Sezioni
01/05/2020 ore 17.51
Economia e lavoro

Coronavirus, Scilla si prepara alla fase 2 tra perdite, incertezza e paura

Gli imprenditori di uno dei borghi più belli d'Italia stentano a programmare la riapertura e chiedono aiuto alle istituzioni
di Elisa Barresi

Scilla è entra a pieno titolo trai borghi più belli d’Italia. E negli ultimi anni le presenze nella stagione estiva erano in aumento. Ma adesso il tempo sembra essersi fermato e tra gli imprenditori e artigiani del posto c’è paura e preoccupazione per i mesi già persi e quelli che verranno. Sono tanti ad aver scommesso e investito sul potenziale di Scilla ma adesso tutto è cambiato come ci spiega Rocco De Franco imprenditore balneare dell’associazione Welcome to Scilla.

Lidi ancora da montare

«Non abbiamo ancora nessuna certezza su come e quando la stagione partirà. E, soprattutto, se partirà in quali condizioni e a che misure e regole dovremo attenerci. Quindi quella che vediamo è una stagione a rischio. Siamo già indietro di oltre un mese rispetto agli anni passati e, considerando che quest’anno sicuramente non ci sarà la presenza dei turisti stranieri, le preoccupazioni aumentano».

Si sentono soli, abbandonati dalle istituzioni e da chi doveva rappresentarli e dargli voce come i rappresentanti di categoria. Chiedono aiuti concreti e chiarezza per iniziare a programmare la riapertura con certezze. Perché se i grandi ristoranti hanno una possibilità, le tante piccole realtà e i ristorantini di cui è piena Scilla, non avranno speranze come ci spiega l’imprenditore Jhonny Giordarno.

Ristoranti a rischio

«Abbiamo bisogno di risposte. Come riapriremo questi locali? Con quali mezzi? Noi siamo già ridotti male in questo momento. Abbiamo bisogno di vedere dei piccoli segnali di vicinanza da parte delle istituzioni. Partendo dalle concessioni, un primo segnale sarebbe farci aprire senza sobbarcarci costi che non potremmo coprire considerando i due mesi di perdite. Senza considerare che a Scilla lavoriamo con il turismo e qui è tutto deserto. A chi lo dovremmo fare l’asporto? Siamo tutti senza soldi. Magari chi ha le spalle più forti può farcela ad andare avanti ma qui parliamo di tante realtà che sono allo stremo, senza soldi. Non possiamo andare a chiedere a una famiglia 30 euro per un pranzo consegnato a casa quando una famiglia con la stessa cifra vive una settimana».

Le bollette continuano ad arrivare, l’affitto deve essere pagato ma gli incassi sono azzerati e per realtà che vivono di turismo nei 4 mesi d’estate la situazione si prospetta sempre più buia. L’appello è alla regione affinchè dia un aiuto concreto. Chiedono piccoli gesti d’attenzione, sono artigiani, lavoratori e non sopravvivranno a quest’emergenza. Non potranno assumere personale in queste condizioni come conferma Enrico Pescatore.

Gelaterie e bar rischiano la chiusura

«Siamo in forte difficoltà. Abbiamo già perso quasi due mesi con questa chiusura. Abbiamo perso tutti gli incassi legati alle festività di pasqua, tutte le domeniche e con questo tempo avremmo raggiunto i numeri degli anni passati. Il rischio per molte attività è la chiusura definitiva. Le realtà più piccole non potranno farcela se non interviene la classe politica con aiuti concreti. Basterebbe annullare le tasse fino al 31 dicembre per darci la forza di risollevarci».