Crisi a Palazzo San Giorgio, Marino (Pd) invoca mediazione e maturità: «Nostra posizione avallata dal Partito nazionale. Ora guardare al futuro mettendosi alle spalle il passato»
Il capogruppo al Comune spiega le ragioni del documento politico depositato in Consiglio: «Anche io ho dato consigli ad un sindaco che mi ha fatto crescere, ma non si può sempre calare la testa»
«Mi auguro che questa fase sia superata attraverso una capacità di dialogo, di confronto, attraverso l'umiltà, la riscoperta del valore dell'umiltà, della mediazione e se ne usciamo, ne usciamo più forti. Ne usciamo più forti perché dobbiamo essere in grado, ripeto, di coinvolgere tutto il centrosinistra e stabilire delle regole chiare che valgano per tutti e che stiano al di sopra delle persone, dei singoli. In questo modo noi rafforziamo una comunità. Se invece non riusciamo a fare questo passaggio, se invece non riusciamo a superare questa fase, chiaramente sarà tutto più in salita. Però io voglio essere ottimista, credo nella maturità, nella capacità delle persone e spero che nelle prossime ore ci possa essere un segnale di apertura».
Così il capogruppo del Partito democratico in Consiglio comunale, Giuseppe Marino, affronta i giorni di crisi che si stanno vivendo a Palazzo San Giorgio, con il braccio di ferro tra il sindaco Giuseppe Falcomatà, che ha appena rimodulato la giunta e nominato due nuovi Amministratori unici nelle società in house Hermes e Castore. Il suo partito gli rimprovera una conduzione personalistica – politicamente parlando – dell’istituzione, bocciandone in toto l’atteggiamento. Marino su questo vuole sgonbrare il terreno dalle facili strumentalizzazioni.
«La questione politica che abbiamo sollevato in Consiglio comunale come Partito democratico, come gruppo Rinascita Reggio, siamo sette consiglieri comunali di maggioranza, è appunto una questione di natura politica, non di natura personale. Non c'è nulla di personale nei confronti del sindaco Falcomatà, io stesso l'ho votato alle ultime elezioni regionali, non ci sono rivendicazioni di posizioni politiche, quindi non c'è una caccia alla poltrona come qualcuno vuole far intendere, ma c'è la volontà di chiedere una verifica politica alla coalizione di maggioranza dopo undici anni di governo. Se un'operazione di cambiamento di giunta, di ruoli, andava fatta, quest'operazione non poteva prescindere da una analisi dettagliata di quello che è stato fatto e di quello che non è stato fatto, di quello che ancora si può fare in questi ultimi mesi e soprattutto bisogna chiedersi, politicamente, come la coalizione di centrosinistra si può e si deve preparare alle elezioni amministrative della prossima primavera, primarie sì, primarie no, con quali argomenti, con quali obiettivi, alla fine anche con quali persone. Ma la scelta delle persone, la scelta dei ruoli non può che essere successiva all'analisi politica dei fatti, quindi quello che noi chiediamo è di fermarci, azzerare tutto, sedersi attorno a un tavolo tutti i partiti politici - quindi noi rifiutiamo la logica della trattativa privata col sindaco, e io stesso, lo posso dire tranquillamente a testa alta, ho rinunciato a delle proposte di incarichi che mi sono state fatte dal sindaco - ma non perché non avessi fiducia nel sindaco o perché non volessi impegnarmi. In questo caso, lo sapete, ho rivestito ruoli importanti anche di assessore, ma perché ho detto al sindaco io sono disponibile a patto che questa disponibilità sia messa nel tavolo di centrosinistra, alla luce del confronto paritetico con tutti, perché il valore del centrosinistra della coalizione, oggi, viene prima dell'incarico personale».
Il centrodestra, ma anche il resto dell’opposizione, vi ha rimproverato di aver messo in piedi un nuovo teatrino, chiedendovi di andare fino in fondo… ma cosa è cambiato rispetto al passato? Perché ora? E perché in quel modo?
