VAI E VIENI | Turismo a Reggio, per Feder B&B tutto in 24 ore: «Siamo pieni, ma è solo un mordi e fuggi»
Arrivano, dormono, ripartono. È un turismo che dura 24 ore quello che anima Reggio Calabria, secondo chi gestisce strutture ricettive sul territorio. Un movimento costante, che riempie i B&B e gli alberghi, ma senza mai radicarsi. Il visitatore atterra, magari approfitta delle nuove rotte Ryanair, si ferma una notte o due, poi va via. A confermare il paradosso è Steeve Parisi, presidente della federazione del settore: «Siamo pieni, sì, ma non tratteniamo. La città non diventa mai davvero destinazione».
Dopo l’articolo d’apertura dell’inchiesta pubblicata su ilReggino.it, che metteva al centro la riflessione lanciata da Christian Zuin di Visit Reggio Calabria – a partire dalla campagna nazionale “99% of Italy” – il focus si sposta ora sulla voce degli operatori locali. E la fotografia che ne emerge è nitida: nonostante i numeri in crescita, il turismo resta frammentato, senza visione, senza infrastrutture.
Più voli, più presenze. Ma la città non tiene il passo
«Il ruolo di Ryanair è stato determinante – spiega Parisi –. I nuovi collegamenti hanno rivoluzionato il comparto, tanto che le presenze sono aumentate tra il 20 e il 30% rispetto allo scorso anno. Un dato positivo, certo, ma che non cambia la sostanza: Reggio è ancora percepita come una tappa, non come una meta».
Il problema, secondo la Federazione, è che il settore privato ha risposto con prontezza – «sono nate centinaia di nuove strutture, i B&B sono reattivi e attivi» – ma le istituzioni locali restano ferme: «Il contributo pubblico è minimo, e questo frena ogni slancio. I turisti arrivano e si trovano davanti spiagge trascurate, litorali abbandonati, opere promesse e mai realizzate. È come se la città non fosse sul mare».
Una città che non sa mostrarsi
Parisi non usa mezzi termini: «Basta andare la mattina al Lido comunale per trovarsi davanti una macchia stagnante che sembra una pozza di fango. Il lungomare basso è devastato: ringhiere divelte, illuminazione assente, panchine rotte. Non esiste un’offerta balneare degna di questo nome. Eppure, molti turisti arrivano qui proprio per cercare il mare, il sole, il clima mite. Ma poi si spostano altrove».
La “vita dura” del turista, come la definisce Parisi, è aggravata dalla mancanza di infrastrutture e collegamenti efficienti. «Andare sulla Jonica è complicato, anche se Trenitalia ha fatto passi avanti. Le spiagge ioniche funzionano, ma solo per 20-30 giorni all’anno. Il resto è deserto. E Reggio, per chi viene da fuori, resta difficile da vivere. Bella, ma immobile».
Un miglioramento fragile
I numeri positivi, quindi, non bastano a nascondere le crepe. «Le presenze crescono – ribadisce Parisi – ma vanno distribuite su un numero sempre più alto di strutture. Sì, c’è più lavoro, ma su un mercato ancora precario. La primavera ha dato segnali incoraggianti, con turisti che hanno iniziato a scoprire Reggio già a marzo o aprile. Ma non possiamo vivere di speranze. Serve una programmazione seria».
«Serve un sistema, o tutto questo si spegnerà»
La denuncia del presidente della federazione è chiara: «Non si vedono grandi opere, si aspetta il degrado per lanciare un nuovo bando. Ma così non si pianifica nulla. Tutto quello che servirebbe a rendere Reggio attrattiva per il turismo, farebbe bene anche alla città intera: alla qualità della vita, ai residenti, ai giovani».
E conclude con un invito esplicito: «Serve un piano, serve una regia. Il settore privato ha fatto la sua parte. Ora tocca alle istituzioni. Se non si costruisce un sistema vero, Reggio resterà sempre un “vai e vieni”. E l’occasione che stiamo vivendo – grazie ai voli, ai numeri, all’attenzione – rischia di evaporare nel nulla. Sarebbe l’ennesima occasione persa».