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15/10/2025 ore 13.30
Economia e lavoro

Precari della giustizia nuovamente in piazza con l’Usb per scongiurare il rompete le righe da luglio 2026

In diverse piazze italiane, e in Calabria a Reggio, i lavoratori impiegati nei tribunali e nelle Procure, hanno consegnato un documento ai rappresentanti del governo. «Finora stanziate risorse per metà del personale, la Fi nanziaria – dicono – si occupi di lavoro e non di armi e di morte»

di Claudio Labate

La dead line è stabilita al primo di luglio del 2026. A quella data andranno in scadenza i contratti di ben 12 mila precari reclutati attraverso i progetti Pnrr. Lavoratori che a causa della cronica e gravissima carenza di personale del Ministero della Giustizia, in tutte le sue articolazioni, sono perfettamente inseriti nell’organizzazione del lavoro e svolgono le attività ordinarie degli uffici in cui operano, oltre a quelle relative al progetto Pnrr.

«Qualora venisse confermato l’impegno del Ministero – è la preoccupazione generale - le norme prevedono una legge di stabilizzazione e risorse per 6mila posti. Pertanto, altrettanti 6mila lavoratrici e lavoratori precari il 1° luglio perderanno il lavoro».

Il punto è che la passata legge di bilancio ha stanziato risorse utili alla stabilizzazione di 3mila unità che si dovrebbero aggiungere alle risorse derivanti dal fabbisogno del Ministero che dovrebbero corrispondere ad altre 3mila stabilizzazioni.

Per questo i precari, sotto le insegne dell’Usb Pubblico impiego, hanno scelto nuovamente la piazza, facendo seguito allo sciopero dello scorso 31 gennaio che era stato convocato per protestare contro gli stanziamenti insufficienti arrivati con la Legge 207/2024, chiedendo che il Governo, attraverso la Legge di Bilancio che proprio in questi giorni inizierà il suo iter in Parlamento, colmi il divario di risorse che ancora impedisce la stabilizzazione di tutte e tutti i 12mila precari.

Rivendicazioni che questa mattina sono state messe nero su bianco e, dopo un sit in a Piazza Italia a Reggio Calabria, consegnate al Prefetto Clara Vaccaro anche per chiedere chiarezza rispetto alle ultime dichiarazioni rese al Parlamento dal Ministro Foti, che fanno riferimento alla stabilizzazione di 17mila precari della Giustizia. Dichiarazioni che hanno creato grandi aspettative tra il personale interessato, ma che si scontrano con il monte risorse fin qui individuato. Per questo sindacato e lavoratori chiedono chiarezza anche al Ministro Nordio sulle reali intenzioni del Governo.

«Abbiamo sentito le parole ottimistiche del ministro per gli affari esteri, Tommaso Foti, che – dice Simone Alecci, dirigente delegato Usb al Tribunale di Reggio Calabria - rappresentano un nulla di fatto perché non si è parlato di piani di assunzione, o di risorse da stanziare per la legge in bilancio. Quello che noi chiediamo è che si individuino queste risorse per la dignità di lavoratori e lavoratrici».

D’altra parte, spiega Alecci, il comparto giustizia è sotto organico di almeno 10mila unità «a causa dei tagli e delle politiche neoliberiste che si sono tenute 10-15 anni fa». Un settore che fatica a riemergere senza l'apporto degli addetti all'ufficio per il processo, degli operatori part-time e di un insieme di categorie di lavoratori e lavoratrici che stanno contribuendo attivamente non solo allo smaltimento dell'arretrato ma anche a una prosecuzione più celere di tutte le pratiche inerenti, i tribunali, gli uffici, le corti, le procure.

Il tutto, come detto è racchiuso in un documento nazionale che, come a Reggio Calabria, l’Usb in diverse piazze italiane consegnerà nelle mani dei rappresentanti del governo. «Ma ad oggi – aggiunge Alecci - c'è anche un ulteriore problema. Pensiamo alle tante persone che non hanno possibilità di accendere un mutuo, di accedere a un finanziamento. Pensiamo a quelle persone anche giovani, il cui lavoro è alla base anche del sostentamento della famiglia. Queste persone ad oggi sono già limitate con un contratto a tempo determinato, figurarsi se il 1° luglio 2026 andassero a casa».

Matteo Macrillò, operatore Data entry della Procura di Catanzaro, è un precario del Pnrr e oggi ha scelto di scendere per l'ennesima volta in piazza per chiedere chiarezza sulla stabilizzazione perché, dice, «dal 30 giugno 2026 la metà di noi rischia di andare a casa e servizi fondamentali per tantissimi cittadini potrebbero venire a mancare in quanto c'è un grandissimo scoperto in tutti i tribunali, nelle corti d'appello, in tutte le procure d'Italia proprio perché il personale del Ministero della Giustizia è per la maggior parte o comunque per una larga parte precario».

Purtroppo è l'ennesimo caso di precari nel mondo del settore pubblico, fa notare Giuseppe Marra, confederale Usb, «perché a fronte delle chiacchiere e della propaganda noi abbiamo degli interi settori che hanno fame di posti di lavoro, come appunto il settore della giustizia. Siamo alle porte della nuova finanziaria, ci sarebbe da discutere di aumentare i fondi appunto per i servizi pubblici e per il lavoro pubblico, invece si parla di armi e Nato. Per questo come Usb – conclude Marra – stiamo anche lovorando per costruire uno sciopero generale contro la finanziaria per chiedere appunto di non investire in armi, non investire in morte, ma investire in lavoro e in reddito».