«Io penso che i teatrini siano altri, penso che se questi passaggi sono considerati teatrini è perché evidentemente in questi anni la politica non ha saputo fare bene il suo ruolo. C'è uno scadimento sul personalismo, sui rapporti personali, su concepire la politica non come un impegno legato a dei valori, a degli ideali, ad un'appartenenza, ad una storia e quindi una storia dentro un partito, ma la politica è vissuta sempre di più come un qualcosa di personale, un rapporto personale fra un leader e colui che lo segue e il suo gruppo. Ecco, io faccio parte di un grande partito che è il Partito Democratico, che è radicato nel territorio, che ancora si sforza in qualche modo di tenere unita una comunità, se questa comunità va tenuta unita, va tenuta unita attorno a delle regole e queste regole non le può calpestare nessuno, prima di modificare una giunta quella comunità politica si deve ritrovare e deve discutere, e il leader è legittimato nelle sue scelte dal consenso che quella comunità politica è in grado di fornirgli attraverso il confronto e attraverso la condivisione. Questo è il messaggio che abbiamo provato a dare a Falcomatà»
Marino sottolinea a più riprese di essere molto legato a Falcomatà - «che ho votato alle regionali» ripete -, per via degli incarichi ricoperti nelle sue amministrazioni: «ho sempre provato a dare consigli a questo sindaco e credo che anche lui mi abbia aiutato in questa esperienza a crescere in questi anni, ma questo non significa abbassare la testa sempre, non significa dire sempre di sì. Nella politica il confronto, il dibattito serve a crescere, a guardare avanti e a migliorare, io credo che questa fase, mi auguro che in questa fase si capisca il contenuto di quel documento, che è di sette consiglieri comunali di maggioranza, non è una questione di Giuseppe Marino, ma è una questione intanto del Partito Democratico a tutti i livelli, dal nazionale al regionale al provinciale, quindi la nostra iniziativa è un'iniziativa non occasionale, non individuale, questo credo che sia chiaro, considerata anche la presa di posizione di membri della segreteria nazionale di ieri, la nostra presa di posizione è stata condivisa nel partito. Detto questo mi auguro che nelle prossime ore il Sindaco dia un segnale, di apertura, e dia la disponibilità ad azzerare questa Giunta che evidentemente non ha una maggioranza politica, e sia pronto a discutere, non degli assessori, perché prima di discutere degli assessori dobbiamo discutere delle cose positive fatte in questi anni, delle cose non fatte, ne cito una, la riforma delle circoscrizioni. La Giunta appena eletta ce l'ha questo obiettivo? Noi non lo sappiamo, perché non abbiamo partecipato alla sua composizione. Eppure per noi quella riforma è una riforma determinante del futuro della città, perché attraverso la ricreazione di un sistema di decentramento amministrativo noi torniamo nei quartieri, riavviciniamo la gente alla politica, coinvolgiamo speriamo i giovani nelle istituzioni».
Marino, ma lei pensa, come tanti altri, che in qualche maniera questo sia uno strascico delle elezioni regionali?
«Per quanto mi riguarda no, perché l'ho detto prima, ho votato Falcomatà, quindi non ho nulla di personale contro di lui, sono una persona libera da questo punto di vista. Si è detto molto sul suo comportamento, sulla reazione. Certo, se noi osserviamo i fatti e vediamo questo spoil system fuori tempo sulle società in house, sulla Castore e sulla Hermes, dove due amministratori, l'avvocato Mazzotta e il dottore Mallamaci stavano lavorando bene, ci hanno aiutato insieme agli altri a ricostruire un sistema di servizi a Reggio Calabria, a mettere a posto i bilanci di queste società, a fare le assunzioni, a farla crescere, penso alla Castore ad esempio, con l'ingresso della Città Metropolitana… Attuare adesso questo spoil system, questo cambio, senza un confronto, sinceramente ci fa pensare. È stata data una motivazione, quella del riordino delle società attraverso l'amministratore unico, quindi la semplificazione. Però ci chiediamo come mai la stessa scelta non sia stata fatta in Atam, se questa era la motivazione? Quindi abbiamo sicuramente un pensiero che ce l'hanno tutti i cittadini di Reggio, cioè che queste scelte siano state fatte guardando al passato e non guardando il futuro. Io penso che sia il momento di scegliere guardando al futuro, mettendosi alle spalle il passato e quindi le elezioni regionali».
