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04/05/2025 ore 08.30
Economia e lavoro

Roghudi chiama Roma: parte dall’Area Grecanica la sfida per cambiare il vincolo paesaggistico che blocca la Calabria

Tecnici, sindaci e associazioni riuniti per chiedere una revisione del Codice del Paesaggio: «Case regolari rese inutilizzabili per errori del passato. Serve una proposta unitaria per sbloccare lo sviluppo»
di Silvio Cacciatore

Non una battaglia ideologica, ma una richiesta di buonsenso. Non una sanatoria generalizzata, ma una proposta di revisione normativa condivisa, concreta e tecnicamente fondata. Parte da Roghudi, nell’area grecanica della Calabria, l’iniziativa per affrontare uno dei nodi più paralizzanti per lo sviluppo edilizio e immobiliare della regione: l’applicazione del vincolo paesaggistico. In troppi casi, ci si trova di fronte a fabbricati costruiti con regolare concessione edilizia, ma privi del nulla osta paesaggistico, richiesto solo in un secondo momento. Un corto circuito normativo che rende “abusive” abitazioni legittime, con effetti devastanti sulla vivibilità, sulla proprietà e sul futuro di interi territori.

«Bisogna assolutamente dire no all’idea che sia tutto da rifare o da demolire. Dove è possibile sanare, perché conforme alla normativa, si deve sanare. Altrimenti è la sconfitta della democrazia, della legge e della civiltà» ha dichiarato l’ingegnere Benedetto Romeo, esperto in normativa urbanistica e giuridica. «Demolire oggi per ricostruire domani non ha senso. Si violano altre norme, si lede il principio di proporzionalità e si colpisce una società che chiede solo di poter vivere nelle case che ha costruito in buona fede».

A essere colpiti sono migliaia di cittadini e interi comuni, in Calabria e non solo. «Lo ha scritto il Ministero già nel 2015: questa è una problematica che riguarda anche la Sicilia, la Campania, la Basilicata, la Puglia. Serve una proposta unitaria, senza strumentalizzazioni, da portare sul tavolo del governo» ha spiegato Romeo. «Sbloccare l’edilizia significa far ripartire l’economia locale: professionisti, famiglie, comuni. Ma anche recuperare valore, dignità e funzione sociale di case lasciate incompiute da decenni».

Da Roghudi parte dunque un percorso. «Il tavolo che abbiamo avviato qui è il primo passo di una cavalcata che toccherà Catanzaro, Cosenza, Vibo e Crotone. L’obiettivo è costruire una proposta unitaria da portare al governo e poi in Parlamento» ha annunciato il sindaco Pierpaolo Zavettieri. «Servirà anche il contributo dei tecnici per definire se intervenire con una sanatoria, una declaratoria o una riforma radicale. Ma l’importante è iniziare. E l’abbiamo fatto da qui, dall’area grecanica».

Una scelta non casuale. «Abbiamo deciso di partire dall’Access Point di Roghudi, sede dell’associazione dei comuni dell’area grecanica. In questi territori si sono rilasciate migliaia di concessioni edilizie tra anni Ottanta e Duemila senza nulla osta paesaggistico. Case regolari che oggi non si possono vendere, ristrutturare, ereditare. Non possono accedere ai bonus edilizi. Perdono valore, funzionalità e diritto di esistere. Una contraddizione intollerabile» ha spiegato Zavettieri.

Anche l’Ordine degli Architetti di Reggio Calabria scende in campo. «Questa è una problematica ampia, che riguarda non solo le singole abitazioni ma intere aree urbane. Serve una riflessione giuridica, tecnica e culturale. Siamo pronti a sedere ai tavoli, produrre studi e portare proposte fino ai ministeri» ha dichiarato Ilario Tassone, presidente dell’Ordine. «Le norme si possono modificare, se c’è consapevolezza. Non tutto è abusivo, non tutto è regolare. Ma il diritto alla casa, alla bellezza e alla legalità devono procedere insieme».

Tra i protagonisti anche Giovanni Malara, presidente di Confabitare Calabria e vicepresidente nazionale: «Il caos normativo ha minato il valore della proprietà immobiliare. Ci sono famiglie che hanno investito, ristrutturato, pagato le tasse e oggi si ritrovano con immobili non commerciabili. Non possiamo risolvere tutto con una visione ideologica del paesaggio. Serve una volontà legislativa forte, che metta ordine e restituisca dignità ai cittadini».

Non basteranno i convegni, né le buone intenzioni: servirà una strategia lucida e condivisa, capace di trasformare il dissenso in proposta, l’urgenza in norma. Perché non si tutela il paesaggio senza tenere conto della vita reale di chi lo abita. E una legge, se diventa un freno cieco alla dignità, va cambiata. Punto.