Reggio, la conferenza “Carpe Diem. Le Odi di Orazio, capolavoro della poesia lirica latina” promossa dal Cis della Calabria
Il Centro Internazionale Scrittori della Calabria e la chiesa degli artisti di Reggio Calabria, nella Sala San Giorgio della stessa chiesa hanno promosso la conferenza “Carpe Diem. Le Odi di Orazio, capolavoro della poesia lirica latina”. Ha coordinato la manifestazione Loreley Rosita Borruto, presidente del Cis della Calabria, che ha ricordato al numeroso pubblico presente che Orazio, il più grande poeta della poesia lirica dell’antica Roma, invita a godere delle gioie della vita senza rimandarle, poiché il tempo fugge inesorabilmente.
La relatrice Maria Florinda Minniti nella sua articolata relazione, supportata da numerose slides, ha sottolineato che le Odi (Carmina in latino) di Orazio costituiscono una delle espressioni più alte della poesia augustea. Quattro libri di componimenti poetici, i primi tre pubblicati nel 23 a.C., il quarto nel 13 a.C. Orazio con le sue Odi si colloca nel solco della tradizione poetica della cultura greca richiamandosi soprattutto ai poeti Alceo e Pindaro. La struttura delle Odi si fonda sulla norma della variatio, applicata sia sul piano metrico-formale sia su quello dei contenuti.
Dunque varietà di tematiche: gli amici (la philìa, motivo epicureo) Mecenate, Virgilio, Postumo, Settimio; l’amore, sentito come gioco elegante piuttosto che come pathos; ispirazione civile con l’allegoria della nave dello stato; la sapientia del poeta con i suoi precetti dell’aurea mediocritas che è la greca metriòtes, la moderazione. Ma anche scene di convito dove il vino è simbolo di vitalità e ospitalità. Ma ad insidiare questo ideale di saggezza c’è l’altro polo, il più malinconico della lirica oraziana: il sentimento del tempo fuggevole e il pensiero della morte ispirano i carmi più intensi e profondi di tutta la poesia classica. Carpe diem è il celebre invito a cogliere e godere il tempo presente. E poi i luoghi del cuore: la campagna tiburtina oppure tarentina, dove c’è un angulus, paesaggio idillico dove placare il desiderio di quiete e vita appartata. Orazio congeda il terzo libro delle Odi con il celebre carme Exegi monumentum aere perennius: l’orgoglio e la consapevolezza dell’immortalità della sua poesia.