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23/08/2025 ore 23.00
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Pallica ritrova la sua festa più amata: la Sagra del Pane Caldo segna il ritorno di un rito identitario per l'Area Grecanica - FOTO

Melito Porto Salvo recupera dopo anni un'antica tradizione grazie al comitato "Pallica Viva". Profumo di pane, musica, cabaret ed il saluto di un quartiere che guarda alla rinascita
di Silvio Cacciatore

Il pane caldo che cuoce sul fuoco e sprigiona profumo di casa. È con questa immagine che Pallica ha riacceso il cuore di Melito Porto Salvo, riportando in vita la Sagra del Pane Caldo dopo oltre dieci anni di silenzio. Un ritorno che si è trasformato in rito popolare, capace di rendere il quartiere palcoscenico di memoria e futuro.

Sabato scorso, alle 20:30, sotto l’arco con la scritta «Sagra del Pane – Pallica 2025», il taglio del nastro ha segnato l’inizio della festa. Un gesto che ha sciolto l’attesa e dato il via a due giorni di entusiasmo. Migliaia di persone, oltre tremila secondo le stime degli organizzatori, hanno riempito il piazzale. Il pane caldo, sfornato senza sosta dalle donne del quartiere, è arrivato a tutti, accompagnato dall’orgoglio di un’identità che non si dimentica.

Il presidente del comitato, Carmelo Tripodi, al suo primo anno da guida, ha raccontato: «È il mio primo anno da presidente, anche se vivo l’associazione da sempre. Vedere questa marea di gente è stata una gioia immensa. Non ricordavamo un successo simile, e le tante testimonianze arrivate sui social e dalle tv locali ci confermano che Pallica ha fatto centro».

Il cuore della sagra resta il pane, radicato nella storia del quartiere. «Abbiamo un mulino storico, ed è da lì che nacque l’idea nel 2009 – spiega Tripodi –. All’inizio pensammo di chiamarla sagra del pane e del vino, perché c’è anche una cantina. Poi decidemmo di puntare tutto sul pane, segno della nostra tradizione». Quel mulino che ha macinato grano per generazioni è diventato un simbolo di comunità e di rinascita.

Dietro le quinte, il lavoro instancabile delle donne. Impasti preparati secondo antiche ricette, forni accesi da mattina a sera, tavoli sempre colmi. Ogni pagnotta ha raccontato una storia familiare, ogni fetta ha rimesso in circolo un sapere che rischiava di perdersi. È stato questo a rendere la sagra autentica: pane come gesto d’amore e non come semplice prodotto da esibire.

Il programma ha intrecciato gusto e spettacolo. La prima sera, le sonorità del gruppo Kalavrìa hanno trasformato il piazzale in una pista di ballo, spingendo anche il sindaco a unirsi alla tarantella. Il giorno successivo, spazio ai bambini con animazione e giochi. In serata, il cantautore Tatho ha regalato un momento intimo e coinvolgente, seguito dalle risate del cabaret con Santo Palumbo e Francesco Rizzuto, volti noti della comicità televisiva.

Le premiazioni dei tornei, l’estrazione della lotteria e lo spettacolo dei fuochi d’artificio a mezzanotte hanno completato un mosaico di festa e tradizione.

Il sindaco Tito Nastasi ha voluto sottolineare il valore di questa rinascita: «Melito si è risvegliata ed è viva». Parole che hanno trovato eco negli applausi e nella partecipazione entusiasta, testimoniando la voglia di comunità che la sagra ha saputo riaccendere. Tripodi lo conferma: «Per noi non era solo una festa. Era riportare in vita un pezzo di storia. Dopo più di dieci anni di assenza, ci siamo rimessi in gioco e abbiamo visto quanto fosse atteso questo ritorno. Il pane caldo, le mani che lo preparano, le persone che lo condividono: è questa la nostra forza».

La Sagra del Pane Caldo ha così superato i confini del quartiere. È diventata racconto identitario di un paese intero, che attraverso il pane ha ritrovato la propria voce. Per due giorni Pallica non è stata periferia, ma centro: il luogo in cui si ricuce il filo tra passato e futuro, tra memoria e festa popolare.

Quando le luci dei fuochi si sono spente, è rimasta l’immagine più nitida: il pane spezzato e condiviso, testimone di una tradizione che non si arrende e promessa che Melito Porto Salvo continuerà a raccontare la sua storia più vera.