Sezioni
09/09/2025 ore 17.40
Politica

Gioia Tauro, Veronese: «Il porto non è abbandonato, i numeri smentiscono Tridico e Falcomatà»

Traffici record, investimenti strategici e cantieri aperti: l’immagine di un porto “snobbato” non regge alla prova dei fatti. Dal cold ironing ai corridoi doganali veloci, Gioia Tauro cresce e si proietta come hub mediterraneo insieme al futuro Ponte sullo Stretto.
di Redazione

Hanno parlato di «porto abbandonato» e di Governo che «snobba Gioia Tauro». Lo hanno fatto davanti ai cancelli dello scalo calabrese Giuseppe Falcomatà e Pasquale Tridico. Ma la ricostruzione non regge: i dati degli ultimi tre anni raccontano una realtà diversa, fatta di crescita costante, investimenti concreti e prospettive di sistema.

I numeri della crescita
Dal 2022 a oggi, Gioia Tauro ha consolidato il suo ruolo di hub mediterraneo:

Numeri che smentiscono l’immagine di un porto trascurato.

Gli investimenti messi a terra
Non solo traffici. Negli ultimi anni lo scalo ha visto cantieri e misure che rafforzano la competitività:

Una narrazione che non regge
Definire Gioia Tauro “non investito” è fuorviante. La rotta tracciata dal 2023 al 2025 indica un consolidamento della centralità del porto nel Mediterraneo. A ciò si lega il dibattito sul Ponte sullo Stretto: infrastruttura che, nelle parole del prof. Simone Veronese, «rafforzerà ulteriormente il ruolo di Gioia Tauro integrando la Calabria nella rete nazionale ed europea di merci e persone».

«Porto e Ponte sono i due volani del riscatto del Sud – sottolinea Veronese –. Chi continua a dire no al Ponte dice no al Mezzogiorno e a Reggio Calabria. Ogni volta che si insiste su una Calabria che non decolla, si allontanano investimenti e fiducia».

La visione proposta è chiara: puntare sul lavoro, sulla logistica e sulle infrastrutture come leve di crescita. In questa prospettiva, Gioia Tauro non è simbolo di abbandono, ma di rilancio.