Gioia Tauro, Veronese: «Il porto non è abbandonato, i numeri smentiscono Tridico e Falcomatà»
Hanno parlato di «porto abbandonato» e di Governo che «snobba Gioia Tauro». Lo hanno fatto davanti ai cancelli dello scalo calabrese Giuseppe Falcomatà e Pasquale Tridico. Ma la ricostruzione non regge: i dati degli ultimi tre anni raccontano una realtà diversa, fatta di crescita costante, investimenti concreti e prospettive di sistema.
I numeri della crescita
Dal 2022 a oggi, Gioia Tauro ha consolidato il suo ruolo di hub mediterraneo:
- nel 2022 oltre 3,3 milioni di TEU movimentati;
- nel 2023 ulteriore incremento del 5% anno su anno;
- nel 2024 record storico vicino a 4 milioni di TEU, +11% rispetto al 2023;
- nel primo semestre 2025, crescita a doppia cifra rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Numeri che smentiscono l’immagine di un porto trascurato.
Gli investimenti messi a terra
Non solo traffici. Negli ultimi anni lo scalo ha visto cantieri e misure che rafforzano la competitività:
- elettrificazione delle banchine (cold ironing) con finanziamenti da decine di milioni per ridurre emissioni e costi energetici;
- completamento dell’ultimo miglio ferroviario e operatività h24 del gateway integrato nella rete nazionale, con binari da 750 metri secondo standard europei;
- attivazione dei corridoi doganali veloci, che collegano direttamente il porto ai principali inland terminal italiani, riducendo tempi e costi;
- incentivi legati alla ZES Unica Mezzogiorno, che favoriscono nuovi insediamenti produttivi e logistici nel retroporto.
Una narrazione che non regge
Definire Gioia Tauro “non investito” è fuorviante. La rotta tracciata dal 2023 al 2025 indica un consolidamento della centralità del porto nel Mediterraneo. A ciò si lega il dibattito sul Ponte sullo Stretto: infrastruttura che, nelle parole del prof. Simone Veronese, «rafforzerà ulteriormente il ruolo di Gioia Tauro integrando la Calabria nella rete nazionale ed europea di merci e persone».
«Porto e Ponte sono i due volani del riscatto del Sud – sottolinea Veronese –. Chi continua a dire no al Ponte dice no al Mezzogiorno e a Reggio Calabria. Ogni volta che si insiste su una Calabria che non decolla, si allontanano investimenti e fiducia».
La visione proposta è chiara: puntare sul lavoro, sulla logistica e sulle infrastrutture come leve di crescita. In questa prospettiva, Gioia Tauro non è simbolo di abbandono, ma di rilancio.