Reggio, le fotografie di Letizia Battaglia all’arena dello Stretto: forza e intensità “Senza fine” - VIDEO
Un incontro di rara suggestione quello tra gli scatti di Letizia Battaglia e l’arena dello Stretto di Reggio Calabria. Da oggi fino al prossimo 2 febbraio, con accesso libero e con un allestimento a prova di vento e pioggia, su basamenti di cemento, lì si staglia la mostra “Senza Fine“. In una sintesi di 50 anni di fotografia, ecco l’intensa narrazione per immagini di un’epoca che, con la stessa ostinazione di Letizia Battaglia (Palermo 1935 – 2022), ancora ha troppo da insegnare, da denunciare, da raccontare.
In Calabria si tratta del primo evento dedicato alla grande fotogiornalista siciliana, riconosciuta come figura di spicco in ambito internazionale e che da questa sponda dello Stretto continua il suo serrato e intimo dialogo con la sua terra, la sua Sicilia e sempre attraverso la fotografia, per lei un irrinunciabile strumento di emancipazione di donna e di madre e anche di forte denuncia sociale.
Un omaggio alla città di Reggio del segretariato regionale per la Calabria del ministero della Cultura, l’esposizione è organizzata da Electa in collaborazione con l’Archivio Letizia Battaglia, diretto dai nipoti Marta e Matteo Sollima, quest’ultimo presente all’inaugurazione, e con la Fondazione Falcone per le Arti.

Tra le prime fotoreporter donne in Italia, fu attivista, fotografa, ambientalista, assessora alla Vivibilità del Comune di Palermo con la giunta di Leoluca Orlando negli anni della Primavera di Palermo, è stata anche deputata regionale dell’Assemblea Regionale Siciliana, attrice, scrittrice e molto altro, cofondatrice del Centro Siciliano di Documentazione “Giuseppe Impastato”. Uno dei suoi scatti più intensi è quello a Cinisi, sul luogo in cui Peppino venne assassinato nel 1978.
La fotografia una “battaglia” quotidiana e viscerale
Di cognome e di fatto, la fotografia di Letizia Battaglia è un inarrestabile moto di resistenza e di denuncia di una società che genera emarginazione e stereotipi, che imprigiona nei ruoli come nelle periferie dei luoghi e della mente.
Essa è anche un autentico atto amore per la verità nuda e cruda della vita, quella dei quartieri poveri di Palermo: quella dei volti dei pazienti dell’ospedale psichiatrico, tra cui quello di Graziella fermato nel 1983 e che apre la mostra, quella dei morti ammazzati dalla mafia, quella del volto assorto di Giovanni Falcone che incede al funerale di Carlo Alberto dalla Chiesa, quella degli occhi chiusi dal dolore della vedova di Vito Schifani, Rosaria Costa, ultima foto su fatti di mafia dopo la sua intensa e coraggiosa attività di fotogiornalista per il quotidiano L’Ora di Palermo, durante la sanguinosa guerra di mafia degli anni Settanta e Ottanta.

Poi verso il mare e rivolta verso la statua di Atena, loro rivolti verso Reggio, ecco l’amarezza meditabonda di Pier Paolo Pasolini durante un dibattito sulla censura a Milano, dove negli anni Settanta aveva avuto inizio la carriera di fotoreporter di Letizia Battaglia. Infine, cullata dalle onde e oggi anche da un forte e gelido vento, la dolcezza di Olimpia, amica e collaboratrice di Letizia, che sulla spiaggia di Mondello celebra la maternità e la speranza.
Qualche scatto riguarda anche i suoi viaggi in altri continenti e c’è anche una foto in un bosco di Calabria del 1983 che ritrae, tra i fumi, un uomo chino e intento a lavorare con la terra.
Uno scenario unico e magico
La mostra, in cui palpitano la Palermo del popolo e quella della mafia e la vita in ogni sua sfaccettatura, è stata inaugurata oggi pomeriggio alla presenza del prefetto di Reggio, Clara Vaccaro, del vicesindaco Paolo Brunetti, del curatore Paolo Falcone e della dirigente del Segretariato regionale per la Calabria del ministero della Cultura, Maria Mallemace.

