Italia Viva: sulla SS 106 «Spreco di denaro pubblico. Serve un nuovo tracciato, basta soluzioni tampone»
Anas ha lanciato l’allerta: questo è un weekend da bollino nero, e tra le arterie più a rischio figura in primo piano la Statale Jonica, dove si continua a viaggiare quasi come negli anni ’70, soprattutto nel tratto calabrese.
Mentre il ministro dei Trasporti espone con orgoglio il piano per il Ponte sullo Stretto – ancora in attesa di superare il lungo e controverso iter – arriva la presa di posizione di Italia Viva.
«Siamo favorevolissimi al ponte – dichiara Filomena Greco, responsabile della Regione Calabria per il partito – ma vogliamo avvertire il vicepremier che sul piano infrastrutturale la Calabria è in piena sofferenza».
Riflettori puntati sulla SS 106, in quello che è considerato il mese più pericoloso dell’anno. In dieci anni, agosto ha registrato 37 vittime su questa arteria. Nel 2025, luglio compreso, se ne contano già 10, con una media di 1,43 morti al mese. Ma ad agosto, la media balza a 3,7 decessi mensili.
Il governo ha stanziato 1 miliardo e 120 milioni per l’ammodernamento del tratto Sibari-Catanzaro, 120 chilometri di strada finanziati dal Fondo per lo sviluppo e la coesione 2021/2027, nell’ambito di un progetto più ampio da 3,2 miliardi di euro, autorizzato con la legge di bilancio 2025.
«Messa così si tratta dell’ennesimo spreco di denaro pubblico – commenta Greco – con costi esorbitanti per un intervento frammentario, disorganico e non risolutivo».
Italia Viva segnala un costo medio di quasi 10 milioni di euro a chilometro, a fronte di un costo medio standard tra 1 e 1,6 milioni per arterie extraurbane.
«Continuare a gettare denaro pubblico nel pozzo senza fondo dell’adeguamento della 106 è un non senso – insiste la coordinatrice regionale –. Nessuno degli interventi spot ha risolto alla radice il problema della Jonica. C’è un piano targato Anas del 2005 che va recuperato e rilanciato».
Il riferimento è a un nuovo tracciato pensato per spostare la 106 nella fascia collinare e montana, preservando la piana e le attività agricole e turistiche.
«Un’infrastruttura interna – conclude Greco – valorizzerebbe aree abbandonate e salverebbe la vocazione paesaggistica dell’attuale tracciato. Quel vecchio piano va ripreso, per fermare lo sperpero delle risorse dei cittadini».