Aumenti Tari ovunque, sindaci rassegnati alla “stangata”: «Tutta colpa di Arrical»
Qualche comune sta già facendo i conti, altri sono pronti alla “stangata”. La tassa sui rifiuti è destinata a un aumento che non lascerà indifferenti i cittadini. E questo i sindaci lo sanno bene. Tutti i comuni reggini, anche se in misura minore, a breve dovranno assolvere a un adempimento dal quale non possono sottrarsi.
Campo Calabro non è esente, un trenta percento in più, che però ha una spiegazione che il sindaco Sandro Repaci ci ha chiarito. «L’avvento di Arrical ha, nei fatti, costretto la società a redigere il suo primo bilancio, nel quale ha ereditato i crediti della Regione Calabria e della Città Metropolitana, per quanto riguarda l’area di Reggio Calabria, rispetto agli insoluti dei comuni. Gli insoluti dei comuni, da sempre, sono stati gestiti attraverso una serie di rateizzazioni e Arrical, che deve chiudere il bilancio, ci ha chiesto i soldi dal 2019 al 2023 in un’unica soluzione. Attenzione, gli insoluti dei comuni, è bene che questo si capisca, non sono un ritardo o una mancanza di pagamento dei comuni, ma il saldo di costi aggiuntivi che la Regione Calabria ci comunica. Quindi, noi abbiamo sempre pagato in maniera puntuale sullo storico. Sono i costi aggiuntivi, il cosiddetto conguaglio, che la Regione Calabria ha richiesto in un’unica soluzione e che ora pretende dai cittadini».
Un’analisi lucida e quasi rassegnata che, però, mette i cittadini in condizioni di comprendere un 30% in più che sarà da tutti mal digerito. Stessa, seppur in misura diversa, situazione per il Comune di Villa San Giovanni che, nel dover affrontare un piano di rientro legato al buco di bilancio, ha già in parte sanato la sua posizione. Infatti, i villesi pagheranno solo un 12% in più.
«Noi abbiamo stimato tra il dodici e il quindici di aumento, perché dipende dal ribasso di gara. È la prima volta che a Villa San Giovanni viene presentata una gara attraverso una modalità per l’appalto della pulizia e della raccolta differenziata. Chiaramente c’è un aumento, ma è un aumento che è più che proporzionato alla qualità del servizio che col nuovo bando di gara noi richiediamo a chi si aggiudica questo nostro appalto quinquennale, con una scelta precisa, che è chiaramente una scelta politica dal risvolto sociale. Noi abbiamo deciso di differenziare l’incidenza del maggior costo tra attività commerciali e famiglie, privilegiando un minor costo per le famiglie. E, tra le famiglie, sono privilegiate quelle con più componenti. Per cui, la nostra media è di circa un aumento proporzionato tra i quindici e i venti euro ad abitante per le famiglie con quattro o più componenti, mentre c’è un aumento più sostanzioso per le attività commerciali».
E se Villa in parte ne esce rassicurata, da Reggio il sindaco Giuseppe Falcomatà non fa sconti a una scelta che non ha condiviso e non approva.
«Questa è la risposta a chi ha provato a fare polemica strumentale, politica, nei confronti dell’amministrazione comunale. Come se Reggio Calabria fosse la Cenerentola o il Calimero su questi argomenti. In realtà, è un problema che coinvolge tutti i comuni della Città Metropolitana, tutti i comuni regionali della Calabria, più in generale. È, diciamo, la conseguenza della nascita di Arrical e, più in generale, della scelta di accentrare servizi come quelli della raccolta dei rifiuti e la gestione degli impianti. Ricordo che, rispetto a questo, si era fatto un enorme passo in avanti nella Città Metropolitana con l’assegnazione della delega sulla gestione degli spazi negli impianti calabresi per i novantasette comuni della Città Metropolitana. Il governo Occhiuto ha voluto ritornare indietro e accentrare il servizio, e queste sono le conseguenze. Ma credo che sia soltanto l’inizio di una serie di situazioni che comprometteranno l’erogazione dei servizi pubblici essenziali. Abbiamo avuto già un ulteriore antipasto di questo con le difficoltà nella gestione della crisi idrica che ha affrontato la Regione Calabria quest’estate, con il disastro sulla depurazione calabrese che ha compromesso l’attività balneare sulla stragrande maggioranza delle coste calabresi».
E dalla tirrenica passando da Reggio si arriva alla locride dove la situazione non cambia, anzi, in alcuni casi peggiora. Basti pensare a comuni come quello di Roccella che vedranno addirittura un 30% in più sulla tassa.