Giubileo della speranza, pellegrinaggio da Reggio Calabria a Serra San Bruno
A guidare la celebrazione, l’arcivescovo Maniago: «San Bruno suona il “jobel” che annuncia l’inizio del tempo di conversione»
Nel silenzio dei boschi di Serra San Bruno si è rinnovata, il 9 giugno scorso, la Festa della Traslazione delle reliquie del fondatore dell’Ordine certosino. Un evento spirituale dal valore profondo che quest’anno si è inserito nel contesto del Giubileo della Speranza, accogliendo pellegrini da tutta la Calabria e in particolare dalla parrocchia di San Bruno di Reggio Calabria, accompagnati dal parroco mons. Angelo Casile. Con loro anche le comunità di Santa Maria Assunta e San Pietro di Squillace, guidate da don Enzo Iezzi.
A celebrare la Messa all’aperto, l’arcivescovo di Catanzaro-Squillace, mons. Claudio Maniago, che durante l’omelia ha richiamato il valore esemplare del santo eremita per ogni credente: «Nella nostra terra è San Bruno a suonare il “jobel”, il corno che annuncia il Giubileo. Un tempo per rimettere ordine alle nostre vite, nel silenzio e nell’ascolto della Parola». Per Maniago, San Bruno diventa così «testimone autorevole di speranza» e guida spirituale per questo anno santo.
Il pellegrinaggio ha rinnovato un legame speciale: quello tra la parrocchia reggina e il Santuario di Santa Maria del Bosco, suggellato nel 2023 da un gemellaggio firmato da don Casile e dal rettore del santuario don Bruno Larizza. Dopo la celebrazione, come da tradizione, si è svolta la Benedizione dei bambini, molti dei quali vestiti da piccoli certosini, seguita dal suggestivo lancio di confetti colorati sulla teca con il busto di San Bruno. Ogni confetto raccolto – secondo la tradizione – custodisce la protezione del santo.
A rendere ancora più intensa la giornata, la processione tra i boschi della Certosa e il pranzo fraterno presso il Ritrovo “Santa Maria”, con ospiti d’eccezione come lo stesso arcivescovo Maniago e don Larizza. Nel pomeriggio, i fedeli reggini hanno visitato il Museo della Certosa, ospitato nel complesso monastico e aperto anche alle donne: una rarità che consente di entrare – seppur da visitatori – nell’intimità della vita certosina.
A guidare la visita, il fotografo Bruno Tripodi, memoria visiva del mondo certosino serrese. Un percorso immersivo tra 22 sale ricche di spiritualità, opere d’arte, testimonianze storiche e antichi strumenti di vita quotidiana dei monaci. A colpire in particolare la cappella del Crocefisso, ricavata in una torre cinquecentesca, luogo perfetto per chiudere il pellegrinaggio in raccoglimento e preghiera.