Consiglio comunale a Reggio, Minicuci incalza Falcomatà sul marchio reggina: «Piccolo Stalin»
Si è aperta con un minuto di raccoglimento, proposto dalla consigliera Novarro, per la tragica vicenda del neonato ritrovato morto dentro uno zainetto sugli scogli di Pezzo a Villa San Giovanni, il Consiglio comunale di Reggio Calabria focalizzato sull’Approvazione del rendiconto della gestione per l’esercizio 2023.
Come al solito, grande spazio ai preliminari, con diversi interventi su svariate tematiche, che hanno sollecitato anche la risposta del sindaco Giuseppe Falcomatà.
In particolare il leghista Nino Minicuci, col suo approccio ironico e provocatorio ha inteso rivolgere i complimenti al primo cittadino che «ha dimostrato di saper attuare i principi del comunismo più ortodosso: l’ha fatto con la giunta, l’ha fatto con la stampa locale e ora lo fa con il calcio». Il riferimento è alla delibera predisposta dalla dirigente Roschetti con la quale si autorizza il sindaco – definito «il piccolo Stalin» – a partecipare all’asta per l’acquisto del marchio della Reggina 1914. Per Minicuci è «una pratica che deve disbrigare il dirigente», e non il sindaco che invece si è presentato personalmente alla torre 3 del Cedir. L’esponente della Lega allude all’esposizione mediatica dell’evento. Ma Minicuci insiste: «A chi spetta la decisione dell’acquisto?» si domanda rivolgendosi a Falcomatà, questa volta definito “ignorante funzionale”. L’atto per lui non è presente né nel Dup né nei documenti del Bilancio e quindi la competenza non è della giunta comunale.
Rispetto alla questione dell’assegnazione delle funzioni alla Città metropolitana Minicuci annuncia che come gruppo Lega è stato interessato anche il presidente del Consiglio regionale Filippo Mancuso il quale ha promesso una calendarizzazione della legge: «Valutiamo di fare un discorso congiunto per trovare un percorso condiviso», è l’invito di Minicuci.
Saverio Pazzano ha ricordato come oggi ricorra l’anniversario dell’ultimo discorso di Giacomo Matteotti, per esprimere le sue preoccupazioni rispetto all’emendamento leghista che vorrebbe il carcere per chi opponendosi ad un’opera esprime il proprio dissenso.
Giuseppe Giordano ha chiesto a partiti e parlamentari di alzare la voce sul tema delle risorse della Coesione. «E’ a rischio anche il Museo del mare – dice – e né va della credibilità della classe politica».
Peppe Marino ha invece posto l’accento sulle risultanze del Consiglio dei ministri di ieri sera, definendole «un ulteriore gravissimo episodio che intacca il sistema di garanzie ed equilibri scritti in Costituzione. In venti minuti, senza una vera e propria discussione, hanno approvato un disegno di legge che spazza via il sistema di equilibri tra politica e giustizia, prevedendo anche due Csm con la composizione da attuare attraverso un sorteggio».
Marcantonino Malara ha acceso i riflettori sugli ultimi episodi di cronaca che hanno interessato la nostra città, dall’aggressione omofoba nei pressi della stazione Lido, seguito al cadavere lasciato davanti al Morelli, passando dall’incendio doloso al campo di Catona, che segue un altro episodio delittuoso quale fu l’incendio ad Ecolandia o al vandalismo alle giostrine di Pellaro. Chiede quindi un dibattito e uno scatto d’orgoglio oltre gli steccati politici, riproponendo il percorso delle alleanze educative già favorito nella passata consiliatura. Nino Castorina da parte sua ha inteso ricordare il percorso di stabilizzazione per i precari di Palazzo San Giorgio, per sottolineare l’impegno dell’amministrazione sulle tematiche del lavoro.
Falcomatà: «Sulle funzioni alla Metrocity teniamo gli occhi aperti»
Tutte questioni che hanno sollecitato l’intervento del sindaco Giuseppe Falcomatà che preliminarmente si è detto contento di essere passato da «trasportatore di materiale ferroso a piccolo Stalin». Poi torna sulla partecipazione all’asta per il marchio della Reggina 1914. «La procedura è stata quella di una variazione di bilancio che eventualmente sarebbe stata poi portata all’attenzione del Consiglio». Rispetto alle funzioni della Metrocity, Falcomata prende a prestito l’antologia greca per dire che «noi abbiamo la piena fiducia nelle parole e nelle intenzioni manifestate dalla vicepresidente Princi, ma poi devono succedere le azioni consequenziali che però potrebbero subire una battuta d’arresto rispetto a quanto detto al primo incontro. Dico questo perché nella riunione tecnica successiva al netto della piena disponibilità data dall’indirizzo politico c’è stata una sorta di deviazione sul tracciato, e quindi di fare una delibera di Metrocity e Giunta regionale nella quale si dice che si vuole intraprendere questo percorso». Insomma «bisogna tenere gli occhi aperti. Le funzioni non sono una gentile concessione, ma il rispetto di una legge rispettata nel 99% dei casi delle città metropolitane». Falcomatà vuole quindi mantenere un approccio istituzionale alla procedura «ma ogni aiuto – dice rivolgendosi a Minicuci – è bene accetto».
Falcomatà tocca anche la questione Ponte sullo Stretto: «I tempi sono maturi, subito dopo le europee (ma non oltre il mese di giugno) organizziamo un dibattito depurato da qualsiasi tipo di influenza elettorale, anche in una formula mista che coinvolga i consiglieri comunali, metropolitani e i sindaci dei comuni che sarebbero interessati al progetto». Un dibattito da estendere anche alla «ulteriore deriva autoritaria nei confronti di chi vuole manifestare il proprio dissenso».
Rispetto alle alleanze educative, il primo cittadino si è detto convinto che vadano riprese: «era una rete che riusciva a renderci tutti più corresponsabile rispetto ad un fatto che accadeva sul territorio». Da qui il ringraziamento alle forze politiche che hanno condannato il vile gesto di Catona, ma anche la delusione per la tiepida risposta, o meglio indignazione della città: «c’è il rischio di un silenzio assordante rispetto alle cose che ci accadono intorno. Se non c’è consapevolezza che quello che è successo non riguarda solo Catona, ma che è un danno alla collettività, allora c’è il serio rischio che passi tutto sottotraccia. Per questo non ho voluto organizzare una manifestazione sul territorio sotto l’egida del Comune».
Insomma Falcomatà si è chiesto – rispetto alle reazioni a singhiozzo – dove siano andate a finire le associazioni di categoria, i sindacati, e anche gli organi di informazione, «che hanno una funzione fondamentale. E non ci si può limitare alla richiesta di mettere le telecamere: la città non può diventare un grande fratello»
Un passaggio il sindaco l’ha poi dedicato al Biglietto unico per la rete museale cittadina: «ci lavoravamo da dieci anni, il direttore Sudano ci ha messo dieci minuti. Grazie alla sinergia e al nuovo corso del Museo Archeologico».
Rispetto alle risorse della Coesione la posizione è netta, esprimendo preoccupazione «se quella bozza di decreto sulla Coesione vedrà la luce per come formulata». Il riferimento è anche all’art. 32, definito inquietante: «Con quell’articolo il governo provvede alle iniziative della programmazione delle risorse. In tal modo verrebbe cancellata tutta la competenza e la programmazione messa in atto da comuni e città metropolitana. Si tratta di un decreto che esautora le risorse previste per le città, senza confronto: qui è minata l’autonomia dei comuni, altro che autonomia differenziata».