Sulla bellezza dello scenario dell’Arena dello Stretto si sofferma Paolo Falcone, curatore della mostra e presidente della fondazione Falcone per le Arti. «Abbiamo colto subito la bellissima opportunità di arrivare in questo luogo magico che devo dire è stata fonte di grande ispirazione. Ci troviamo in quest’arena dello Stretto di fronte alla Sicilia con le foto di Letizia Battaglia che sembrano raggiungere la sua amata terra, al di là dello Stretto. Fotografa e anche giornalista, attivista, politica di rottura, editrice, regista di teatro. Qui c’è una summa: dagli anni 70 con le prime immagini di Milano fino a Olimpia sulla spiaggia di Mondello scattata nel 2020, tra le ultime fotografie della sua carriera.
Ogni foto di Letizia un’opera unica ed è sempre difficile scegliere una foto piuttosto che un’altra. Letizia era davvero tanto. Nelle sue foto non ci sono solo i temi ma vive tutta la nostra società contemporanea. Per questo la cifra di Letizia non è facilmente definibile, essa va oltre gli argomenti per toccare il cuore, la dignità, la forza, la lotta, la bellezza, l’impegno. Parliamo di una donna che ha fatto dell’emancipazione femminile e della libertà tratti essenziali del suo essere e del suo agire.
La mostra è stata allestita per la prima volta nelle terme di Caracalla a Roma lo scorso anno e adesso siamo qui a Reggio e in contemporanea ad Aosta, da un capo all’altro dell’Italia come per segnare concettualmente tutta la penisola con la cifra di questa donna e professionista straordinaria». Così Paolo Falcone, curatore della mostra e presidente della fondazione Falcone per le Arti.
Un luogo aperto e libero come Letizia
Molto emozionata per questa inaugurazione la dirigente del Segretariato regionale per la Calabria del ministero della Cultura, Maria Mallemace.
«Si tratta di una iniziativa promossa dal ministero della Cultura nell’ambito del binomio Cultura e Legalità all’interno del Pon 14-20. Dopo le terme imperiali Caracalla risalenti al III secolo d.C., scenario comunque antropizzato nell’antichità, la mostra arriva in Calabria. Abbiamo scelto un luogo aperto. Non riuscivamo neppure a pensare di chiudere uno spirito libero come quello di Letizia in uno spazio chiuso. L’area dello Stretto e la sua Sicilia di fronte ci sono sembrati ideali per accogliere tutto il fascino delle sue fotografie, in un ambiente aperto e naturale che al meglio esprimesse il senso del titolo della mostra, Senza fine. Speriamo di regalare alla cittadinanza tutte le emozioni di cui le fotografie di Letizia Battaglia sono custodi».

«Le testimonianze del fotogiornalismo di frontiera di Letizia Battaglia raccontano un Sud senza pudori, testimoniano come questi scatti siano un modo di reagire, non solo per dare con forza voce agli eventi altrimenti cancellabili, ma anche per frapporre una specie di filtro dietro il quale rifugiarsi, nascondendo la consapevolezza di sentirsi impotenti». Così Angelina De Salvo, responsabile della comunicazione istituzionale.
Un tassello di notevole pregio nel mosaico di una città sempre più meta culturale, quale Reggio Calabria. «Queste fotografie, rappresentano un pezzo della nostra storia. Ringraziamo il Segretariato regionale per la Calabria del ministero della Cultura che ha voluto omaggiare la città di Reggio Calabria con questa mostra di grandissimo valore.
L’invito è adesso rivolto a tutta la cittadinanza a venire a vedere questa mostra, in questo scenario straordinario, che non è solo passato ma è anche futuro, in una città come Reggio che si candida ad essere capitale della Cultura per il 2027». Così il vicesindaco del comune di Reggio Calabria, Paolo Brunetti.
