Giustizia in bilico: l'Anm denuncia carenze di risorse e problematiche sul futuro dell'Ufficio del processo
Il sistema giudiziario italiano rischia di trovarsi in una situazione critica a causa della scarsa attenzione del Ministero della Giustizia sulla questione delle risorse destinate all’Ufficio del processo, un organo considerato cruciale per l’efficienza dei tribunali. Giuseppe Santalucia, presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati (ANM), ha espresso forti preoccupazioni durante un incontro organizzato dalla Fp-Cgil a Reggio Calabria, dal titolo “Giustizia precaria. Quale futuro per l’Ufficio del processo”.
Secondo Santalucia, «registriamo una scarsa attenzione o comunque non la dovuta attenzione del Ministero della Giustizia sul piano delle risorse», sottolineando come manchi un intervento efficace non solo per quanto riguarda le risorse umane, ma anche quelle tecnologiche. «Noi abbiamo uno stato ancora molto precario e instabile della telematizzazione dei processi e questo segna un ritardo», ha affermato, evidenziando come la digitalizzazione sia un nodo irrisolto che rallenta l’efficienza del sistema giudiziario.
L’Ufficio del processo, introdotto grazie ai fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), è stato descritto da Santalucia come una soluzione organizzativa cruciale per la giustizia italiana. Tuttavia, il suo funzionamento è fortemente legato alla disponibilità di risorse umane. «Se lasciata senza il supporto umano degli addetti, morirebbe come negli anni precedenti», ha avvertito Santalucia, sottolineando l’importanza della stabilizzazione della figura degli addetti per garantire la continuità del lavoro.
Il monito del presidente dell’ANM riguarda il termine del Pnrr, previsto per il 2026. In assenza di un impegno concreto da parte dello Stato, si rischia di tornare a una giustizia inefficiente. «Occorre provvedere alla stabilizzazione non tanto delle persone, ma della figura, e che questa sia implementata con assunzioni», ha ribadito, richiamando l’attenzione sui recenti progressi, come la riduzione dei tempi e del carico dei processi, ottenuti grazie al lavoro dell’Ufficio del processo.
Le dichiarazioni di Nicola Irto: la battaglia per la stabilizzazione
A rafforzare questa posizione si inseriscono le parole del senatore del Pd Nicola Irto, segretario del Pd calabrese, che ha sottolineato l’importanza di dare continuità lavorativa ai lavoratori dell’Ufficio del processo. «A fine luglio, abbiamo presentato un emendamento al decreto sulle misure penitenziarie per stabilizzare questi lavoratori, ma il Governo ha detto no», ha dichiarato Irto, parlando a margine del convegno. «Non si può pensare che dei lavoratori possano essere utilizzati a tempo determinato quando c’è un enorme bisogno».
Irto ha evidenziato la drammatica carenza di personale amministrativo nel settore della giustizia, in particolare in Calabria, un territorio cruciale nella lotta contro la ‘ndrangheta. «Serve che lo Stato dia una risposta immediata in termini di assunzioni di nuovi lavoratori che possono aiutare tutto il comparto della giustizia», ha insistito il senatore, mettendo in guardia su un possibile blocco del sistema se non si interviene rapidamente.
Irto non ha risparmiato critiche al Governo, accusandolo di essere più concentrato su proclami politici e sulla divisione del potere, piuttosto che sulle realità e necessità del Paese. «Il Governo è attento a spacchettare, a barattare un pezzo di Costituzione per ogni forza politica di centrodestra», ha affermato, denunciando i progetti di premierato, autonomia differenziata e la riforma delle carriere della magistratura come tentativi di distruggere la Costituzione italiana.
Abuso d’ufficio e nuove fattispecie criminose
Parallelamente, Santalucia ha affrontato il tema delle recenti modifiche legislative relative all’abuso d’ufficio. «C’è un uso del diritto penale molto rigido per alcune forme di criminalità e più blando per altre», ha commentato, evidenziando una discrepanza nell’applicazione delle norme penali a seconda del tipo di reato.
L’abrogazione dell’abuso d’ufficio, secondo Santalucia, è stata accompagnata dalla creazione di «20 nuove fattispecie criminose», segno di una complessità normativa in evoluzione. Nonostante il dissenso su alcune proposte del Ministero, l’ANM continuerà a dialogare con le istituzioni, cercando di esporre le proprie posizioni con argomenti validi, pur consapevole che la decisione finale spetterà alla politica.