizia di cui è vittima, sul dramma quotidiano e collettivo che vive. L’accordo di pace di fatto è disatteso quindi siamo qui e continueremo a promuovere iniziative. L’opinione pubblica è cambiata. Ad oggi manca all’appello un governo che non ha la dignità neanche di approvare le misure minime contro Israele, come avvenuto purtroppo in sede di Unione Europea», ha sottolineato ancora Simone Alecci, in rappresentanza della sezione Anpi Condò all’interno del coordinamento Pro Palestina di Reggio Calabria.

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«È viva solo la morte. Non hanno nome i cimiteri che si espandono in ogni direzione», scrive il poeta palestinese palestinese Ibrahim Nasrallah. A dare voce, attraverso i suoi versi, a questo dramma infinito è stato l’attore e attivista anche lui palestinese, Omar Suleiman.

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«Maria di Gaza rappresenta tutte le donne palestinesi e non solo, tutte le donne che subiscono violenze, che in tutto il mondo perdono i figli, perdono i loro diritti. La sua voce è quella di un popolo che continua a essere violato.

È importante – ha ribadito l’attore e attivista palestinese, Omar Suleiman –continuare a tenere accesa quella piccola luce su Gaza perché si sta cercando di buttare fumo negli occhi facendo credere che c’è la pace con questo fantomatico “cessate il fuoco”. Anche se volessimo ammettere che c’è un cessate il fuoco, i punti dell’accordo non sono rispettati. Israele continua a violarli con bombardamenti, demolizioni e arresti senza che nessuno dei garanti dell’accordo intervenga.

Il problema non è solo Gaza. La Palestina continua a essere occupata, colonizzata. I territori palestinesi annessi allo stato di Israele. In Cisgiordania solo l’8% del territorio è ancora palestinese, il resto è tutto annesso. Mano libera e criminale è stata data alle colonie che vanno sparando, uccidendo, bruciando sotto gli occhi e l’indifferenza della comunità internazionale.

Occorre che venga rispettato il diritto internazionale e che venga trovata una soluzione pacifica, garantendo i diritti dei palestinesi. Questo può avvenire - ha sottolineato ancora l’attore e attivista palestinese, Omar Suleiman – soltanto attraverso lo smantellamento delle colonie e la fine dell’occupazione militare israeliana».

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Maria di Nazareth e Maria di Gaza

Maria di Gaza, personificazione della ferita ancora aperta nel cuore dei palestinesi, è vicina in tutti i sensi a Maria di Nazareth, personaggio biblico cristiano di assoluta levatura. 

Maria di Nazareth, città di Galilea un tempo palestinese ma dopo la guerra arabo-israeliana entrata a far parte dello stato di Israele, luogo di infanzia di Gesù, condannato da innocente a morire sulla croce.

Maria di Gaza, striscia di terra popolata dai palestinesi tormentata e flagellata dalla violenza di una guerra tutt’altro che finita.

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Maria di Nazareth e Maria di Gaza, sono donne e madri che conoscono il dolore e le ingiustizie e che custodiscono la forza di sopravvivere ai figli. Incarnano la vita che non si arrende che, come cantava Fabrizio De Andrè nel suo testamento di Tito, non cede al rancore ma insegna l’amore e dunque la speranza.

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«L’anno scorso a Natale a Napoli, dove io vivo, un vescovo coraggioso, Mimmo Battaglia, dinanzi a una sfilata di politici che parlavano di pace, concludendo la sua omelia disse che Pace vuol dire giustizia, vuol dire resurrezione di Nostro signore che si trova sotto le macerie a Gaza con i bambini palestinesi».

Le campagne e la poesia di Rocco Scotellaro

La guerra continua nelle campagne palestinesi in mano ai coloni violenti. «Quello che succede in Palestina - ha sottolineato il musicista Massimo Mollo - è quello che succede in tutto il mondo tra i potenti e i popoli, quando i potenti vogliono colonizzare non solo la vita ma anche la cultura di un popolo. E anche il Sud Italia ha una lunga storia di sofferenza.

Sono stato a Tricarico, in Basilicata, dove è nato Rocco Scotellaro, che io reputo uno dei più grandi poeti italiani in assoluto invece molto sottovalutato, sui muri tra le sue poesie mi abbagliò “18 aprile, pozzanghera nera”, ispirato al 18 aprile 1948 quando la Democrazia cristiana vinse le elezioni proprio nelle campagne con le promesse mai mantenute.

Quella poesia, che ho voluto musicare e inserire in questo spettacolo, dove c’è anche il grido delle campagne palestinesi come allora fu quello delle campagne del Sud, termina così: “Siamo la turba, la turba dei pezzenti, quelli che tolgono la maschera ai padroni con i denti”. Versi potenti che testimoniano quanto la forza, seppure svilita nelle mani, resiste nei denti pur di dimostrare quale sia la verità della storia che nessun altro racconterebbe», ha concluso Massimo Mollo, musicista napoletano ma con sangue anche calabrese.