Reggio, il Cis conversa sul "Terzo Paesaggio"
Nella sala conferenze della chiesa degli artisti di Reggio Calabria, il Centro Internazionale Scrittori della Calabria e la stessa chiesa, hanno organizzato la conversazione: “Il Terzo paesaggio che mette in relazione gli spazi gestiti dall’uomo da quelli non gestiti dall’uomo”. Sono intervenuti don Antonio Cannizzaro, parroco di San Giorgio al Corso e Loreley Rosita Borruto, presidente del Cis della Calabria. Prendendo spunto dal volume del filosofo paesaggista Gilles Clement, il relatore Francesco Zuccarello, console del Touring Club Italiano per la città di Reggio Calabria, ha sottolineato che il “Terzo paesaggio” sono luoghi in cui l’assenza umana ha generato un rifugio per la conservazione della diversità biologica.
Nel “Manifesto del terzo Paesaggio”, il paesaggista Clement sostiene che bisogna difendere il terzo paesaggio come uno spazio comune del futuro e difendere l’assenza di regolamentazione morale sociale e politica del terzo paesaggio. Per il suo dispositivo eterogeneo, la sua inconsistenza, il suo carattere temporalmente smisurato, il terzo paesaggio appare come il territorio dell’invenzione biologica.
Un territorio fortemente antropizzato produce una perdita di diversità biologica. Francesco Zuccarello Cimino ha inoltre sottolineato come nel territorio reggino tutte queste considerazioni si intrecciano con la particolare posizione del nostro ambiente ricco di biodiversità e continuamente frequentato da specie migratrici e nello stesso tempo densamente antropizzato. Il relatore si è poi soffermato sui diversi modi che l’uomo usa per gestire gli spazi verdi situati nelle città del mondo. I giardinieri planetari, infatti, tendono a seguire il flusso naturale dei vegetali e assoggettarsi alla loro crescita.
Nel concludere, il relatore ha ricordato i versi di una breve poesia di Francesco Surace, nata per l’amore e la sensibilità verso l’ambiente naturale che, in modo emblematico, rappresentano l’idea e il significato del terzo paesaggio: «Ho inciampato in un filo d’erba /Cresciuto nella fessura del marciapiede. / Ho poggiato il piede sopra la cima / Urtando l’altro contro lo stelo».