Il congedo amaro del sindaco dal Consiglio comunale: «Pensavo questo giorno non sarebbe mai arrivato, per me è stato un grande onore»
Il sindaco si rivolge alla minoranza: «Al netto delle differenze politiche e degli obiettivi futuri, c’è qualcosa che ci accomuna: l’amore per la città». Il saluto del primo cittadino finisce tra gli applausi del Consiglio: tutti in piedi... tranne i consiglieri del Pd
Il sindaco Giuseppe Falcomatà ha salutato nel corso dell’ultima seduta del civico consesso, convocata al primo punto all’ordine del giorno per la contestazione dell'incompatibilità sopravvenuta al primo cittadino, dopo la proclamazione a consigliere regionale della Regione Calabria.
Dopo aver salutato il pubblico, i consiglieri, i funzionari e i dirigenti e dato il benvenuto ai nuovi assessori, il sindaco ha precisato: «Comprenderete che questo è un momento particolare. Vuole essere un saluto all’aula, ma non un saluto alla città: quello lo farò fuori da qui. È un saluto istituzionale a cui tengo molto, in vista di un percorso nuovo e diverso che inizierà tra qualche settimana.
Un percorso frutto della volontà, dell’idea e del coraggio di rimettersi in gioco per una causa, per una parte del campo ben determinata: rimettersi in gioco per la città, per la provincia, per la regione, senza pensare di avere rendite di posizione che possano consentire di svolgere un ruolo solo perché in passato se ne è svolto un altro.
Ho avuto l’onore, pro tempore, di ricoprire un ruolo politico che i cittadini ci hanno affidato, e questo comporta la responsabilità di mettersi sempre in discussione, cercando di continuare a rappresentare una comunità sulla base della volontà dei cittadini. La città ha deciso di darmi fiducia, e questo per me è motivo di grande orgoglio e responsabilità: essere l’unico reggino a rappresentare la città in Consiglio regionale».
Il sindaco, in riferimento alla discussione avvenuta in aula, ha poi commentato «A volte, nel corso del tempo, si rischia di trasformarsi e di perdere di vista il proprio ruolo, il proprio compito, il motivo per cui si è qui. Ritrovarsi dalla stessa parte di ciò che un tempo si combatteva è un rischio che bisogna evitare, ricordando sempre le ragioni per cui ci si è impegnati in politica».
Andando indietro nel tempo Falcomatà ha ricordato l’intitolazione dell’aula del consiglio comunale di palazzo San Giorgio a Piero Battaglia: «Questa è un’aula alla quale ho sempre cercato di trasmettere il massimo rispetto. Nella prima consiliatura abbiamo deciso di intitolarla a un grande sindaco, che non ha mai perso memoria del proprio ruolo: difensore dei cittadini, capace di prendere decisioni fondamentali nella storia recente, durante i moti di Reggio, e di condurre una battaglia che ha portato a un risultato che è un unicum nella storia d'Italia, mantenendo a Reggio Calabria la sede del Consiglio regionale.
E, come parlamentare, riuscì a far approvare la legge oggi nota come Decreto Reggio: molte delle opere realizzate negli anni ’90, punti di riferimento della Reggio sociale e sportiva, sono frutto di quell’impegno. Decidere di intitolare uno spazio a una persona significa dare vita e anima a quel luogo, e per questo non bisogna mai dimenticare di rispettare i luoghi e le persone cui sono dedicati».
Nel catalogo dei ricordi Falcomatà ha aggiunto: «Ho rivissuto i momenti che hanno caratterizzato questi anni, anche quelli da consigliere comunale. Quando si fa un bilancio, tornano alla mente i volti, le scene, come in un film, le voci dei dibattiti aperti alla partecipazione delle associazioni, delle categorie produttive e degli ordini professionali: un’aula pregna di confronto politico. È naturale, quindi, rivolgere un ringraziamento ai dirigenti, ai dipendenti, ai funzionari, al personale dello staff.
Uno su tutti: Pierluigi D’Apice. Per noi è stato l’esempio di una persona che non vive il pubblico impiego in maniera distaccata o come punto d’arrivo, ma come opportunità per migliorare le condizioni dell’Ente e della città. In questi anni ci ha ricordato quanto sia importante continuare a migliorarci e aggiornarci. Va il mio pensiero anche a tutti i dipendenti che in questi anni ci hanno lasciato.
Ringrazio poi i consiglieri, anche quelli di minoranza: abbiamo vissuto vicende alterne, ma vi prego di considerare che vi ho sempre riconosciuto come avversari, non come nemici. È un punto di demarcazione fondamentale. Ci si può contrastare senza perdere il rispetto della persona, perché comunque siamo stati compagni di viaggio. Al netto delle differenze politiche e degli obiettivi futuri, c’è qualcosa che ci accomuna: l’amore per la città.
Credo che in quest’aula non abbiamo soltanto svolto un ruolo istituzionale, ma abbiamo impegnato una parte importante della nostra vita per la città. E non è cosa da poco. La vita è così forte da attraversare i muri per farsi conoscere, e noi abbiamo cercato di portare la vita fuori dalle mura dell’aula consiliare, per far conoscere all’esterno, con le nostre sfumature, l’attività del Consiglio. Non so quanto fossimo pienamente consapevoli di questo. Possiamo e dobbiamo essere orgogliosi del tempo che abbiamo dedicato a servire la nostra città».
Tornando poi al dibattito politico: «Quest’Aula è stata teatro di scontri e discussioni, momenti in cui ho sempre cercato un punto d’incontro, una mediazione. La politica è l’arte della mediazione: trovare una sintesi tra due posizioni inizialmente distanti. Questo è il senso autentico della mediazione; altrimenti si chiama in un altro modo. Ci sono modi, tempi e luoghi per esercitarla, ma se perdiamo il significato di mediazione, allora non c’è più la politica, né il confronto. La ragione non sta sempre dalla parte del più forte. Ed in questi anni anche quando la mediazione non si è trovata, non sono mai mancati la democrazia e il confronto».
Infine: «Non sono un poeta, ma credo nella forza di un ideale, nella forza di un pensiero che possa guidare le azioni attraverso la convinzione. Non so parlare al cielo, ma sapete bene quante volte mi sia rivolto al cielo per chiedere un consiglio quando la strada sembrava più buia. In questi anni ho avuto l’onore di essere, per ben due volte, al timone della città.
Da timoniere ho sempre pensato al bene dei naviganti, a farli approdare in un porto sicuro, senza mai smettere di remare, anche quando i venti fischiavano forte in direzione ostinata e contraria. Con pazienza certosina abbiamo tolto acqua, riparato le falle e traghettato la nave verso porti sicuri. E lo abbiamo fatto insieme. Vi ringrazio tutti – ha concluso il sindaco - è stato un viaggio bellissimo e per me è stato un grande onore».