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27/11/2025 ore 18.00
Economia e lavoro

Marcello Foti e l’anima antica del Bergamotto che si oppone all'IGP: «Produttore da cinque generazioni. Difendo una verità, non un’etichetta»

VIDEO | Una delle voci storiche della "borghesia agricola reggina" racconta cinque generazioni di produzione: «Quel disciplinare svende la nostra unicità. È una battaglia per i miei figli»

di Silvio Cacciatore

La memoria, la terra, il sangue. C’è tutto questo nell’intervista a Marcello Foti, produttore storico di bergamotto a Reggio Calabria, esponente di quella che un tempo era definita la «borghesia del bergamotto» e che oggi resiste tra pochi nomi. Marcello Foti alle telecamere de ilReggino.it e LaCTv per rivendicare, senza giri di parole, una battaglia di vita. Non una polemica da convegno, non un ricorso d’ufficio: «È una questione di sopravvivenza per la mia azienda e per i miei figli».

Il bersaglio è il nuovo disciplinare dell’IGP Bergamotto. «Non siamo contro l’IGP in sé. Ma questo disciplinare è fatto per snaturare il prodotto, allargare l’area vocata a comuni che non c’entrano nulla, e colpire chi fa il bergamotto vero».

La storia dell’azienda Foti parte da lontano. «Cominciamo a produrre nel 1810. Io sono la quinta generazione, i miei figli la sesta. E hanno scelto di continuare anche quando il bergamotto si vendeva a 15 centesimi». Una scelta di cuore, di radici, non di mercato: «C’è chi ha investito per speculare. Noi ci siamo rimasti anche quando conveniva di più fare i dirigenti da qualche parte».

Il prezzo oggi è più stabile, «70-80 centesimi», ma coltivare resta difficile: «Chi affida tutto agli operai non ce la fa. Servono produttività elevate e conoscenza diretta del frutto. Il bergamotto non è un business: è una vocazione».

Foti entra nel merito con precisione . «La DOP prevede che tutte le fasi, dalla coltivazione alla trasformazione, avvengano nell’area geografica indicata. La IGP, invece, si accontenta che solo una fase avvenga lì. Questo permette di coltivare altrove e confezionare a Reggio, spacciando il prodotto per nostro».

E ancora: «Non si parla dei portainnesti, quando invece ogni disciplinare lo fa. I nuovi portainnesti snaturano il bergamotto, lo rendono meno profumato, alterano l’essenza. Ma qui il silenzio è totale».

Marcello Foti sull’Igp ha le idee ben chiare. Per lui «Questo disciplinare è nato per allargare la zona, punto. Non è scienza, è politica. E io non combatto per una sigla. Combatto per il futuro dei miei figli».

Foti riconosce che la commercializzazione ha una filiera corta e potente. «L’80% lo vende un’unica azienda. Ma ci paga un prezzo giusto e tiene vivo il mercato. Vengono le più grandi aziende di profumi e cosmesi a vedere le nostre piante. E vogliono l’essenza fatta come diciamo noi. Se la qualità cala, cala tutto».

Per questo lancia un appello: «Serve confronto, serve ascolto. Se qualcuno vuole un dibattito pubblico, siamo pronti. Ma sui dati, non sulle chiacchiere».