Quanto può incidere quello che sta succedendo sulle ormai imminenti elezioni comunali che vi vedono impegnati quantomeno nell’idea di continuare un percorso che dura da undici anni?
«Io percepisco un distacco della gente, se a Reggio Calabria il 50% degli eventi diritto non va a votare, non solo al Reggio ma in generale in tutto il nostro paese, c'è una disaffezione alla politica, se i giovani percepiscono la politica con qualcosa di lontano, un motivo ci sarà. Sicuramente i trasversalismi, questi passaggi di casacca da una parte all'altra senza un appiglio politico serio, sicuramente non aiutano ad avvicinare la gente, come osservare assessori che erano in Forza Italia e che adesso sono in giunta di centrosinistra o in passato gente che dalla destra è passata alla sinistra. Ritengo che questi metodi ci allontanino dalla gente che non riesce a comprendere sulla base di cosa questi fatti accadano. Queste cose ce le dobbiamo dire, io vorrei un centrosinistra alle prossime elezioni capace di sottoscrivere un patto politico forte mettendo ed evidenziando alcuni punti basilari, il primo punto deve essere la coerenza politica, chi si candida col centrosinistra il giorno dopo non può passare a destra e viceversa».
Assolutamente favorevole alle Primarie per la scelta del candidato sindaco - «sono nel Dna del Partito democratico» dice – Marino è portatore di valori cattolici oggi rappresentati dalla Rete di Trieste. Quanto inciderà nella sua eventuale proposta questa impostazione?
«La Rete di Trieste è una rete esterna ai partiti, ne fanno parte amministratori locali di varia estrazione politica, ma che si riconoscono attorno ai valori della dottrina sociale della Chiesa. Io penso che ancora oggi la dottrina sociale della Chiesa può dare un contributo importante alla politica nella determinazione di azioni, di scelte. Una fra tutte, ad esempio abbiamo proposto di coinvolgere in maniera attiva i giovani nella politica, riservando una quota nelle liste elettorali ai giovani sotto i 35 anni. Questa può essere una chiave di volta, quindi non si parla soltanto di giovani, ma concretamente gli si dà la possibilità di entrare nell'istituzione, di partecipare. Ancora, un'attenzione alle categorie fragili e quindi la capacità di investire realmente in un welfare generativo all'interno della città. In questi anni abbiamo fatto tanto a Reggio Calabria, noi siamo una delle città che investe di più sul sociale attraverso l'uso dei fondi comunitari. Adesso si deve fare molto di più, si deve estendere questo lavoro a tutta la città metropolitana, a tutto il territorio provinciale, intercettare il bisogno della gente, perché il bisogno è forte».
Poi arriva la proposta formulata da Marino ai vertici regionali e della Sacal.
«Reggio è una città stupenda, un centro storico bellissimo che se si riuscisse a pedonalizzare un po' di più diventerebbe attrattiva ai turisti che incominciano a vivere la nostra città, grazie anche al nostro aeroporto, ai voli Ryanair che sicuramente vanno implementati, vanno studiati meglio. Abbiamo bisogno di nuove rotte. Lancio lì un'idea, perché non creare una nuova rotta Reggio Calabria-Atene, che è un ponte anche verso la storia e la cultura, verso le nostre origini. Non guardiamo soltanto al nord Europa, guardiamo soprattutto anche all'Europa del Mediterraneo e quindi al nord Africa anche, al Medio Oriente. Noi possiamo diventare e dobbiamo ritornare adesso un crocevia di culture. Quindi lancio da questa emittente una proposta al governatore Occhiuto, al presidente di Sacal, istituiamo una rotta Reggio Calabria-Atene, perché quella rotta può rappresentare non soltanto un valore economico, ma anche un valore culturale, ripristinando un collegamento storico con le nostre origini della Magna Grecia».