Reggio, a Palazzo Alvaro il Cis ricorda Antonio Piromalli
Nella Sala “G. Trisolini” del Palazzo Alvaro, la Città Metropolitana di Reggio Calabria, il Centro Internazionale Scrittori della Calabria, il “Comitato Scientifico per lo studio della vita e delle opere di Antonio Piromalli – CIS” e il “Fondo Antonio Piromalli” hanno ricordato l’intellettuale e il critico letterario Antonio Piromalli.
Dopo i saluti di Filippo Quartuccio, delegato alla cultura della Città Metropolitana di Reggio Calabria, ha coordinato i lavori Loreley Rosita Borruto, presidente del Cis della Calabria, hanno relazionato Paola Radici Colace, già ordinario di Filologia classica dell’Università di Messina, presidente del Comitato Scientifico di studi Antonio Piromalli, e Maria Florinda Minniti, già docente di Italiano e latino, componente del Comitato Scientifico di Studi Antonio Piromalli.
La prof. Paola Radici Colace ha parlato sul tema “Il lessico critico nelle lettere vanitose” di Antonio Piromalli. Il lettore delle “Lettere vanitose”, con lieve sorriso, si sofferma su queste pagine che riflettono i mali della società letteraria del suo tempo, letterati che si compiacciono e ostentano le loro doti letterarie più presunti che veri.
L’autore Antonio Piromalli è tagliente e critico verso una serie di mali morali della “sottoletteratura” che si ammanta di nobili sentimenti e che, invece, rappresenta il vuoto assoluto. Da queste lettere emerge la crisi della società in generale, affetta da opportunismi, da pietismo sulle miserie umane, dalle degenerazioni della burocrazia che tutto “riduce a cavillo, a forma, pur di mantenere i privilegi”.
Da un commento dello stesso autore ai suoi scritti si legge: “in queste lettere portiamo l’eco di ciò che leggiamo e sentiamo, commentiamo eticamente e passionalmente idee e fatti, ricordiamo eventi e persone del passato che ci sono stati di esempio”. La prof. Maria Florinda Minniti ha svolto una relazione sulla poesia di Alba Florio nelle pagine critiche della Letteratura Calabrese di Antonio Piromalli.
L’autorevole studioso Piromalli ha dedicato alla Florio (1910 – 2011) molti saggi, riscontrando che per la sua presenza insieme schiva e incisiva, per l’originalità concettuale e stilistica, è insieme con Lorenzo Calogero la voce più vera di poesia degli ultimi decenni in Calabria. I primi legami della poesia di Alba Florio sono rintracciabili in Pascoli, nelle intuizioni del mistero della vita e nello sgomento di fronte a visioni cosmiche, ai fenomeni della terra e della natura. Nella raccolta poetica Oltremorte si realizza il tirocinio ermetico della poetessa, con il suo avvicinamento a Ungaretti e l’adesione alla poetica dell’Ermetismo.
Nel 1956 Alba Florio in Come mare raccoglie nuove poesie, nelle quali il tema centrale è quello dell’essere che ha apparenza di quiete, ma la cui legge è il mutamento: “Tutto si afferma ansioso di durare:/ogni cosa che vive patisce il tempo, /con dolore si muta in altre forme”. Alba Florio, alta voce lirica che interpreta modernamente la morte, il mistero della devastazione cosmica, l’accettazione della sofferenza, la speranza di una ricomposizione, dopo la morte, nell’essere dal quale proveniamo.