Nella crisi del tutti contro tutti, manca la voce autorevole di un Pd ostaggio di se stesso
Il sindaco Falcomatà firma i decreti: Battaglia vicesindaco e Caracciolo out. Intanto Quartuccio comunica l’appoggio esterno di Rinascita a fronte di un silente Pd che non può fare altro che certificare il fallimento del tentativo di un’azione unitaria dal valore politico
Confusione. Una grande confusione. La crisi di rapporti tra il sindaco Giuseppe Falcomatà e il Partito democratico sta assumendo per certi versi una piega inaspettata. Sicuramente dettata da una gestione probabilmente non adeguata del dissenso interno ai dem. D’altra parte la conferenza con cui questa mattina Filippo Quartuccio ha spiegato i motivi del dissenso, personale e del gruppo Rinascita, ispirato dall’ex consigliere regionale Giovanni Muraca, apre una nuova fase della crisi, con l’annuncio di una sorta di appoggio esterno all’amministrazione, che a sua volta apre un’altra ferita nel centrosinistra, ma prima ancora nel Pd. Perché da quel che si apprende, i vertici locali del partito non avevano considerato l’escalation quartucciana, o forse non l’hanno ben interpretata nelle scorse ore, di fatto consegnando all’opinione pubblica e alla maggioranza, un gruppo di dissidenti, dissidente anche rispetto alla segreteria provinciale, che si era in qualche modo allineata alle risultanze del tavolo della trattativa alla presenza del delegato della segreteria nazionale Alessandro Alfieri, che aveva lasciato sul tavolo una proposta su cui il Pd aveva preso tempo con l’intento di esplorare altre possibili soluzioni, che hanno tardato ad arrivare. Al punto che su quella proposta, che era anche l’unica sul tavolo, ha agito il primo cittadino che proprio oggi, prima di lasciare la città, ha rimosso Mary Caracciolo (che si starebbe dimettendo), mettendo fine alla sua brevissima esperienza nell’esecutivo, e firmato il decreto che mette sulla poltrona di vicesindaco Mimmetto Battaglia, considerato un nome di garanzia per entrambe le parti. Ma a quanto pare non per Rinascita che il nome di Battaglia proprio non lo digerisce, secondo voci di corridoio, per le rimostranze di Peppe Sera.
Diciamola tutta, non sapremo mai come sono andate veramente le cose fin qui. Ognuno porta acqua al suo mulino, e le ricostruzioni operate da questo o quell’altro angolo del partito, sono talmente fragili che anche una virgola messa nel posto sbagliato cambia la narrazione di una trattativa a molti incomprensibile, per i tempi e per i modi.
Ecco perché, alla fine, quel che traspare è solo una grande confusione. A Palazzo San Giorgio i gruppi politicamente più pesanti continuano a chiedere una verifica di maggioranza, mostrando di non sottovalutare la critica al sindaco da parte del Pd, che però ha disertato l’aula lasciando libertà ai “suoi” assessori di stare col sindaco. A Palazzo Alvaro, addirittura, il Pd si è fatto in tre, mostrando di non riuscire a tenere la posizione intransigente che ha voluto cavalcare all’inizio della crisi. Basti ricordare che nell’aula consiliare di Palazzo Alvaro i dem spingevano per un rinvio dell’approvazione del Bilancio, le cui deleghe metropolitane sono in capo a Giuseppe Ranuccio che, naturalmente, dopo aver presentato la manovra, ha dato il suo voto favorevole. Il partito democratico ufficialmente si è però astenuto con Giuseppe Marino, ma ha votato anche in maniera contraria con Filippo Quartuccio.
Quanto successo oggi non fa altro che addensare le nubi sui Palazzi cittadini, anche se da più parti si sostiene che la crisi politica non avrà ripercussioni sull’azione amministrativa.
Adesso serve una voce autorevole dalla Federazione provinciale del Pd che fino ad oggi ha scelto un basso profilo, avaro di dichiarazioni ufficiali, lasciando in pasto all’opinione pubblica l’interpretazione dei desiderata delle parti in causa. Serve che il maggiore partito della maggioranza a Palazzo San Giorgio e Palazzo Alvaro batta un colpo, anche per capire a quale Pd bisogna guardare, e soprattutto, alla luce di quanto accaduto, chi sta con chi in vista delle comunali.