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29/05/2024 ore 11.00
Politica

Europee e comunali, Lucano punta Riace guardando Strasburgo: «Non farò drammi se non sarò eletto, ma tutto può succedere»

L’ex sindaco, candidato con AVS, boccia il Ponte e l’Autonomia e rivela: «Mi avevano offerto l’immunità parlamentare, ma con orgoglio ho deciso di affrontare il processo»
di Claudio Labate

I ritmi della campagna elettorale, anzi di una doppia campagna elettorale, per le europee e per il rinnovo dell’amministrazione comunale di Riace, non sembrano fatti per lui. Ma Mimmo Lucano ci prova, con l’orgoglio e la convinzione delle sue idee e del suo vissuto, con Alleanza Verdi Sinistra.
A Reggio, ieri sera, lo aspettavano per un incontro elettorale che è iniziato con circa un’ora di ritardo. Nessuna musica da intrattenimento, o gente pronta a scaldare la platea. C’era il chiacchiericcio, e chi c’era non si è scomposto più di tanto. Lui invece è arrivato a piedi, indossando una maglietta nera con su scritto “con le idee e il coraggio di Peppino, noi continuiamo”. Stava arrivando da Rosarno. Ad aspettarlo, gli amici di sempre: da Nino Mallamaci a Nuccio Barillà, passando per Laura Cirella.

I giornalisti lo reclamano, e lui non si sottrae, parlando liberamente dei due temi caldi del momento, Ponte sullo Stretto e autonomia differenziata, e sostenendo che entrambi sono pericolosi, perché c’è connessione fra le due cose. «È assurdo pensare di approvare opere che deturpano intanto uno dei siti più belli del Mediterraneo e poi sottrarre risorse a quelli che sono gli obiettivi più urgenti delle nostre regioni, della sanità, dei trasporti, dell’abbandono delle aree interne. Quindi un’opera che alimenta solo i circuiti economici delle grandi multinazionali dell’acciaio. Io ho partecipato tante volte alle manifestazioni per far sentire la voce del dissenso». «L’autonomia differenziata? è un dramma – ha rimarcato – perché ci mettono nelle condizioni di diventare sempre più periferia di una Italia che è fondata sulla disuguaglianza».

Lucano vive in fin dei conti un conflitto interiore, soprattutto se pensa dove possa essere più utile, se a Riace o a Bruxelles, dove tanto si decide per i nostri territori. «Sul piano emozionale, che per me è una cosa importante, perché vivo così la politica, mi interessa molto di più quello che avverrà nell’ambito del territorio comunale. Per il resto, certo, avrò la possibilità di ampliare così il messaggio e l’impegno politico per il quale in tutti questi anni sono stato al centro anche di interessi mediatici molto forti anche come conseguenza delle storie giudiziarie che ho vissuto».

Ed è proprio dopo il calvario giudiziario che l’ha interessato, che ha scelto nuovamente la politica. Cosa l’abbia spinto lo spiega attraverso un pensiero articolato, che rivela la sua essenza: «Ma intanto perché non ho deciso da solo. Riace è stato in tutti questi anni, forse ancora prima che iniziasse la storia giudiziaria, un laboratorio politico aperto, un’agorà, in cui tantissimi soggetti sono stati presenti da tutta Italia. E’ stato un piccolo borgo calabrese, di una delle aree più depresse d’Italia che per tante ragioni è stato al centro dell’interesse politico, non legato ai partiti, ma più che altro per chi vive la partecipazione politica come occasione autentica di riscatto dalla marginalità e dall’abbandono della nostra terra, e poi perché Riace è stata individuata come icona dell’accoglienza mondiale. Pur proponendo una soluzione anche banale, sicuramente banale, perché quando abbiamo dato la disponibilità delle case ai nostri migranti abbiamo recuperato un patrimonio che sarebbe andato alla deriva, con la perdita delle realtà sociali e di tutti i servizi importanti legati alla comunità: la scuola, l’asilo, la farmacia, l’oratorio. Gli immigrati hanno riportato la vita. Sono stati responsabili, positivamente, di una rigenerazione urbana che ha fatto rinascere Riace. L’attuale amministrazione ha mortificato tutte quelle occasioni che avevano fatto di un luogo il punto di riferimento di cui ha parlato il mondo. Era un orgoglio anche per la Calabria perché per la prima volta non si parlava dei suoi aspetti negativi».

Quando gli domandiamo se gli mancava la campagna elettorale e i suoi ritmi frenetici, e se ha messo in conto almeno una sconfitta sui due fronti, Lucano risponde con orgoglio e consapevolezza: «No, io non farò un dramma se le cose non andranno bene. Quando è cominciata la storia giudiziaria avevo ricevuto delle richieste per candidarmi e quindi sfruttare l’immunità parlamentare. Ma non l’ho fatto. Con orgoglio, che mi viene dal senso di essere un abitante della mia terra. Ho voluto affrontare quella vicenda a testa alta, con la consapevolezza che prima o poi ci sarebbe stata la luce. Non volevo alibi o giustificazioni. Che cosa ne sarebbe stato di tutto l’impegno che ho messo in tutti questi anni se rimanevano poi delle ombre o dei dubbi per essermi avvalso dell’immunità parlamentare? Oggi invece sto rischiando, lo faccio con una incertezza, se mi eleggono e se raggiungo il quorum, non lo so. Tutto può essere».