IA e professioni tecniche, l’Ordine degli Ingegneri di Reggio Calabria: «Serve una nuova etica della competenza»
L’intelligenza artificiale non è più una promessa del futuro, ma una realtà già presente nella vita professionale, destinata a cambiare in profondità il modo in cui progettiamo, costruiamo, pianifichiamo e pensiamo. Dalle infrastrutture alla gestione dei dati, l’AI è entrata in ogni settore tecnico e scientifico, offrendo strumenti di straordinaria potenza ma anche interrogativi nuovi sul piano della responsabilità e dell’etica.
Con la Legge 132/2025, il legislatore italiano ha introdotto un principio chiaro: la tecnologia può assistere il professionista, ma non può sostituirlo. La competenza umana resta il cuore di ogni attività intellettuale. L’ingegnere, così come l’architetto o il geologo, non abdica alla propria autonomia: la rafforza, utilizzando l’intelligenza artificiale come supporto, non come surrogato del pensiero tecnico. Se l’AI velocizza analisi, simulazioni e previsioni, la responsabilità delle decisioni rimane saldamente in capo all’essere umano.
Una nuova alleanza tra intelligenza e coscienza
L’innovazione tecnologica, se non accompagnata dalla consapevolezza, rischia di produrre distorsioni. È per questo che la nuova normativa insiste sul principio di trasparenza: ogni professionista che utilizzi sistemi di intelligenza artificiale deve informare il proprio cliente in modo chiaro e completo. Non si tratta di un obbligo formale, ma di un gesto di lealtà e di rispetto che riafferma la fiducia come fondamento del rapporto tra tecnico e committente.
Il Consiglio Nazionale degli Ingegneri, con la Circolare n. 343/2025, ha tradotto questa esigenza in linee guida operative, fornendo modelli di dichiarazione e strumenti per un uso consapevole delle nuove tecnologie. Il messaggio è inequivocabile: la tecnologia può potenziare la professione, ma deve essere governata, non subita. L’ingegnere resta il garante della correttezza tecnica, della sicurezza e dell’attendibilità dei risultati.
Responsabilità e deontologia nell’era digitale
L’intelligenza artificiale impone anche una riflessione sul piano deontologico. Come ricordato dal Comitato Italiano Ingegneria dell’Informazione (C3I), l’omessa informazione sull’uso dell’AI o un suo impiego improprio possono determinare conseguenze disciplinari, civili e perfino penali. Nessun algoritmo può sostituire il giudizio, l’etica e l’esperienza del professionista.
Per questo, il Consiglio Nazionale degli Ingegneri sta lavorando all’aggiornamento del Codice Deontologico, con l’introduzione di norme specifiche sull’uso consapevole dell’intelligenza artificiale. Ogni applicazione tecnologica dovrà essere accompagnata da un controllo umano effettivo e da una chiara intenzione etica. Il futuro dell’ingegneria, dunque, non è un futuro disumanizzato, ma un orizzonte in cui competenza tecnica e responsabilità morale restano inseparabili.